Il “Rinascimento” dei due Mattei
Lo svergognato uso di un nobile concetto messo al servizio di dittature e regimi illiberali
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Lo svergognato uso di un nobile concetto messo al servizio di dittature e regimi illiberali
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Lo svergognato uso di un nobile concetto messo al servizio di dittature e regimi illiberali
Il Rinascimento piace. Piace e accomuna. Piace ma poi viene evocato nei peggiori modi e contesti. Così, nel volgere di poche settimane, il nobile concetto legato ad un nuovo straordinario slancio della cultura italiana ed europea, é messo in campo da due leader peninsulari in trasferta. Ci ha pensato per primo Matteo Renzi, che, appena affossato il governo Conte, si é recato a Riad a ‘salameccare’ (grazie ad un corroborante compenso di euro 60.000) il principe ereditario saudita Mohammed Bin Salman, MBS per gli amichetti, uomo forte del regime wahabita, mandante dell’assassinio del giornalista dissidente Khashoggi (un’altra quarantina li ha sbattuti in galera), il Khashoggi letteralmente fatto a pezzi all’interno del consolato saudita di Istanbul, dove era stato attirato con l’inganno.
Ebbene, a un gentiluomo di cotanto spessore etico-morale, alla guida di una dittatura spietata, condottiero di una guerra contro lo Yemen fra le più sanguinose nella storia del Medio Oriente, l’ ‘assupinato’ Renzi arrivò a dire di considerarlo protagonista “di un autentico Rinascimento” del mondo arabo, arrivando a lodare il modello salariale e produttivo dell’Arabia Saudita, che notoriamente si basa invece su tassi di sfruttamento dei lavoratori stranieri (i locali assistono) un ‘tantino’ eccessivi. Si poteva sperare che lo sfacciato e improprio uso del concetto di “Rinascimento” potesse finire, per la vergogna, sotto le sabbie bollenti del deserto saudita. Invece no. E ci ha pensato l’altro Matteo, quello leghista, ad evocarlo con la stessa disinvoltura. Annunciando la nascita di un “nuovo Rinascimento europeo”.
Da dove lo ha lanciato, il Salvini Matteo, questo ‘storico’ messaggio? Naturalmente dall’amata Budapest, insieme ai leader illiberali e anti-europeisti Orban (ungherese) e Morawiecki (polacco), che nei due paesi da loro governati hanno praticamente messo la museruola alla stampa, asservito la giustizia, preteso che gli storici raccontino solo le verità ufficiali, e assoggettate le forze dell’ordine. Nel relativo documento ufficiale i tre sottolineano la volontà di un’ Europa “bella , accogliente e senza antisemitismo” . Ma va là, se ci sono nazioni del vecchio continente dove l’antisemitismo dà ancora i brividi sono proprio quella magiara e quella polacca (del nemico, magnate e filantropo Soros la stampa ungherese spesso e volentieri sottolinea la religione ebraica).
E, in fatto di accoglienza, evidentemente si riferiscono al caloroso benvenuto dei muri, dei porti chiusi, del filo spinato, dei cani lupo, dei forzuti respingimenti anche di quelle poche decine di migranti che l’UE aveva loro chiesto di ospitare. Ma che lascino in pace almeno il “Rinascimento”.
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