Le cadregopoli del Mattino
Quando ogni questione si traduce in seggi ed interessi di bassa… lega
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Quando ogni questione si traduce in seggi ed interessi di bassa… lega
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Quando ogni questione si traduce in seggi ed interessi di bassa… lega
È uno “stile” che Quadri trita e reitera da anni sempre uguale, nell’evidente intento di andare incontro ad un pubblico di lettori (ed elettori) cui piace ritrovare un certo tono da bar; uno “stile” non proprio portato a sottilizzare o approfondire, che si affretta volentieri e con trasporto a liquidare chi la pensa diversamente ricorrendo alla contumelia, a nomignoli di bassa caratura, magari un po’ dialettali, tendenzialmente spregiativi e sprezzanti. Più che un “parlare come mangi”, non di rado, un “parlare come rigurgiti”.
Del resto, si dirà, è un linguaggio “movimentista”, di un gruppo politico nato come movimento di rivolta e che “movimento” ancora si chiama, benché sia da anni, ormai, ampiamente un consolidato partito, rappresentato in quasi tutti i consessi politici e amministrativi di Cantone e Comuni. Un linguaggio che pare essere condiviso anche dai suoi vertici, visto che il sito della Lega, in home page, ci fa trovare a caratteri cubitali il motto “Padroni in casa nostra, se no son Cassis vostri”.
E qui già si comincia, a volte, a faticare nel capire come possano conciliarsi un costante afflato populistico impugnato contro tutto e tutti, con un’attività “istituzionale” che, per fare due facili esempi, ha nella Lega lo schieramento politico di maggioranza relativa sia in Consiglio di Stato che in Municipio a Lugano: insomma, un partito con notevoli responsabilità decisionali sulle scelte politiche nel nostro Cantone, di tutto il Cantone, anche quello deriso e sbeffeggiato la domenica.
Se poi si aggiunge che nell’esecutivo luganese siede (e, forse, collabora) lo stesso dispensatore di strali che dirige e redige il Mattino, sembrerebbe lecito domandarsi come non possa venire qualche volta il dubbio che ci sia qualcosa che non… quadra.
Già perché, molto banalmente, ci si potrebbe chiedere, ad esempio, come lo “Zio Bill” della domenica possa sedersi non tanto in Consiglio Nazionale (dove è il deputato ticinese più assenteista) ma ogni giovedì in Municipio a parlare e confrontarsi con persone e rappresentanti di schieramenti su cui si scatena senza freno sul giornale (e un po’ misterioso è anche come possano reggere la situazione gli altri sei).
Però, ad una seconda lettura, si potrebbe ritrovare in non pochi articoli del giornale, un tratto che permette forse di comporre l’apparente contraddizione.
Prendiamo l’edizione di domenica scorsa, quella che in prima pagina, per intenderci, titola “Povera Svizzera” con un’immagine di Cassis, e che a pagina 3, sempre nei titoli, dice che “con la nomina del ‘medico italiano’ a presidente della Confederella non abbiamo proprio niente da festeggiare”.
Ecco, a pagina 8 troviamo, com’era logico aspettarsi, un articolo dedicato al decreto d’abbandono del PG Pagani sul caso dell’abbattimento parziale dell’ex-Macello.
Titolo: Ex Macello: il partito del sabotaggio ancora asfaltato Sottotitolo: Adesso è ufficiale: le denunce penali contro il Municipio erano solo politichetta.
Se si riesce ad arrivare in fondo al commento su questo episodio forse si può rinvenire un meccanismo classico dell’argomentare di Quadri: con un procedimento che potremmo definire come “gioco d’anticipo”, si attribuiscono agli altri, sempre, di principio, preoccupazioni ed intendimenti che sono propri, per ricondurre ogni questione, ogni episodio, ad un disegno (più o meno perverso) praticato dai partiti “nemici” per ragioni di “politichetta”, di cadreghe.
Con un malcelato finto complesso di persecuzione, il giornale attacca, “i sabotatori di sinistra”, quelli “già asfaltati sul PSE” (non importa che siano questioni ben diverse), e poi “la Pravda di Comano”, i “giornalai rossi” compresi i “pennivendoli del Corrierino LibLab” e poi, naturalmente, “i brozzoni autogestiti”, tutti accomunati nell’essere schierati contro il Municipio perché… a maggioranza leghista.
Ma possibile? Un evento che ha toccato, che lo si voglia o no, i temi dello stato di diritto, della legalità di misure e decisioni, che ha sollevato domande e perplessità proprio e solo in quanto tale, finisce per essere ridotto ad un ennesimo caso di minaccia alle “cadreghe” leghiste? Ma non è che, a questo punto, per Quadri il problema sia proprio e unicamente questo? Non è che tutto va sempre ed esclusivamente ricondotto ad una questione di posti di potere, tanto invisi, solo a parole, al movimentismo della prima ora?
E a questo punto viene pur anche da chiedersi se davvero il “movimentismo leghista” non sia oggi una semplice forma di sorveglianza da “buttafuori” (più o meno metaforicamente armata) del potere conquistato negli anni a livello politico. In nome di quel potere, e forse di questa cortina fumogena creata domenicalmente ad arte contro chiunque, oggi non pochi notabili leghisti siedono non solo in esecutivi o legislativi cantonali e comunali, ma in consigli d’amministrazione importanti, fra pubblico e privato, come EOC, AET, Casinò di Lugano e via discorrendo, per non parlare di stravaganti entrate in scena nel mondo sindacale.
Così, i toni pesanti del “Mattino” potranno forse continuare ad illudere una certa “base” ribellistica, scontenta, frustrata, disillusa, che la Lega non smetta di combattere contro cadregopoli e la politichetta consociativa degli altri partiti; in realtà il giornale ed il suo greve linguaggio fanno da minacciosa guardia del corpo al potere conquistato, e ancora da conquistare con tutto lo storico armamentario della più bieca logica del tornaconto politico.
Nell’immagine: biglietto anonimo sul cancello principale del municipio di Lugano
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