Ed ecco il calcio solo per super-ricchi
L’idea di un super-campionato europeo solo per grandi club, ultima spiaggia della degenerazione pallonara
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L’idea di un super-campionato europeo solo per grandi club, ultima spiaggia della degenerazione pallonara
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• – Franco Cavani
L’idea di un super-campionato europeo solo per grandi club, ultima spiaggia della degenerazione pallonara
D’accordo, non è il caso di fare le verginelle. Sono notoriamente i quattrini (tanti, ma proprio tanti) il carburante che muove il circo del grande calcio europeo, e non solo. Acquisti e ingaggi super-milionari, e noi febbricitanti della pelota ormai da anni costretti a ingoiare il diktat delle pay tv, che per drenare più guadagni ci spalmano le partite su diversi giorni, ci obbligano a tener d’occhio un calendario sempre più incongruo, e così addio alle domeniche dove tutto si consumava la domenica pomeriggio, prima il calcio minuto-per-minuto, poi un tempo di una partita in bianco e nero, più tardi i cosiddetti riflessi filmati. Autentico rito famigliare.
In un mondo cangiante a tutta velocità, anche questo doveva finire. E certe società si quotano in Borsa, altre cadono nelle mani di petrol-principi arabi, o cinesi controllati dal partito unico, o ancora da magnati russi arricchitisi arricchiti raccogliendo per pochi spiccioli i residui pezzi pregiati dell’ex impero. Ma, accidenti, qui si tocca davvero il fondo, con gente che organizza il calcio ma che evidentemente non lo ama, se non per le tasche piene, e che ce ne importa se “l’illuminato esempio” sarebbe quello pallacanestraro dell’americana NBA. Cinismo da cafoni parvenus, altro che necessità imposta dalla crisi economica da Covid (e infatti ci stanno provando da anni). I club più ricchi (una ventina, per spartirsi un monte premi di oltre 4 miliardi a stagione), raccolti in un esclusivo super-campionato continentale, a cui si sono associati una decina di club, fra i quali, maledizione, c’è anche il ‘mio’. Idea partita da Real Madrid e Juventus. Per gli altri, quelli esclusi, c’è solo una specie di sterminata serie b continentale. Comprese tutte le squadre svizzere.
“Ma il calcio è soprattutto sentimento”, insiste l’ottimo e sconcertato Mario Sconcerti (Corrierone della Sera); ed è anche il delizioso miracolo di “squadrette” che contro ogni pronostico ‘impallinano’ le grandi: come quando, ahimè, in un torneo ‘europeo’ il Lugano di Morinini buttò fuori l’Inter, vincendo andata e ritorno, con reti di un certo “Edo” Carrasco, famiglia di rifugiati cileni sfuggiti alla dittatura militare cilena (e fu per me l’unica consolazione). Oppure pensate alla strepitosa “Dea” (Atalanta per i non addetti) che da Bergamo e da anni fa paura, in Italia ed in Europa, agli ultramilionari del calcio. Questa Superlega esclusiva e per soli ricchi assesterebbe un ‘colpo mortale’ a Champions e tornei nazionali. E i diritti televisivi più ghiotti immaginiamo in quali tasche finiranno. Per fortuna qualche altra potente società si è sfilata (ma attenti, più per documentabile opportunità immediata che per idealismo sportivo); la UEFA promette di escludere i ‘facoltosi ribelli’ dai tornei nazionali europei mondiali; e quasi tutti i principali leader politici si oppongono al progetto, invocando ‘valori sportivi’ che sfoderano ‘opportunamente’ quando sono in automatica sintonia con l’incavolatura popolare. Ma basterà? Nulla è più incerto.
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