Il portafoglio della salute
E quello delle armi e del frontalierato
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E quello delle armi e del frontalierato
• – Silvano Toppi
"Il popolo russo può sempre distinguere i veri patrioti dalla feccia e dai traditori e può semplicemente sputarli fuori, come un moscerino volato per caso nella bocca"
• – Redazione
A Bellinzona di nuovo per chiedere la fine della guerra e la pace in Ucraina
• – Patrizio Broggi
In piena emergenza umanitaria c’è chi vuole cacciare i rifugiati che vivono già in Svizzera da anni per far posto a quelli ucraini
• – Giusfin
La guerra ucraina ci mostra un chiaro esempio di sovrapposizione di errori speculari
• – Redazione
La cattiva gestione della quinta ondata di Covid-19 contribuisce alla lenta e dolorosa caduta dell’ex colonia britannica
• – Loretta Dalpozzo
I fili e la ragnatela della storia si aggrovigliano, come le ramificazioni dell’albero genealogico di milioni di russi e ucraini imparentati tra di loro
• – Mario Casella
Il metodo Bibbiano applicato alla geopolitica
• – Redazione
Il dibattito parlamentare indica come la guerra in Ucraina incide sulle certezze elvetiche su sicurezza e rapporti con l’UE
• – Redazione
Intervista a Erri de Luca, pacifista storico, convinto che Putin perde soltanto se l’aggredito resiste a lungo
• – Redazione
Le virate, arrivate o imposte dal di fuori, svelando fragilità e debolezze, hanno l’effetto di produrre rimedi, correzioni e nuovi obiettivi da perseguire e raggiungere. Nel primo caso (il virus) si sono generati obiettivi di vita: l’iniziativa sulle cure infermieristiche, accolta dal popolo con una notevole maggioranza, ne è stata una. Ci si è accorti che non era sufficiente dire “grazie”. Nel secondo caso (l’Ucraina), anche insistendo sulla sottile distinzione tra difesa e offesa, si sono proposti subito obiettivi di morte poiché le armi, pur con le distinzioni dovute, servono anche ad uccidere: tale è la richiesta di incrementare di ulteriori miliardi il bilancio dell’esercito (affinché non ci capiti un’Ucraina) o l’invito, che fa leva sulla guerra vicino a casa, sia a rinunciare ad un atto democratico e quindi ad annullare l’iniziativa che si oppone all’acquisto dei nuovi aerei da combattimento, sia a fare in fretta a combinare l’affare con la Lockheed americana per non subire ritardi e incappare nel maggior prezzo che l’inflazione negli Stati Uniti comporterà (com’era già stata la scusa per il maggior costo dell’F-18, per chi vuol ricordarsene).
Ciò che colpisce in queste vicende, lasciando anche sconcertati, è una singolare contrapposizione.
Da una parte la parsimonia, la lentezza, la meticolosità con cui si è guardato (soprattutto nel portafoglio) alle “cure infermieristiche”, sia per le (giuste) pretese avanzate dal personale, sia per i maggiori costi che ne derivavano. Tanto che le Camere federali, con la immancabile argomentazione che si andava ‘troppo in là’, opposero un controprogetto all’iniziativa popolare. Con dubbia consapevolezza del disastro cui si va incontro in tema di salute se non si pone mano, senza perdere un minuto di tempo, all’azione politico-economica (finanziamenti), a quella formativa, e all’aspetto non secondario delle retribuzioni e delle condizioni di lavoro in quel settore.
D’altra parte, invece, la voracità finanziaria e la fretta, persino contro la democrazia, quasi da piglio putiniano, per “una Svizzera ipotetica Ucraina”. Si direbbe che si sia quindi affermato, forse inconsapevolmente, un micidiale sillogismo: dato che le premesse sempre incombenti sono queste, come si dimostra, che cosa importa preoccuparci della salute, dandole priorità di spesa, se poi qualcuno arriva a seppellirci perché non siamo in grado di difenderci né in terra né in cielo per… nostra assenza di spesa?
Un nostro amico, eccellente matematico, Giorgio Mainini, ha scritto un saggio, che meriterebbe pubblicazione a parte, inviato anche alle autorità sanitarie, che dà la veridicità e la potenza dimostrativa della matematica a quanto si sta dicendo. Cogliamone due punti dimostrativi, l’uno che riguarda la Svizzera, l’altro il Ticino.
Nel caso del Ticino una conclusione non può mancare: si traducano quei costi indicati come necessari per raggiungere quegli obiettivi nei costi evitati per formare quegli oltre 4 mila infermieri frontalieri che operano nelle nostre strutture ospedaliere, pubbliche o private, e avremo sia il conto di quanto abbiamo “risparmiato” sia quello che abbiamo invece addossato allo Stato italiano per la formazione di tutto quel personale (che avrebbe anche potuto “precettare” per la propria pandemia). Con una constatazione: non se ne è mai tenuto conto, preoccupati unicamente, nel bilancio dare / avere del frontalierato, sulla scia di politiche dominanti e invereconde, volta a insistere solo sul dare e sugli effetti collaterali e di spillare di conseguenza più imposte (avere) dal frontalierato. Continuando, per di più, com’è ancora capitato negli ultimi giorni, a protestare per un accordo, riconosciuto assai favorevole alla Svizzera e al Ticino, anche da Ueli Maurer, perché non tien conto… delle banche ticinesi che ora vorrebbero operare liberamente anche in Italia.
Il dopo elezioni federali, fra eletti a sorpresa e bilancini di rappresentatività su cui recriminare
Si tiene oggi a Mosca un evento sempre più tenuto d’occhio e temuto dal regime putiniano, la “Restituzione dei nomi”, organizzata dall’associazione che ha recentemente ricevuto il...