La giornata di “Memorial”: per non dimenticare le vittime della repressione, non solo sovietica
Si tiene oggi a Mosca un evento sempre più tenuto d’occhio e temuto dal regime putiniano, la “Restituzione dei nomi”, organizzata dall’associazione che ha recentemente ricevuto il Premio Nobel per la pace
È noto come Restituzione dei nomi un evento annuale organizzato oggi, 29 ottobre,a Mosca e in diverse altre città in Russia e nel mondo da “Memorial”, l’associazione fondata alla fine degli anni 80 da Andrej Sacharov e da altri attivisti sovietici, recentemente insignita del premio Nobel.
L’associazione si occupa fin dalla sua creazione di ricostruire tutte le vicende delle persone represse dal regime sovietico (con un focus particolare sull’epoca di Stalin): negli anni della perestrojka, in cui iniziò la sua attività, si trattava di milioni di biografie di cui spesso gli stessi discendenti delle vittime conoscevano poco o nulla. Inoltre, dagli anni ’90 si sono sviluppati altri progetti molto importanti e l’associazione ha allargato il proprio ambito di azione ad altre tipologie di vittime: si tratta ad esempio dell’archiviazione del materiale disponibile sui cittadini sovietici deportati e costretti ai lavori forzati da parte dei Nazisti (un gruppo di persone che faceva riferimento ai cosiddetti Ostarbeiter) o del loro Centro per i diritti umani, che è diventato un punto di riferimento fin dalla prima guerra di Cecenia nel campo delle indagini sulle violazioni dei diritti umani in Russia.
Si tratta in pratica della più antica ONG riconosciuta dallo stato sovietico e per il carattere di assoluta libertà della sua azione è stata spesso mal sopportata dal potere in Russia. È stata infatti dichiarata agente straniero nel 2016 ed è stata poi liquidata definitivamente da un tribunale russo alla fine del dicembre scorso con l’accusa di “rappresentare una falsa immagine dell’Unione Sovietica come uno stato terrorista”.
“Memorial” continua però ad esistere come ONG internazionale con ramificazioni in diversi Paesi. Anche se una buona parte dei documenti dell’archivio dell’associazione è già stato caricato su internet, l’archivio cartaceo si trova in questo momento nelle mani della giustizia Russia e non è noto quale sarà la sua destinazione futura.
La manifestazione di Restituzione dei nomi si svolge dal 2007 e consiste in un tentativo meno istituzionale e più libero di ricordare le vittime della repressione staliniana o sovietica rispetto alla Giornata nazionale della memoria delle vittime di repressione politica della Federazione russa, che dal 1991 si celebra il 30 ottobre. La ricorrenza di domani è a pieno titolo parte del calendario ufficiale e in passato non si sono sottratti all’evento nemmeno i Presidenti russi.
Nel 2007 “Memorial” ha introdotto una modalità celebrativa più popolare e partecipata, e meno ufficiale: una manifestazione che si svolge la vigilia del 30 ottobre a microfono aperto,in cui si dà liberamente a tutti la possibilità di ricordare le vittime della repressione. Chi parla davanti a tutti semplicemente legge nome, cognome, dati biografici principali (ad es. professione), motivo e data della condanna, dato di luogo della morte della persona perseguitata. La scelta della vittima da citare è a discrezione di chi si propone per la lettura oppure può essereassolutamente casuale, tratta da una lista messa a disposizione da “Memorial” al momento stesso della manifestazione.
Questa modalità apparentemente apolitica di proporre la nuda lettura di biografie senza pathos né giudizi politici, ha in passato suscitato delle critiche pure da ambienti dell’opposizione, perché, così facendo, si scindeva la manifestazione dalla tradizionale lettura della lista dei prigionieri politici della Russia di Putin prevista per gli stessi giorni (lista compilata tutti gli anni da “Memorial” stessa).
Perché è stata scelta questa modalità di trattare la questione della memoria, cioè partendo dalle biografie private e non dalla “grande storia”? La risposta sta in quella che è la cultura di “Memorial” fin dall’inizio, una cultura che poggia prima di tutto su un interesse prevalente per l’uomo, per la persona che ha vissuto un proprio percorso esistenziale in rapporto con i fatti della Storia.
La persona che, ce lo ricorda la cultura illuminista, è sempre un fine e non un mezzo. Come diceva Arsenij Roginskij (storico, ex detenuto politico, cofondatore e per 27 anni direttore di “Memorial”) lo scopo è di “arrivare ad ogni destino” singolare. Una manifestazione come quella della restituzione dei nomi mette in rilievo soprattutto lo scopo dell’associazione di offrire memoria di ciò che è stato inflitto alle popolazioni ex-sovietiche, con un metodo che permette di ridare voce alle vittime delle repressioni in un processo di riappacificazione che permetta di riconciliare i discendenti delle diverse anime contrapposte della Russia del Novecento.
La manifestazione ha luogo a Mosca davanti ad un monumento dall’alto valore simbolico. Si tratta infatti del monumento detto della Pietra delle Solovki [nell’immagine], portata nella capitale russa da queste isole nel Mar Bianco dove nel 1923 fu creato il primo campo di concentramento per prigionieri politici.
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