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Lelio Demichelis
Lelio Demichelis
Elon Musk chi è costui?
• 2 Maggio 2022 – Lelio Demichelis

Nel periodo elettorale i contributi di candidate e candidati sono benvenuti sulla nostra zattera secondo queste regole

Ma chi è davvero Elon Musk, risalito agli onori della cronaca per avere comprato Twitter per 44 miliardi di dollari? E cosa è stata questa acquisizione: l’affare del secolo per la cui realizzazione si sono impegnate banche e consulenti come JPMorgan Chase, Goldman Sachs, Morgan Stanley, o l’errore più colossale del nuovo secolo e del nuovo millennio? E ancora: Musk incarna il nuovo imprenditore schumpeteriano (la distruzione creatrice…) – padrone di Tesla e di SpaceX e non solo – oppure è un avventuriero senza scrupoli, una delle peggiori e più pericolose figure imprenditoriali mai apparse nella storia negli ultimi tre secoli di rivoluzione industriale e tecno-capitalista? È un imprenditore che vuole offrirci un mondo meraviglioso, ricco di benefica tecnologia, che ci permette di fare turismo spaziale e che vuole liberarci anche della fatica di guidare l’automobile, oppure un pazzo che però sta conquistando il mondo? È un visionario, come lo definiscono i devoti della religione tecno-capitalista, oppure è pericoloso per sé e per gli altri – gli altri saremo tutti noi? Ed era seria o faceta la sua idea – lanciata guarda caso con un tweet – di bombardare Marte con le atomiche, per renderlo abitabile (sic!)? Oppure c’entra qualcosa – o forse molto – il fatto che Musk sia affetto, per sua stessa ammissione, da una forma di autismo che ne spiegherebbe i comportamenti e gli atteggiamenti (che Wired aveva definito istrionici)?

E comunque: perché ha comprato Twitter che da tempo ha grossi problemi non solo economici (negli ultimi dieci anni, per otto volte non ha realizzato utili e nel 2021 ha perso 493 milioni di dollari su un fatturato di 5,57 miliardi), ma anche o soprattutto problemi legati alla diffusione di notizie false e di contenuti violenti? Lo ha fatto per una doverosa azione di moralizzazione di Twitter (che è il suo grande amore), in nome di una vera libertà di parola (è una delle retoriche che usa spesso), oppure (come sospetta qualcuno) per ridare spazio a Trump, a cui si sente vicino politicamente ma che era stato bannato da Twitter proprio per le sue fake news e per i suoi contenuti sovversivi? Quali pensieri e retropensieri sono nascosti, dunque, nella testa di Musk? Secondo Shira Ovide, sul NYT, “Il paragone più appropriato con il passato potrebbe essere con i baroni dei giornali del diciannovesimo secolo, come Hearst, Pulitzer […], che usavano i loro giornali per perseguire scopi personali, sensazionalizzavano gli eventi del mondo e molestavano i loro nemici” – prassi che oggi ridefiniremmo informazione-spettacolo o industrializzazione dell’informazione e della disinformazione.

Domande, molte, quelle che qui abbiamo posto e che al momento non hanno ancora risposta. Ma per provarci – allargando il campo e confrontandoci ancora una volta con il passato – è utile riprendere la splendida riflessione di Mattia Mantovani – a cui rinviamo, sul sito rsi.ch – a proposito di Incubo ad aria condizionata, dello scrittore Henry Miller, “dove per incubo ad aria condizionata bisogna intendere la sensazione di claustrofobia e soffocamento indotta da una società regolata da meccanismi anonimi e ormai priva di tratti realmente umani”. Meccanismi anonimi (o apparentemente anonimi, perché dietro si cela sempre una attività capitalistica votata alla massimizzazione del profitto e alla privatizzazione / sfruttamento dell’uomo e della biosfera, oggi anche dello spazio, che ha cessato di essere bene comune e luogo di conoscenza per l’umanità diventando anch’esso mezzo di produzione di plusvalore) – meccanismi che oggi si chiamano AI, social, motori di ricerca, app, cookies, eccetera eccetera. Scriveva Henry Miller (il testo nasce tra il 1939 e il 1941, ma è pubblicato nel 1945): “Siamo abituati a considerarci un popolo emancipato, diciamo di essere democratici, amanti della libertà, liberi da pregiudizi e dall’odio. Belle parole, piene di nobiltà e di idealismo. In realtà, siamo una turba volgare e aggressiva le cui passioni sono agevolmente mobilitate da demagoghi, giornalisti, ciarlatani della religione, agitatori e roba simile. Chiamarla una società di popoli liberi è una bestemmia”.

E con Musk che si compra Twitter sembra davvero di essere rimasti a quel tempo – o forse peggio, data la pervasività dei media digitali di informazione / disinformazione di oggi. Commenta ancora Mattia Mantovani (e noi condividiamo): “Miller individua e prefigura con gelida concretezza la normalissima e in fondo banale catastrofe della società dei consumi e dei bisogni indotti, dove tutto è in vendita e il relativo diventa assoluto nel segno di una diffusa quanto ottusa omologazione degli interessi, delle passioni, delle abitudini, degli stili di vita, perfino dei codici etici, che infatti sono completamente saltati insieme al principio di non contraddizione, presupposto di ogni ragionamento con pretese di logicità” (corsivi nostri).

Ha scritto a sua volta Michele Mezza, nel suo blog sull’Huffington Post: “L’uomo più ricco del mondo combinando le sue dotazioni nel campo della sensoristica umana, con i sistemi di pilota automatico delle auto Tesla, con la possente flotta satellitare, con le società titolari di brevetti nelle biotecnologie neurali, fino alla titolarietà del know how con i sistemi di intelligenza artificiale che scrivono e selezionano i testi giornalistici dispone ora, con l’aggiunta del più grande e popoloso spazio di professionalità dell’informazione [Twitter, appunto], di un circuito che gli permette di esercitare un dominio assoluto non tanto sui contenuti, ma direttamente sui comportamenti e il senso comune di intere comunità nazionali” (corsivi nostri).

Dunque, chi è Elon Musk? Ma soprattutto: cosa siamo diventati noi per lasciargli tanto potere – anche di toglierci la nostra libertà? Cosa siamo diventati per osannarlo come un visionario invece di vederlo come un pericolo per la libertà e la democrazia?






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