Notiziole sul tema ex-Macello
Sulla questione dell’autogestione si tocca con mano la dimensione tristarella di questa nostra piccola provincia
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Sulla questione dell’autogestione si tocca con mano la dimensione tristarella di questa nostra piccola provincia
• – Marco Züblin
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• – Riccardo Fanciola
foto © Marco D’Anna Sì lo so, avevo bevuto quella sera e Jenny se n’era andata sbattendo la porta, non le andava giù che me ne andassi sempre in giro, diceva che la mia casa...
• – marcosteiner_marcodanna
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• – Daniele Piazza
Alcune questioni global che il nostro paese deve gestire local (e viceversa)
• – Enrico Lombardi
Attenti a chi usa il termine 'resilienza': fregatura in vista!
• – Lelio Demichelis
• – Franco Cavani
Dinanzi a ondate di caldo e altri fenomeni estremi, i media devono spiegare che oggi agire è più urgente che mai
• – Riccardo Fanciola
La più grave protesta popolare da decenni, mentre sulla 'rivoluzione' pesa sempre l'assedio dell'embargo USA
• – Gianni Beretta
Fino a che punto il successo sportivo riflette il Paese reale?
• – Libano Zanolari
Sulla questione dell’autogestione si tocca con mano la dimensione tristarella di questa nostra piccola provincia
Leggiamo, un po’ increduli, le esternazioni del presidente di una fondazione benefica, che ha da anni abbandonato l’edificio in cui il 29 maggio erano sciamati per un po’ gli autogestiti, per un rave o un flashmob simbolico; senza nemmeno un dubbio né un rossore, ci dice che «l’irruzione degli anarchici ha turbato i ragazzi». Delle due l’una, come direbbe qualche nostrano leguleio: o la fondazione continua(va) a utilizzare il dismesso e fatiscente edificio per metterci i suoi “ragazzi” (visto il track record di talune organizzazioni umanitarie elvetiche, non saremmo stupiti di apprenderlo), quindi in spregio a ogni legge sanitaria e amministrativa; o l’esternazione è una sesquipedale e inutile sciocchezza, in quanto il prospettato rave degli autogestiti in una struttura abbandonata non avrebbe potuto per definizione turbare nessuno, se non al massimo il sonno di qualche parruccone benpensante. Diciamocelo francamente; dopo le costanti cavolate che Municipio, Cantone e polizia hanno cercato di farci digerire in queste settimane, le commoventi parole in libertà del “Signor Vanoni” sono pinzillacchere, il meno della cavagna.
La polizia ha manifestato una certa insofferenza per il tentativo dell’amministrazione cittadina di farle portare il cappello, e la responsabilità, della assurda opera di distruzione di parte dell’ex-Macello, in un rincorrersi di motivazioni, di scuse e di giustificazioni contraddittorie che lascia allibiti; l’ultima è la “motivazione” economica, cioè che l’abbattimento fu stato deciso per … risparmiarsi i costi e gli oneri della sorveglianza del manufatto sgomberato. La polizia non pare proprio un covo di cuordileoni, come ben alludono i giubbotti antiproiettile degli inflessibili e seriali multatori, più che non l’inutile esibizione di muscoli palestratissimi: lo dimostrano episodi recenti, in cui c’era forse da rischiare qualcosina, e non solo da mettere qualche bollettino di versamento sotto un tergicristallo; e anche tutto il cancan che si fa a proposito dei tremendi pericoli che gli agenti corrono quotidianamente, e della legislazione speciale che si invoca a tutela delle forze “dell’ordine”. In queste condizioni, e con queste premesse, certamente la polizia non è neppure pronta ad assumersi, almeno non senza idonea contropartita, la responsabilità di decisioni prese altrove e di cui furono al massimo acritici esecutori.
Dal Municipio, il solito perdurante silenzio sui fatti del 29 maggio, che ha trovato molto opportuna giustificazione nella conclamata volontà di non interferire con la procedura penale in corso, di cui cominciano a preoccupare un po’ le tempistiche, che legittimano qualche dubbio e forse anche qualche sospetto. Ricordiamo, sommessamente, l’ovvio: e cioè che la gestione pubblica deve essere come la moglie di Cesare, cioè al di sopra di ogni sospetto, e non unicamente rispettosa del codice penale, come sembrano invece volerci sdoganare i nostri amministratori. Che essi abbiano violato sia il codice civile (con lo sgombero coatto, senza preventiva decisione di un giudice: ricordiamo che vi era un contratto e che il Cantone pagava ogni anno un affitto alla città) sia norme banali del diritto amministrativo (demolizione senza licenza, nessun rispetto per normative sanitarie e ambientali) è fatto accertato ictu oculi (come direbbe il giurista di cui sopra), e di questo dovrebbero rendere conto già ora; in questo senso, e lo ripetiamo, l’amministrazione si è resa responsabile di violazioni del diritto che se commesse da un privato sarebbero state giustamente e puntualmente sanzionate. Lo Stato è il tutore della legalità, non può esserne il violentatore; se non a prezzo di perdere legittimità e legittimazione.
Passano le settimane e siamo sempre lì, a vedere se qualcuno finalmente troverà (nei pantaloni e nello scampolo di buona fede e di onestà rimasto nel cerebro) il coraggio di assumersi la responsabilità di quanto successo; e magari per ammettere di avere sbagliato.
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