Demografia e lavoro: come cambia il Ticino (prima parte)
Invecchiamento della popolazione e aumento dell’emigrazione dal Cantone; le cause, gli effetti, le ipotesi per risolvere l’inquietante futuro di questo intreccio
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Invecchiamento della popolazione e aumento dell’emigrazione dal Cantone; le cause, gli effetti, le ipotesi per risolvere l’inquietante futuro di questo intreccio
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Invecchiamento della popolazione e aumento dell’emigrazione dal Cantone; le cause, gli effetti, le ipotesi per risolvere l’inquietante futuro di questo intreccio
Le tendenze demografiche indicano fenomeni complessi, si tende invece a banalizzarne il valore e le cause, il che non aiuta a delineare prospettive utili per affrontare il problema. Come mai le previsioni demografiche possano essere così fallaci, smentibili in pochi anni, come avvenuto nel caso ticinese? La risposta è relativamente semplice. L’andamento della popolazione è il frutto di due componenti molto diverse tra loro: l’evoluzione naturale (ovvero il saldo tra nascite e decessi) e quella dei flussi migratori (il saldo tra arrivi e partenze).
Se il primo trend è ampiamente prevedibile, sulla base della composizione della popolazione per classi di età, e può modificarsi solo nel lungo periodo, il secondo è molto volatile, e può subire variazioni nel breve periodo, perché arrivi e partenze si basano su decisioni dei singoli influenzate dal ciclo economico, dalle percezioni personali e dai sistemi di regole. Ed è esattamente quanto è avvenuto in Ticino. Il declino demografico è legato all’invecchiamento della popolazione – una realtà, da ormai diversi decenni – ma la brusca evoluzione degli indicatori demografici dipende dal venir meno, dalla metà degli anni dieci del 2000, dell’apporto del saldo migratorio, che aveva sempre compensato in Ticino (come in Svizzera) il saldo naturale negativo della popolazione. Il declino demografico è dunque l’evidenza di un Cantone che attrae sempre meno energie nuove, dall’estero o da altre regioni, dove le partenze superano gli ingressi.
La mobilità intercantonale in uscita di giovani e giovani adulti conta più dei rientri all’estero dei migranti, che invece tendono a permanere nella regione anche all’età della pensione. L’inversione del saldo migratorio alimenta dunque la ricomposizione della popolazione residente, con un peso degli over 65 che raggiunge ormai un quarto della popolazione totale.
Quali sono le ragioni di questa imprevista singolarità ticinese? Stabilire relazioni di causa-effetto non è mai facile in questa materia. Tuttavia vi sono correlazioni tanto evidenti da non poter essere trascurate.
Invecchiamento significa meno persone attive: il loro numero è in discesa dalla metà degli anni dieci, nonostante la maggiore propensione delle donne al lavoro, e si è scesi sotto la soglia delle 170.000 persone (un tasso di dieci punti inferiore a quello medio svizzero). Se il numero di impieghi è in costante crescita, anche dopo la fase pandemica (siamo arrivati a 240.000 posti di lavoro), si dovrebbe immaginare una carenza drammatica di manodopera, mentre l’impressione di penuria convive con la percezione di crescenti difficoltà occupazionali. Banalmente si è creato nel Cantoner un equilibrio tra domanda e offerta di lavoro ricco di implicazioni, nel segno della dipendenza strutturale dell’economia e della società dall’integrazione transfrontaliera: il fabbisogno aggiuntivo di forza lavoro é stato infatti soddisfatto dall’incremento incessante dei pendolari frontalieri, giunti ormai a sfiorare le 80.000 unità, con una crescita del 10% nel biennio 2020-2022. Tale dipendenza plasma le caratteristiche del sistema produttivo, condiziona la vita quotidiana, minaccia l’ecosistema a causa del traffico, porta inevitabilmente i parametri retributivi del lavoro su valori prossimi a quelli del paese di provenienza dei frontalieri, alimenta la concorrenza tra frontalieri e indigeni, dissuade gli arrivi e incoraggia le partenze. Poco importa stabilire se è venuto prima l’uovo o la gallina, mentre diventa fondamentale riconoscere – senza lasciarsi fuorviare dalla polemica – che si è stabilita una relazione capace di autoalimentarsi tra declino demografico, malumori diffusi e dipendenza del Ticino dal lavoro frontaliero. Una condizione di fragilità che indagheremo meglio in un prossimo contributo.
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