Dalla siccità al lavaggio delle auto
Vacilla la credibilità delle lezioni di democrazia e sostenibilità impartite dall’Occidente al resto del mondo
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Vacilla la credibilità delle lezioni di democrazia e sostenibilità impartite dall’Occidente al resto del mondo
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Vacilla la credibilità delle lezioni di democrazia e sostenibilità impartite dall’Occidente al resto del mondo
In cinque Regioni italiane – Lombardia compresa – è stato dichiarato lo stato di emergenza, causa siccità. Il Po è ridotto a un fiumiciattolo, mentre i ghiacciai delle Alpi si sciolgono e stramazzano sulle valli sottostanti, come alla Marmolada. Non per cause eccezionali e straordinarie, ma per colpa del riscaldamento climatico arrivato ormai quasi a un punto di non ritorno, dopo tre secoli – il nesso è evidente – di rivoluzione industriale e di crescente sfruttamento capitalistico dell’uomo e dell’ambiente.
Tutto questo richiederebbe un’azione urgente e rapida dei governi e da parte dei cittadini per invertire o almeno deviare la rotta e non continuare sulla vecchia strada, come fatto invece mercoledì dal Parlamento europeo, su pressione della Commissione, per considerare come verdi e sostenibili anche il gas e il nucleare (sic!). La crisi climatica è infatti molto più seria e drammatica e globale (anche se ci appare meno esplicita) di quanto lo sia la guerra del criminale Putin contro l’Ucraina, drammaticissima in sé e per sé.
Occorrerebbe cambiare rotta – e farlo urgentemente: per evitare così di schiantarci, come il Titanic, contro l’iceberg/riscaldamento climatico – e si noti il rovesciamento simbolico: per il Titanic il pericolo era il freddo del ghiaccio, per noi lo è il caldo che scioglie i ghiacci. E invece tutto l’Occidente è in guerra – con ampio dispiegamento di mezzi e con una escalation che sembra deliberata – contro la Russia, ma non contro il riscaldamento climatico: due nemici, l’Occidente e la Russia, più il contorno di Cina e India, che tuttavia e in realtà perseguono il medesimo scopo, il profitto (privato o nazionalistico) attraverso lo sfruttamento dell’uomo e della Terra, per cui la pace che dovremmo cercare dovrebbe essere non solo quella tra gli uomini e gli stati, ma tra gli uomini e la Terra. E invece…
La sindaca di una cittadina italiana ha emanato nei giorni scorsi un’ordinanza per evitare gli sprechi di acqua, vietando, tra le altre cose il lavaggio delle auto in casa propria. Giustissimo. Ma il risultato è stato che moltissimi sono andati a lavarle agli auto-lavaggi self-service esistenti. Già perché se il feticcio-auto – sottofeticcio del feticismo tecno-capitalista per le merci – non è anche un feticcio pulito e profumato, che vita è, secondo il canone del produrre e consumare sempre di più? Dunque, chi se ne importa della siccità finché l’autolavaggio eroga acqua per coccolare il nostro feticcio-auto? Morale (tristissima): la transizione ecologica sembra più una favola che ci raccontano e che ci raccontiamo per dimostrare a noi stessi e nei sondaggi di essere sostenibili e green, privatamente poi comportandoci all’opposto, credendo però così, pronunciando quelle due parole magiche, di evitare il pericolo.
In realtà, il pericolo siamo noi con i nostri comportamenti di consumo, con la nostra irresponsabilità verso la Terra e verso le future generazioni; siamo noi con il nostro modello economico e tecnologico che è intrinsecamente ( e nella sua essenza e nel suo modo di funzionare e di farci funzionare), ontologicamente (è diventato la nostra way of life) e teleologicamente (è il fine verso cui ci sta portando, in nome del profitto privato) ecocida e nichilista.
Il vero pericolo siamo noi e soprattutto la nostra ipocrisia, il nostro cinismo, la nostra incapacità di essere davvero responsabili e sostenibili. Ipocriti e cinici noi avendo ormai introiettato – è un lavoro pedagogico che il sistema esercita su di noi (si chiama human engineering) appunto da tre secoli, giorno per giorno – un modello che è totalmente irresponsabile, perché fa della crescita illimitata il suo imperativo categorico, perché promette una libertà che diventa illibertà di fatto, perché si basa sulla produzione/estrazione di profitto per pochi creando deliberatamente disuguaglianza e crisi climatica per i molti.
Ipocrisia e cinismo – e volutamente riprendiamo e ampliamo qui le riflessioni già sviluppate ad esempio in Dall’Ucraina alla Compagnia delle Indie Orientali, e a Twitter – che riguardano però anche la nostra reazione all’invasione criminale dell’Ucraina. Perché per essere e per porsi dalla parte della libertà e della democrazia contro l’autocrazia del nuovo Zar bisognerebbe essere infatti credibili, sostenere e garantire davvero la libertà, praticare e promuovere davvero la democrazia. E invece l’Occidente – e gli Usa su tutti – non sono credibili.
E infatti. Siamo credibili nel difendere la libertà se poi non la difendiamo in casa nostra, come con la sempre più reazionaria Corte Suprema americana o tornando alla mattanza e tortura di inermi manifestanti praticata dalla polizia italiana a Genova nel 2001? Possiamo indignarci – giustamente e doverosamente – per l’assassinio della giornalista e scrittrice russa Anna Politkovskaja e non vedere che gli Usa (con la correità della GB) stanno facendo quasi la stessa cosa (la minaccia di 175 anni di carcere è un assassinio lento) contro il giornalista (perché tale di fatto è) Julian Assange, senza le cui inchieste e le cui informazioni nulla sapremmo delle atrocità, dei crimini di guerra e delle torture praticate dall’America là dove diceva di voler portare la democrazia?
E ancora: siamo credibili nella nostra lotta contro gli oligarchi russi, se dimentichiamo che le nostre vite, qui in Occidente, sono oggi governate, organizzate, comandate e sorvegliate dagli oligarchi della Silicon Valley, per tacere delle oligarchie della finanza e delle borse e dei fondi di investimento? Siamo credibili se Draghi e l’Europa e la Nato si inchinano al dittatore turco Erdogan, detto da qualcuno il Putin della Nato, vendendogli i curdi in cambio dell’allargamento dell’Alleanza militare a Svezia e Finlandia? Siamo credibili noi europei se ci zerbiniamo davanti ai voleri degli Stati Uniti e della Nato americana, se ci facciamo cortigiani di una superpotenza che tratta il mondo intero come suo Far West (dalla Dottrina Monroe alle 900 basi militari americane sparse oggi per il mondo intero, dalle stragi di stato in Italia alla collusione con i peggiori dittatori del globo – o producendoli deliberatamente, come con il golpe del fascista Pinochet nel Cile del 1973); che si propone come paladina della libertà poi sempre negandola se si oppone ai suoi interessi di potenza; che vieta il diritto di aborto alle donne americane dopo avere lasciato al loro destino talebano le donne e le ragazze afgane?
Siamo credibili se assecondiamo i voleri di un paese (sempre gli Usa e la lobby delle armi) che confonde la libertà individuale con il diritto di andare in giro armati, con una strage quasi quotidiana di civili? E siamo credibili se per la ricostruzione dell’Ucraina – Punto 2 della Dichiarazione di Lugano – ci si propone di accelerare e approfondire il raggiungimento degli obiettivi di riforma ucraini in linea con quanto richiesto per diventare uno stato membro dell’Unione Europea, dimenticando che per l’Ue le riforme sono solo quelle neoliberali finalizzate a privatizzazione, deregolamentazione dei mercati, flessibilizzazione del lavoro, pareggio di bilancio, tagli allo stato sociale – quelle riforme (in realtà: controriforme) che da trent’anni stanno devastando le società della stessa Europa in una nichilistica – ma perfettamente funzionale al profitto privato del capitale e alla trasformazione della società in mercato – coazione a ripetere?
L’elenco potrebbe continuare, ma questi esempi sono (dovrebbero essere) più che sufficienti per ammettere che no, non siamo credibili. Soprattutto se cerchiamo di opporci all’autocrazia russa (e cinese) in nome di nostri valori superiori, ma che noi stessi neghiamo. Allora è tempo – per l’Occidente che si dice liberale e democratico – di andare collettivamente in analisi per curare la sua/nostra schizofrenia. O – meglio ancora – è tempo di recuperare il senso vero e autentico di parole come democrazia, libertà, uguaglianza, giustizia e pace (sociale e oggi ambientale). Altrimenti restiamo ipocriti e cinici, oltre che irresponsabili.
E stupidi. Sì, perché, e usando qui una riflessione del teologo Dietrich Bonhoeffer (1906-1945), ucciso nel campo di concentramento nazista di Flossenbürg: “si ha l’impressione che la stupidità non sia un difetto congenito, ma che in determinate circostanze gli uomini vengano resi stupidi, ovvero si lascino rendere tali. […] Osservando meglio, si nota che qualsiasi ostentazione esteriore di potenza, politica o religiosa che sia, provoca l’istupidimento di una gran parte degli uomini. Sembra anzi che si tratti di una legge socio-psicologica. La potenza dell’uno richiede la stupidità degli altri. […] E allora è chiaro che la stupidità non potrà essere vinta impartendo degli insegnamenti, ma solo da un atto di liberazione. Ci si dovrà rassegnare al fatto che nella maggioranza dei casi un’autentica liberazione interiore è possibile solo dopo essere stata preceduta dalla liberazione esteriore; fino a quel momento dovremo rinunciare a ogni tentativo di convincere lo stupido”. Liberazione esteriore: cioè, oggi, liberazione da un modello tecnico, economico, politico e sociale che è nichilista/ecocida, ipocrita e cinico. E stupido.
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