La poesia di Otar Ioseliani, il regista osteggiato dall’Urss che amava l’ironia, la malinconia e il savoir vivre
Tra i suoi film più noti ‘Pastorale’, premiato al Festival di Berlino. Costretto a lasciare la Georgia, arrivò in Francia nel 1982. È morto all’età di 89 anni
Otar Ioseliani, scomparso all’età di 89 anni (nato a Tbilisi il 2 febbraio 1934), era uno dei pochi cineasti del XX secolo per il quale è legittimo usare una parola pesantissima e impegnativa: poeta. Dagli anni Sessanta in poi è stato uno dei grandi nomi del cinema sovietico; dal 1982 ha lavorato in Francia, Paese dove poi si è stabilmente trasferito. A differenza di altri esuli, a cominciare da Andrej Tarkovskij, il suo cinema non ha minimamente risentito della lontananza dalla madre patria: che per lui era la Georgia, terra con un’identità culturale fortissima anche negli anni in cui era parte dell’Urss.
In Ioseliani tale identità si sintetizzava in tre cose: ironia, malinconia, ‘savoir vivre’. La prima era forse la più importante: era un uomo spiritosissimo, strepitoso raccontatore di barzellette, capace di osservare le follie del mondo con un umorismo lieve e ‘lunare’. La terza, non a caso espressa in francese, era fondamentale: raramente abbiamo incontrato un artista così abile nel godersi la vita e nel barcamenarsi in ogni situazione. Finché i suoi film raccontavano la società georgiana ai tempi del comunismo, si poteva persino parlare di satira politica; ma quando lo sguardo si allargò alla condizione umana nei film francesi (I favoriti della luna, Un incendio visto da lontano, Caccia alle farfalle, Addio terraferma) si scoprì che la filosofia era la stessa: una dolce nostalgia per un passato pre-tecnologico e un sentimento partecipe e ironico per il dibattersi degli uomini sulla terra.
In Urss aveva girato almeno tre capolavori: La caduta delle foglie (1966), C’era una volta un merlo canterino (1970), Pastorale (1975). Ebbero tutti problemi di censura, che lui raccontava con quella faccia alla Buster Keaton che si concedeva solo sorrisi appena accennati.
«Ingannare i burocrati è facilissimo», ci disse una volta. Io e i miei sceneggiatori scriviamo sempre due versioni dei copioni. Una è quella vera, che poi gireremo. Nell’altra inseriamo tre-quattro scene in cui si cantino le lodi dei lavoratori sovietici e ci sia almeno un pistolotto sul futuro radioso del socialismo. A volte le giro anche, queste scene, se mi rendo conto che sul set c’è qualche spia del Goskino (il ministero sovietico del cinema, ndr). Poi non le monto. Sono talmente stupidi che a volte manco se ne accorgono. E se invece se ne accorgono, ormai il film è fatto e prima o poi lo dovranno far uscire per forza». In realtà i tre suddetti capolavori ebbero in Urss una distribuzione limitata, ma i primi due vennero invitati a Cannes e Ioseliani divenne un protégé dei principali festival europei. E nel 1982 scelse Parigi, la città dove i grandi cineasti che hanno problemi in patria trovano un rifugio accogliente e sicuro.
È morto in Francia, lontano dalla sua terra. L’anno scorso prese una posizione durissima contro l’attacco russo all’Ucraina. Oggi, se non altro, il primo ministro georgiano Irakli Garibashvili ha espresso il cordoglio per la morte di uno dei più grandi artisti che la Georgia abbia mai avuto.
Otar Ioseliani in Piazza Grande a Locarno in occasione dell’assegnazione del Pardo d’oro alla carriera Del Locarno Film Festival nel 2013
Il presidente Usa e i leader di 17 paesi chiedono il rilascio degli ostaggi israeliani. Oggi salpa la Freedom Flotilla con 5mila tonnellate di aiuti per i palestinesi