La trave nell’occhio
La stranezza di alcuni concorsi
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La stranezza di alcuni concorsi
• – Andrea Ghiringhelli
Una vicenda giudiziaria che potrebbe aprire un nuovo capitolo nella lotta contro il denaro sporco
• – Federico Franchini
Lo sport dove, in fondo, non conta il gioco, ma una ritualità fatta di eccessi, secondo un puro modello di funzionamento neoliberista
• – Redazione
Con la stessa origine etimologica, due termini si spendono e si spandono nel mondo e sui campi del mondiale qatariota appena concluso
• – Silvano Toppi
In Gran Bretagna lotte sociali e valanga di scioperi, senza precedenti negli ultimi 40 anni di pace sociale imposta dalla ‘Lady di ferro’ che sconfisse i sindacati
• – Aldo Sofia
La mossa dei parlamentari risponde ai rischi per la sicurezza posti dall’app cinese, le sue pratiche di raccolta dati e il confine poroso con il partito-Stato
• – Redazione
La sperimentazione conferma che la settimana corta aumenta benessere e produttività
• – Redazione
Le giuste critiche al Qatar? Cancellate dall’ineffabile, crudele palla
• – Libano Zanolari
• – Franco Cavani
Per un barile di troppo… o di meno
• – Silvano Toppi
Capitava nel passato, anzi era consuetudine, che i posti nell’amministrazione fossero assegnati in funzione della bandiera di partito. Con il sistema maggioritario e fin verso il 1890 vigeva lo Spoil System: chi andava al potere sistemava i suoi; agli altri, agli avversari, era indicata la via dei mari. Era naturale: I partiti non dialogavano, si scontravano fra amici e nemici senza soluzione di continuità. Poi venne il sistema proporzionale e il Consiglio Federale indicò la necessità di dare “à chacun sa part”. E così fu nell’amministrazione e i dipartimenti divennero dei feudi di partito. La lottizzazione nella gestione del potere prevedeva le nomine secondo la logica della spartizione: a contare non era il merito ma la fedeltà al partito. Il Ticino anticipò il famoso manuale Cencelli, quello che contemplava le formule algebriche per non far torto a nessuno. Questo fu: noi in materia siamo stati dei precursori. E oggi? Per certo sappiamo che la mediocrità sta prevalendo sul merito in politica e anche l’amministrazione ne risente quando i criteri sono quelli della pratica clientelare e dell’interesse di bottega (per chi avesse qualche dubbio in proposito, sono a disposizione i testi di Tom Nichols e Alain Denault).
In questi giorni, mi segnalano in parecchi, con reiterata insistenza – fra di loro personalità di alta cultura, che alla cultura si dedicano con convinzione e prestigio –, che sono in atto concorsi per la direzione della Pinacoteca Zuest e dell’Archivio di Stato, aperti ben 16 e 14 mesi prima del pensionamento dei direttori attuali. La misera giustificazione ufficiale: è bene agire per tempo, caso mai i/le prescelti/e volessero poi rinunciare all’incarico. Insinuano alcune voci dubbiose che questi argomenti siano pretestuosi: si tratta di un’operazione clientelare per consentire di sistemare le cose prima delle elezioni di aprile. “Io non ci credo” (copyright Maurizio Crozza), ma certo è piuttosto singolare la faccenda perché mai si è proceduto a nomine con così largo anticipo, nemmeno per le cariche apicali.
Qualcuno suggerisce – per deduzione consequenziale – che la divisione cultura voglia provvedere alle nomine prima della partenza annunciata dell’attuale consigliere di Stato, perché non si sa mai: il vento potrebbe cambiare per chi è abituato a gestire lo spazio culturale con piglio autoritario ma scarsa autorevolezza. Beninteso “Io non ci credo” perché sarebbe oltremodo disdicevole che un bene pubblico fosse retto con criteri personalistici. Ma il sospetto è ammesso. Perché tanta fretta? Sarebbe utile conoscere le argomentazioni vere, non quelle di comodo. Come sarebbe utile conoscere la composizione dei membri, sicuramente autorevolissimi, delle commissioni giudicanti.
Sempre le medesime voci insistenti mi segnalano, per quanto concerne la Pinacoteca Zuest, che è prevista pure la soppressione della carica di Direttore/Direttrice, l’istituzione di un/una conservatore/conservatrice al 50% e quindi con un declassamento della funzione. Assolutamente no, “Io non ci credo”: è noto a tutti che la Pinacoteca Zuest si è distinta in questi anni per la straordinaria qualità del suo lavoro e per l’originalità delle sue iniziative che le valsero e le valgono notorietà e consensi internazionali. Come credere che si voglia procedere a declassare un museo che ha meritato note di eccellenza? Come credere che si voglia ridurne l’autonomia d’azione sottoponendo i suoi progetti al vaglio dei/delle funzionari/e della divisione cultura? Sarebbe un’assurdità. Quindi “Io non ci credo” ma se così fosse, ebbene dovremmo ammettere che in questo cantone, ancora una volta, i titoli di merito e la competenza sono costretti a soccombere al cospetto di altri intenti. E che sia proprio la divisione cultura a esibirsi in una simile operazione di mancanza di maturità culturale e civile, beh, “Io non ci credo”. Eppure…
Testo scritto per “La Regione” (pubblicato ieri, 20.12.22)
A questo articolo di Andrea Ghiringhelli replica oggi, sempre su “La Regione”, Raffaella Castagnola, Direttrice della Divisione Cultura e degli studi universitari del DECS, con un intervento che proponiamo qui di seguito:
Non intendo replicare alle veementi parole di Andrea Ghiringhelli, che certo non fanno onore al rappresentante della cultura che lui vuole essere. Mi rallegro che da storico abbia ricordato pratiche di assunzioni lontane da quelle attuali, perché, dall’esperienza acquisita nell’Amministrazione cantonale, certamente egli sa bene che l’uso di criteri diversi da quello della competenza non fa che creare gravi disagi nel lungo termine.
Da quando dirigo la Divisione della cultura e degli studi universitari è sempre stato chiaro che per le assunzioni siano la qualità e le competenze richieste dai singoli concorsi a contare, concorsi per i cui preavvisi ho fatto capo a commissioni di esperti anche esterni. È il caso dei due concorsi da Ghiringhelli menzionati, che richiedono conoscenze disciplinari, ma anche di gestione e programmazione. Posso rassicurare il mio interlocutore che lavoreremo in serenità alla valutazione delle candidature prima di sottoporle a chi di dovere.
Le tempistiche (anche queste dovrebbe conoscerle), al netto delle vacanze non godute da recuperare prima del termine del mandato, sono normali: nel caso dell’archivio di Stato (che ai tempi in cui lo dirigeva lo stesso Ghiringhelli non disponeva nemmeno di un direttore a esso interamente dedicato) il bando ha raggiunto l’interesse di candidati d’eccezione non solo locali, ma anche nazionali ed internazionali. Bisogna dunque tener conto che, qualora si puntasse su questi profili, gli interessati o le interessate non sono disponibili subito, ma devono organizzare vita professionale e familiare e rimodulare le loro attività, cosa che facilmente dura dei mesi.
Anche per quanto riguarda la Pinacoteca la tempistica è dettata da ragioni di programmazione. Come Ghiringhelli ben saprà, le mostre vanno organizzate con un anticipo di almeno un anno e, per non lasciare le due mostre del 2024, si impone una scelta in anticipo. L’età di Ghiringhelli, infine, gli permette di ricordare che l’attuale direttrice, quando fu nominata conservatrice trent’anni fa, non aveva il ruolo di direttrice, funzione che ha assunto solo in anni recenti, senza variare la qualità delle proposte culturali. Molti allora osservarono la giovane età, ma le diedero fiducia. Non vedo perché non si possa, se del caso, darne altrettanta ad altre figure che sapranno dare il giusto rilievo alla Pinacoteca, in un panorama non facile e competitivo.
Come ulteriore complemento di informazione ed elemento di discussione pubblichiamo qui anche il commento alla replica di Castagnola firmato dallo stesso Andrea Ghiringhelli, pure pubblicato oggi da “La Regione”. (red)
La signora divisionaria della cultura deve aver colto di sghembo le mie osservazioni, forse per lettura troppo affrettata. Dissi che nel passato le pratiche clientelari erano avallate dal sistema, ma pure ho aggiunto che le tracce sono ben visibili anche oggi. Come direttore dell’Archivio di Stato dal 1986 al 2014, a tempo pieno (preciso) e con cariche aggiuntive, le ho intraviste a più riprese, queste tracce. Quindi parlare di pratiche del passato significa semplicemente non cogliere la realtà fattuale. Fa bene, la divisionaria, a ribadire che l’uso di criteri diversi di quelli della competenza non fa che creare disagi a lungo termine. Appunto, siamo in sintonia perché è quanto ho detto nel mio scritto: la competenza fa difetto in certi ambienti e il risultato si tocca.
Ed è ciò, per quanto osservo, che intravedono in molti, a giudicare dalle prese di posizioni apparse in questi giorni. Per il resto ribadisco parola per parola quanto scritto. Che riassumo: 1) mai visti, nell’amministrazione cantonale, concorsi aperti con tanto anticipo (le motivazioni addotte – recupero vacanze, diritto di rinuncia di 6 mesi, necessità di riorganizzare la propria vita privata – sono pretestuose e implausibili); 2) la giustificazione data, in coda allo scritto, per declassare la funzione della direttrice, suscita, a dir poco, stupore,perplessità e perfino costernazione . Insomma: aleggia uno scarto evidente fra enunciazioni e dati di fatto.
Comunque il discorso si apre e non si chiude.
Nell’immagine: la Pinacoteca Zuest
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