L’Anarchia è di una precisione svizzera
Pascoli ordinati e fabbriche di orologi, la piccola Saint-Imier è da oltre un secolo e mezzo crocevia del movimento. E ora si prepara ad ospitare militanti da tutto il mondo
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Pascoli ordinati e fabbriche di orologi, la piccola Saint-Imier è da oltre un secolo e mezzo crocevia del movimento. E ora si prepara ad ospitare militanti da tutto il mondo
Di Nicola Baroni, Venerdì di Repubblica
Quando le porte del treno – puntualissimo, ça va sans dire – si aprono alla stazione di Saint-Imier, tutto si potrebbe immaginare, tranne che questo paesino di cinquemila abitanti a un’ora da Berna sia un crocevia del movimento anarchico mondiale.
Pascoli ordinati dove brucano mucche e cavalli si alternano a fabbriche e servizi altamente specializzati. Qui hanno sede il marchio di orologi Longines e l’azienda di protesi dentali Straumann, l’ente di certificazione cronometrica nazionale e centri di alta formazione professionale. È facile, alzando lo sguardo, vedere un nibbio reale che volteggia nel cielo, ma ancora più facile, abbassandolo, imbattersi in una bicicletta parcheggiata senza lucchetto: non serve, perché tutti qui si conoscono. Non proprio il caos associato – da vocabolario – al termine anarchia. «Ma l’errore sta nel vocabolario, frutto della propaganda degli Stati nazione, che ha messo nella testa delle persone la convinzione che senza la loro autorità regnerebbe il caos», chiarisce subito lo studioso anarchico Gian Piero de Bellis. «Uno dei pilastri dell’anarchia correttamente intesa è la capacità di autogestirsi e organizzarsi».
Del resto il pensiero anarchico ha attecchito in questa valle negli anni Sessanta dell’Ottocento proprio grazie alle associazioni di lavoratori del settore orologiero, precisi per definizione. Grazie alla loro presenza e alla libertà di espressione di cui si godeva in Svizzera, quando nel 1872 le strade di anarchici e marxisti si divisero, i primi scelsero Saint-Imier per riunirsi e fondare un’Internazionale anti-autoritaria, considerata la culla del movimento anarchico mondiale. Ed è per celebrare l’anniversario dell’evento che le realtà anarchiche di Saint-Imier hanno organizzato questa settimana un incontro internazionale anti-autoritario con centinaia di workshop e proiezioni, cucine collettive e una fiera del libro. Sono attesi più di quattromila anarchici da tutto il mondo.
L’hotel dove si riunì il primo congresso anti-autoritario oggi ospita un negozio di artigianato e una discoteca. «Avrei voluto acquistare io quell’immobile quando mi sono trasferito qui da Oxford, nel 2008, ma alla fine ho optato per questa ex fabbrica di cinturini per orologi in coccodrillo», racconta De Bellis, milanese, 73 anni, mostrando i quattro piani che ha ristrutturato. A Oxford lavorava nella cucina universitaria e come bidello nei laboratori della scuola d’arte («ho sempre cercato lavori che mi permettessero di leggere e studiare»), oggi invece affitta alcuni appartamenti e si dedica allo studio, alla scrittura e alla compilazione della più grande antologia dedicata al pensiero anarchico al mondo, in uscita in 5 volumi per D edizioni (Libertaria, il quarto tomo in libreria da luglio, il quinto in autunno). Molti dei testi finiti in antologia arrivano dalla sua biblioteca di 10 mila volumi, che occupa un intero piano dell’abitazione ed è diventata un centro di documentazione ribattezzato “World Wide Wisdom”. Il pensiero di De Bellis è riassunto nel suo libro Panarchia: «È un concetto teorizzato nel 1860 dal botanico belga Paul Emile De Puydt. L’idea è che ognuno possa aderire al sistema statale che preferisce, senza alcuna corrispondenza tra Stato e territorio, un po’ come accade per le religioni. Un tempo non si immaginava che diverse fedi avrebbero potuto convivere pacificamente, fra molti anni qualcuno sorriderà all’idea che gli Stati combattessero guerre per controllare in modo esclusivo un territorio».
L’analogia con la libera appartenenza a una fede è ancora più calzante se si pensa che il Mont Soleil, che domina su Saint-Imier, è stato per secoli il rifugio dei protestanti anabattisti di lingua tedesca, mentre la valle era abitata dai cattolici francofoni. «Ai primi fu concesso di insediarsi sulle terre che riuscivano a diboscare oltre i mille metri, e Mont Soleil è a 1.200», racconta Chris Zumbrunn. «È proprio la vicinanza tra queste comunità ad aver creato un background di pacifica convivenza che scorre ancora nelle vene di chi abita qui».
Zumbrunn vive con la compagna e la figlia in una casa sul Mont Soleil edificata a inizi Novecento per il costruttore della funivia che tutt’oggi da Saint-Imier porta alla cima. Nel 2012 l’ha acquistata e trasformata in La Decentrale, un luogo aperto a progetti di ispirazione anarchica: «Invitiamo e ospitiamo persone e gruppi. I temi principali di cui ci occupiamo sono l’educazione e i sistemi economici alternativi, i media e progetti investigativi».
Zumbrunn crede che il movimento anarchico debba costruire organizzazioni parallele ai poteri esistenti, che con essi negozino e coesistano, senza entrare in uno scontro diretto, ma abbastanza forti da non poter essere attaccate e soppresse: «Il mio non è un approccio riformista né rivoluzionario. Lavoro per creare sistemi di organizzazione alternativi ampi e resilienti». Un esempio fra tutti è il progetto FairCoin, una cripto moneta creata dai gruppi anarchici locali in collaborazione con quelli catalani e greci. «Un altro campo di applicazione di questo doppio potere potrebbe essere quello della creazione e distribuzione dell’energia attraverso cooperative e comunità di vicinato».
A pochi passi dalla sua casa, oltre la vetta, si apre una spianata puntellata da sedici pale eoliche installate negli anni Novanta e una centrale fotovoltaica che è stata la più grande del continente. «In realtà l’energia prodotta qui appartiene alle grandi aziende che hanno costruito la centrale e noi la acquistiamo come tutti. Ma oggi la sen- sibilità è cambiata, le persone sono più inclini ad auto-organizzarsi e a interrogarsi sulla legittimità delle autorità costituite. Sono sicuro che se una centrale di questo tipo si facesse oggi, si creerebbero cooperative e comunità di vicinato in grado di essere parti attive del processo e negoziare contratti più vantaggiosi, come del resto è stato fatto in altre zone della Svizzera».
Anche l’associazione Espace Noir, nella via centrale di Saint-Imier è organizzata in cooperative: quindici persone gestiscono l’immobile, trecento ne sono proprietarie. È stata creata da un gruppo di lavoratori nel 1984 – in piena crisi dell’orologeria – come centro culturale di ispirazione libertaria. «Mi piacerebbe dire che Espace Noir sia figlia della Federazione del Giura nata con il congresso del 1872», racconta Michel Némitz, animatore del centro. «In realtà in mezzo ci sono cento anni in cui tutti – borghesia, socialisti e comunisti – hanno tentato di far dimenticare che Saint-Imier è stata la culla dell’anarchismo internazionale». Lo spazio è aperto a molte iniziative: «Uno dei fini dell’anarchia è che le persone siano protagoniste della propria cultura, per questo ospitiamo movimenti sociali, ecologisti, femministi, di lavoratori. Non abbiamo gerarchie e prendiamo decisioni collettivamente». E tutto sembra funzionare: bar e libreria, sala concerti e il cinema più piccolo della Svizzera.
Nel cimitero alla periferia orientale della vicina città di Berna, qualcuno ha omaggiato la tomba di Mikhail Bakunin, considerato uno dei padri dell’anarchismo, con i ritratti di tre combattenti anarchici caduti in Ucraina. Mentre sui balconi del centro sociale anarchico cittadino, il Reitschule, uno striscione in tedesco accusa l’Italia di voler assassinare Alfredo Cospito. La vicenda dell’anarchico italiano è ovviamente arrivata anche a Saint-Imier e al congresso si discuterà tra le altre cose di carcere duro e 41bis: «È uno dei temi che verranno affrontati, su proposta dei gruppi italiani», spiega Zumbrunn.
De Bellis è convinto che il movimento abbia sprecato un’occasione di presentarsi come alternativa credibile al potere esistente. «Gli anarchici dovrebbero raccontarsi meglio e comunicare più apertamente, uscendo da una logica di setta segreta, e magari trovando figure di riferimento credibili. Del resto, Kropotkin (teorico russo dell’anarchia, ndr) era un principe e geografo, Bakunin figlio di nobili proprietari terrieri: gente di una certa caratura». E anarchici erano anche l’architetto Frank Lloyd Wright e lo scrittore Lev Tolstoj. «Ma l’anarchia ha attirato purtroppo anche molti individui scontenti, rabbiosi, immaturi. E in certi casi la propaganda degli Stati nell’associarla al caos ha avuto talmente successo da influenzare persino l’immaginario anarchico. Come scrisse Bob Black, a volte sembra che il maggiore ostacolo alla realizzazione dell’anarchia siano gli anarchici stessi».
Nell’immagine: la sede dell’incontro
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