Contagi in aumento, test rapidi e compromessi svizzeri
Accompagnare le riaperture con test rapidi e test fai da te per tenere sotto controllo il virus: idea interessante. Ma...
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Accompagnare le riaperture con test rapidi e test fai da te per tenere sotto controllo il virus: idea interessante. Ma...
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Fine di settimana in chiaroscuro. I contagi segnano un lieve aumento: da venerdì 26 febbraio a giovedì 4 marzo, si sono registrati 7201 nuovi casi, 88 in più dei sette giorni precedenti (tendenza che si è confermata ieri: +157). E non è il risultato delle aperture di lunedì, i cui effetti si faranno sentire nella seconda metà della prossima settimana.
Non bastasse, le nuove varianti, e in particolare quella inglese (la B.1.1.7), continuano a diffondersi: superano il 70 per cento dei contagi secondo le stime dall’Ufficio federale della sanità pubblica, con una punta sopra il 90 per cento a Ginevra secondo l’Institute of social and preventive medicine di Berna, che ancora una volta sottolinea “l’importanza di misure di controllo efficaci per prevenire un aumento dell’incidenza del virus SARS-CoV-2 in Svizzera”.
Un po’ di luce viene però dalla decisione del Consiglio federale di accompagnare le riaperture con una strategia di test gratuiti per tutti. L’idea, sottolinea il comunicato stampa del governo, è di “interrompere in modo mirato le catene di contagio” identificando rapidamente i portatori del virus. Obiettivo, “rafforzare la prevenzione e il rilevamento tempestivo dei focolai locali” dinanzi al diffondersi delle nuove varianti. Il governo, insomma, ascolta la scienza e non le demagogiche tirate della destra.
Ma c’è di più: non vengono proposti solo test a ripetizione nelle imprese e nelle scuole, ma si promuovono anche i test fai da te. È una vera e propria rivoluzione considerato che oggi, per legge, sono vietati e che, essendo meno precisi, suscitano molte riserve (l’Ufficio federale della sanità pubblica non li ha ancora approvati).
Contro queste riserve da mesi si batte l’epidemiologo Michael Mina: semplici da usare, poco costosi e rapidi nel fornire il risultato, secondo lui sarebbero lo strumento più efficace per sconfiggere il virus. Sul Times, Mina li descrive come “test di contagiosità”, che permettono di individuare il virus nei giorni in cui le possibilità di trasmetterlo sono più alte. “Se solo la metà della popolazione effettuasse questi test ogni 4 giorni – sostiene – potremmo ottenere un’immunità di gregge simile a quella dei vaccini”: sapendo immediatamente di essere contagiosi ci si può isolare e evitare di trasmettere il virus (fermo restando che un test negativo non esime dal rispettare le misure di prevenzione: il risultato è un’istantanea, non predice il futuro).
I cinque test fai da te che il Consiglio federale intende distribuire però non bastano, ed è un problema anche se potranno essere integrati da quelli rapidi, effettuati in farmacia e negli appositi centri. Evitare questo ennesimo compromesso svizzero sarebbe stato decisamente meglio!
C’è poi da sperare che questa strategia non venga gestita a macchia di leopardo secondo sensibilità e orientamenti cantonali, come è successo con il contact tracing, con risultati spesso fallimentari.
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