G8 di Genova. Illesi per caso
Il racconto di un testimone scampato per caso al massacro della scuola Diaz
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Il racconto di un testimone scampato per caso al massacro della scuola Diaz
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Il racconto di un testimone scampato per caso al massacro della scuola Diaz
Alcuni di noi tornarono a casa con questo slogan: illesi per caso. Perché per certi aspetti fu solo per caso che molti di noi non finirono per terra pestati a sangue lungo Corso Italia o nella prigione di Bolzaneto, in quei giorni e in quella notte. La notte fra il 21 e il 22 luglio di vent’anni fa, a Genova, durante il G8.
Quella notte ero appena uscito dalla sede del Genoa Social Forum dove aveva spedito un articolo in redazione. Alcuni amici mi aspettavano per concludere la serata in un bar miracolosamente riaperto dopo tre giorni di guerriglia urbana e saracinesche rigorosamente chiuse. Sembrava tutto finito. Tutto ciò che aveva preceduto il vertice e tutto ciò che significava quella contestazione sembrava finito: male.
Un ragazzo, Carlo Giuliani, era stato ucciso durante gli scontri. Tra venerdì e sabato mattina Genova aveva assunto le sembianze di Beirut sotto attacco. Dall’alto della scalinata di Punta Vagno che portava al Media center si guardava giù increduli: le strade sembravano quelle di Santiago del Cile, vere e proprie scene di deportazione, pestaggi, sangue. Essere giornalisti non contava.
Quella notte, solo per caso, non mi trovavo dentro la scuola Diaz quando la polizia italiana è sbarcata e ha massacrato decine di ragazze e ragazzi. Ero uscito qualche minuto prima.
Il tempo di sederci in un bar a qualche decina di metri. Un rumore veloce di camionette e auto che ci sono passate davanti. Il proprietario ha immediatamente tirato giù le saracinesche. Chiusi dentro. Ma dovevo uscire. Uno spiraglio. Mi sono piegato e sono corso verso la Scuola Diaz. Tutti già schierati. Non si entra. Dalle finestre urla, corse, movimenti. Un cordone di poliziotti impedisce di avvicinarsi. Fino alle 4 di mattina.
Buio inesorabile. Una notte che è durata anni.
Le immagini le avete viste. Le menzogne le abbiamo ascoltate. Non c’erano terroristi dentro quella scuola. Bisogna ripeterlo: non c’erano terroristi in quella scuola. Ho intervistato tanti ragazze e ragazzi alloggiati alla scuola Diaz. Non erano terroristi e non erano black bloc.
Quel sabato sembrava tutto finito. Quella notte, poi, la sottile linea tra la democrazia e la dittatura è sembrata così sottile da scomparire. Quella notte non abbiamo dormito. Illesi per caso. Fuori. Ma dentro.
Vent’anni sono tanti. E ancora su quei giorni e su quella notte non si è detto tutto. E non abbiamo ancora capito come sia stato possibile tutto ciò. Ma non dimentichiamo.
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