I bambini e la marmellata
Imbarazzante: prima di decidere le ultime aperture il Consiglio federale non ha né consultato né informato la Task force scientifica
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Imbarazzante: prima di decidere le ultime aperture il Consiglio federale non ha né consultato né informato la Task force scientifica
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Imbarazzante: prima di decidere le ultime aperture il Consiglio federale non ha né consultato né informato la Task force scientifica
“Non siamo stati informati in anticipo di queste aperture e non abbiamo perciò potuto esprimerci preventivamente”, ha dichiarato sabato sera Martin Ackermann a Echo der Zeit, la più antica e rinomata trasmissione radiofonica di approfondimento della SRF. E, intervistato dalla SonntagsZeitung, il presidente della Task force scientifica ha aggiunto che è dall’8 marzo che non ha contatti con il consigliere federale Alain Berset (l’articolo è dietro paywall, ma su Twitter il prof. Matthias Egger, che guarda caso è il predecessore di Ackermann, ne ha pubblicato una copia fotografica).
Dire che è un atteggiamente infantile è dire poco. Era ovvio che la Task force avrebbe espresso delle obiezioni. Il perché lo ha spiegato Martin Ackermann alla radio Svizzera tedesca: “Da un punto di vista scientifico, queste aperture rappresentano un rischio non solo per la salute, ma anche per la società e l’economia. Bisogna essere coscienti che in Svizzera, attualmente, molte persone sono contagiose e se queste aperture faranno aumentare i contatti e la mobilità, anche il virus si propagherà ulteriormente. È un pericolo per il sistema sanitario. Ma il pericolo è anche che si debba di nuovo chiudere”.
I dati della pandemia, come riassumevo giovedì, sono ben lungi dall’essere rassicuranti, come vorrebbero Berset e l’Ufficio federale della sanità pubblica (nonostante l’apparente stabilizzazione dei casi registrati giovedì e venerdì e il fatto che per ora ospedalizzazioni e soprattutto decessi non sembrano fortunatamente aumentare troppo). Ma non è questo il problema: il fatto è che l’atteggiamento del Consiglio federale, oltre che alla sua pochezza, è strettamente legato alle dichiarazioni di certi esponenti della destra (Regazzi e Chiesa, tanto per non fare nomi e restare in ambito ticinese), secondo cui la politica svizzera in tema di pandemia sarebbe frutto della “dittatura della Task force”.
Altro che dittatura: la Task force manco viene informata! Risultato: invece di affidarci a chi ha conoscenze e competenza per poterci consigliare, diamo retta a chi parla per arroganza e interessi di bottega.
Purtroppo è un po’ la summa dei rapporti tra la politica e una Task force nata spontaneamente e in modo volontario, probabilmente in reazione a certe uscite di Daniel Koch, allora capo dell’Ufficio federale della sanità pubblica e con ineguagliata miopia celebrato Mr. Coronavirus sui mass media, secondo il quale il Covid19 non avrebbe causato più morti dell’influenza stagionale.
Fin dall’estate scorsa, quando gli esperti raccomandavano di non avere troppa fretta a riaprire, per non parlare dell’autunno, quando gli allarmi della task force (e non solo, come avevo denunciato su Naufraghi/e a fine febbraio) sono stati bellamente ignorati, il Consiglio federale ha dimostrato di preoccuparsi non tanto della sicurezza della popolazione quanto di compiacere l’arroganza delle lobby.
Difficile dire quanti dei quasi diecimila morti di Covid19 siano dovuti a questo atteggiamento. Di certo, però, non sono pochi.
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