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Naufragi

Il Polo della discordia

Come si riuscirà ad esprimersi in merito ad un tale progetto senza pregiudizi, collusioni, collisioni, idiosincrasie, ordini di partito, questioni di opportunità personali, confitti d’interesse?


Enrico Lombardi
Enrico Lombardi
Il Polo della discordia
• 7 Marzo 2021 – Enrico Lombardi
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Ha un nome roboante : Polo Sportivo e degli Eventi. Per politici ed addetti ai lavori è più semplicemente il PSE, ovvero un progetto urbanistico ed edilizio che, partendo dalla necessità che la squadra di calcio del Lugano si doti di uno stadio al passo coi  tempi si è allargato a macchia d’olio includendo dapprima altre esigenze “sportive” (vedi palazzetto per basket, pallavolo, eventi vari), fino a giungere, dopo anni di studi e consulenze, a profilare una radicale trasformazione di tutta l’area di Cornaredo.

Ne hanno parlato e ne stanno parlando davvero in tanti, specie dopo che un movimento politico (MPS) ha annunciato di voler indire, in caso di approvazione, un referendum popolare. Eh, beh, siamo sotto elezioni comunali…

Comunque, dell’argomento, in generale, ha già parlato in questa sede anche Marco Züblin (Edilizia, croce senza delizia, 17 febbraio) con osservazioni che, per quel che conta, mi sento di condividere pienamente.

Da lì via, sui vari media, è continuata la profluvie di prese di posizione di chi è pro, di chi è contro, di chi propone di andare a tappe, di rinunciare a parte del complessivo progetto, ecc. ecc. E fra un mese circa il Consiglio Comunale di Lugano dovrà esprimersi e decidere, con la spada di Damocle sulla testa del ventilato Referendum.

Io non sono un esperto in materia, non ho competenze in ambito pianificatorio, urbanistico, architettonico, edilizio e ancora meno di progettazione e gestione finanziaria di un “affare” come questo. Non ho neanche esperienza di militanza politica, non sono implicato proprio per nulla in nessun possibile “schieramento”.

Sono semplicemente quel che si dice un “cittadino” interessato, orientato tendenzialmente ad assecondare e sostenere, se del caso, le preoccupazioni di chi, in questi anni, richiama l’attenzione sul destino del paesaggio urbano, sulle questioni ambientali, sull’opposizione alle speculazioni edilizie. Dunque, preoccupato, di principio, per un progetto che, si dice, porta con sé troppe vincolanti concessioni all’imprenditoria privata per un’opera che, al contribuente viene a costare addirittura l’aumento del moltiplicatore d’imposta comunale.

Ma io sono anche, anagraficamente e molto banalmente, un sessantacinquenne appassionato di calcio, che sin da bambino, con un padre allenatore delle giovanili bianconere, ha passato a Cornaredo per oltre un decennio, gran parte del suo tempo.

A Cornaredo ho giocato in gioventù con modestissimi risultati, a Cornaredo ho visto un numero imprecisato ed imprecisabile di partite, con momenti indimenticabili che ho condiviso (e penso di condividere ancora, idealmente e nostalgicamente) con tanti tifosi che, una volta più di oggi, gremivano lo stadio e, per me ragazzo, lo trasformavano in un leggendario “Maracanà”.

Certo, il calcio, da allora, è cambiato, il Lugano di oggi è tutta un’altra cosa.  E’ un’azienda che sottostà a regole imposte dalla Federazione e che rischia, senza il nuovo stadio, di vanificare qualsiasi sua prestazione “sul campo”, finendo d’ufficio in Serie B (come si diceva una volta), col risultato di allontanare ulteriormente il già scemato interesse popolare per l’unica squadra calcistica d’élite del Cantone, faro e traino dell’intero movimento anche se in costante balìa, fra le nostre “mura amiche”cantonali, di continue e anacronistiche beghe di campanile.

In realtà dove il calcio è molto più “business”, quotato in borsa magari, si parlerebbe di “stadio di proprietà”, della possibilità che la società calcistica, attraverso la sua dirigenza, trovi i finanziatori che le diano una nuova “casa”. Ma si tratta di una prospettiva che nella nostra realtà non ha nessuna chance di essere realizzabile.

Dunque, l’ipotetico nuovo stadio, sarà, o sarebbe ancora, inesorabilmente “comunale”, voluto dalla politica locale e pagato dal contribuente.

Ora, stando semplicemente nei panni del contribuente, del cittadino che può o vuole democraticamente esprimersi in merito, io mi domando: mi toccasse decidere, cosa voterei?

Sono fra coloro che “emotivamente” vorrebbero poter vedere calcio in casa propria dentro una cornice adeguata, quella che hanno ormai tutte le squadre svizzere d’élite;

sono dell’idea che una tale opera potrebbe o dovrebbe ritenersi di interesse cantonale e non solo strettamente comunale, poiché il calcio ticinese, oggi, è rappresentato e trascinato dal Lugano, ma anche perché a Lugano vi sarebbe una sede per eventi e spettacoli come non ne esistono altrove in Ticino, che potrebbe servire a tutto il Cantone;

apprendo che il Cantone si chiama fuori (con le sue comprensibili ragioni di ordine finanziario) e che a Lugano il progetto è apparecchiato in modo insindacabile a favore dell’edilizia privata più che dell’”indotto” sportivo;

accolgo con favore la presa di posizione di una personalità politica come Fulvio Pelli, che chiede di separare opere e investimenti, procedendo subito con la costruzione di stadio e palazzetto: evviva. Ma poi salta fuori che lo stesso Pelli ha specifici interessi immobiliari in ballo, che lo inducono a caldeggiare il freno alla costruzione di edifici (pubblici e privati) nell’area in questione (vedi l’articolo di Bruno Costantini, Se manca la trasparenza, in CdT, 2.3.21).

E avanti così, ogni giorno ce n’è una. E ogni giorno che passa, per il cittadino, magari sì, appassionato di calcio, preoccupato per il calcio del futuro quanto del futuro contesto urbano e sociale luganese (ticinese), possibilmente sostenibile e vivibile, la domanda che sorge è: come si riuscirà ad esprimersi in merito ad un tale progetto senza pregiudizi, collusioni, collisioni, idiosincrasie, ordini di partito, questioni di opportunità personali, confitti d’interesse?

Insomma, quale decisione potrà venir presa con la giusta consapevolezza, democraticamente?






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