Il papa in Irak
Francesco nella terra devastata di Abramo, dove ogni guerriero ha invocato il suo Dio
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Francesco nella terra devastata di Abramo, dove ogni guerriero ha invocato il suo Dio
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Francesco nella terra devastata di Abramo, dove ogni guerriero ha invocato il suo Dio
Un crogiolo di crisi, conflitti, sopraffazioni che ha ridotto il paese in macerie, là dove i ‘neo-con’ di Bush figlio avevano proclamato di voler “esportare la democrazia”. In questo groviglio di tragedie, la religione manipolata strumentalmente, è spesso o quasi sempre servita a giustificare ogni nefandezza politico-militare. Colpendo, anche nella terra di Abramo nonché dei profeti Ezechiele e Giona – appunto l’odierno e lacerato Irak -, un’altra “Chiesa martire”: 1.200 cristiani uccisi dopo la fine di Saddam, 62 edifici religiosi rasi al suolo, e soprattutto 100.000 fuggiti dalle sponde del Tigri e dell’Eufrate (più di un terzo della popolazione di fede cattolica). Pochi ricordano che fra i “rivoluzionari nazionalisti” arabi, non pochi furono cristiani. Ma nella bagarre degli ultimi 40 anni questo non bastò per evitare che le comunità cristiane si rifugiarono, e cercarono precaria protezione, dietro le spalle dei vari dittatori (dall’Irak, alla Siria, all’Egitto) che ne seppero sfruttare le paure, la maggiore istruzione e una migliore situazione socio-economica. Esponendole ancor più, una volta apertosi il baratro delle varie “guerre di religione”, all’ostilità della militanza radicale musulmana.
Francesco mette dunque piede in questa realtà complessa, tremenda, e irrisolta. Porta quel messaggio che enunciò fin dai primi giorni del suo pontificato, parlando di una “Chiesa come ospedale da campo”. Un viaggio inevitabilmente blindato, un viaggio di grande coraggio, un viaggio di simboliche speranze soprattutto di fronte alle prime manifestazioni anti-regime. E si vedrà quali tracce potrà lasciare in un terra avvelenata da ingiustizie, faglie sociali, spaventosi sradicamenti. Per i quali i protagonisti di tanta violenza si appellarono alla volontà del loro Dio.
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