Vaccini, l’Europa che non c’è
l’UE si è ‘consegnata’ a regole di mercato che in casi come quello della pandemia sono una vera trappola - L'esemplare denuncia di Manon Aubry
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l’UE si è ‘consegnata’ a regole di mercato che in casi come quello della pandemia sono una vera trappola - L'esemplare denuncia di Manon Aubry
• – Aldo Sofia
Occorre una CORSI che rappresenti davvero una regione di minoranza che ha un’Azienda con idee, progetti e professionisti qualificati ed autorevoli, anche a livello nazionale
• – Enrico Lombardi
Le dimissioni di Yves Rossier hanno ampliato le turbolenze che scuotono il DFE
• – Daniele Piazza
In questa piccola agorà virtuale, Daniele Piazza ha espresso stupore per le esternazioni del presidente dell’UDC a proposito di una “dittatura” di Berset in Consiglio federale. Il...
• – Marco Züblin
• – Franco Cavani
Trump è tornato. E per farlo ha scelto una sorta di Rabadan dei conservatori più conservatori d’America
• – Andrea Vosti
Perché fare le cose in modo semplice, quando si possono fare in modo complicato?
• – Rocco Bianchi
Ai 4,6 milioni di abitanti dei territori occupati Israele ha consegnato appena 5 mila dosi di vaccino. Per il resto che si arrangino
• – Aldo Sofia
Ai politici piacciono le realtà alternative, quelle in cui possono raccontare quello che vogliono, possibilmente senza contraddittorio
• – Riccardo Fanciola
• – Franco Cavani
l’UE si è ‘consegnata’ a regole di mercato che in casi come quello della pandemia sono una vera trappola - L'esemplare denuncia di Manon Aubry
L’Europa c’è? Quella UE, si intende. C’è più di prima. Ma non c’è abbastanza. Da una parte abbiamo l’Unione che ha spiazzato tutti gli euro-fobici (da Salvini a Orban, per intenderci), con un piano di aiuti economici da 750 miliardi di euro e quindi, direi soprattutto, con l’inedita decisione di mutualizzare (quindi condividere) il conseguente debito, che va affrontato sul mercato internazionale. Ma, dall’altra parte, abbiamo, e certo non ammiriamo, l’Europa che ha perso la gara per l’acquisizione e la distribuzione dei vaccini in tempi ragionevoli (ma necessariamente brevi, viste le dimensioni del disastro planetario).
Il raffronto con gli Stati Uniti è impietoso e il presidente Biden ha potuto annunciare (con l’entrata in scena anche del siero della Johnson&Johnson) che vi saranno “vaccini per tutti gli americani entro fine maggio” (potenza della… superpotenza). Il confronto è umiliante anche nei confronti della Gran Bretagna, che si è mossa con spregiudicatezza fuori dai vincoli dell’UE decaduti con la Brexit. Oppure di fronte alla vaccinazione in massa di Israele, che ha inoculato al siero ad oltre la metà dei suoi 9,4 milioni di abitanti.
L’Europa comunitaria, a 27, deve fare i conti con una realtà politico-gestionale certo più complessa. Ma è chiaro che ha sbagliato, mettendosi nelle mani e fidandosi delle promesse delle industrie farmaceutiche che avevano garantito mare e monti: dosi in gran quantità e consegnate a ritmo elevato. Dunque l’UE si è affidata, adeguata, si direbbe ‘consegnata’ a regole di mercato che sono una vera trappola in casi come questi (come in altri). Infatti già abbiamo segnalato e scritto che il vero nocciolo della questione sta nei brevetti detenuti e tenuti ben stretti (con il concorso dei paesi capitalisti) da Big Pharma, quindi nella ferrea e proficua regola della ‘protezione intellettuale’: a maggior ragione in una crisi sanitaria mondiale, e tenuto conto che la ricerca è stata finanziata a suon di miliardi (tanti) dai governi, quindi dai cittadini contribuenti, i diritti sui brevetti del vaccino anti-Covid dovevano, e dovrebbero, essere annullati, in cambio di un giusto indennizzo.
Così le reiterate proteste di Bruxelles per i ritardi hanno prodotto poco o niente, mettendo a nudo la macchinosità del suo sistema, ma in questo caso anche la sua debolezza politica. Aggravata dalla decisione di Austria, Ungheria, Cechia hanno “rotto” la disciplina comunitaria (parzialmente lo aveva subito fatto la Germania), e deciso di procedere parallelamente con iniziative autonome.
Esemplare ci sembra perciò la dura requisitoria contro la presidenza della Commissione dell’eurodeputata francese Manon Aubry – capogruppo di Sinistra europea, che abbiamo pensato di proporvi qui di seguito.
Secondo l’attivista Andri Snær Magnason (sabato a ChiassoLetteraria) non basta più dire che occorre agire. Occorre agire.
Sei ore di musica, scazzi e risate con i “Fab Four”