Legge Covid – Verdetto inequivocabile, sconfitta e incognita UDC
Unico paese al mondo, la Svizzera ha votato sulla strategia anti-Covid: insieme a no-Vax e no-Pass perde il partito di maggioranza relativa che li ha corteggiati
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Unico paese al mondo, la Svizzera ha votato sulla strategia anti-Covid: insieme a no-Vax e no-Pass perde il partito di maggioranza relativa che li ha corteggiati
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Unico paese al mondo, la Svizzera ha votato sulla strategia anti-Covid: insieme a no-Vax e no-Pass perde il partito di maggioranza relativa che li ha corteggiati
Si poteva anche temere che il verdetto potesse essere meno categorico e netto. Lo si poteva temere per l’imbarazzante timidezza di un Consiglio federale che in questo allarmante avvio della quarta ondata pandemica sceglie la strada un po’ farisaica di delegare la gran parte degli eventuali nuovi provvedimenti ai Cantoni; lo si poteva temere per l’inevitabile e connaturata assenza dal dibattito della ‘maggioranza silenziosa’ degli svizzeri; e anche per una strategia di non fortissimo impegno durante la campagna verso il voto di tutti i partiti (tranne i democentristi) favorevoli al mandato per il governo. Ci illuderemmo, e si illuderebbe il Consiglio federale, se si pensasse che l’indiscutibile verdetto segni il punto finale, metta il silenziatore, produca l’arretramento di chi (ancora nei commenti dopo l’annuncio del risultato) continuava a parlare di ‘deriva anti-costituzionale’, di torsione delle libertà individuali, di costrizioni liberticide: e che torneranno verosimilmente a urlare i loro slogan più anti-scientifici, le loro tesi complottistiche, la loro infondata teoria di ‘cittadini ancor più soggetti al controllo del potere’ anche per via del tracciamento, ma poi letteralmente incapaci di proporre alternative credibili. Hanno il diritto di farlo (se tengono le mani a posto), ma avrebbero anche il dovere di prendere atto della scelta della maggioranza.
Non è poco lo score degli oppositori, che sono comunque più di un terzo dei votanti. E non è una semplice carta in bianco consegnata al Consiglio federale e al legislativo nazionale. Infatti, i compiti più difficili di governo e parlamento, che mantiene comunque il suo potere di ultima istanza, saranno due: sulla base delle indicazioni degli esperti, calibrare saggiamente, ma anche senza le troppe titubanze già manifestate, le ulteriori misure di contenimento del virus che in altre nazioni a noi vicine (vedi Austria e Germania, fra lock-down, vaccinazione obbligatoria, e ruolo coercitivo dei green pass) sono state particolarmente incisive a fronte dell’ultima fiammata del Covid e della super variante sud-africana; e, poi, tentare di rimarginare la ferita, la frattura, la brutta faglia sociale che divide il paese, e che in parte rimarrà nonostante il verdetto di ieri. Compito non facile, e nemmeno scontato nel suo esito. Anche perché, e qui sta la sostanza del problema politico più immediato e importante, bisognerà vedere come l’UDC, schieramento di maggioranza relativa, che si era posizionata contro la nuova legge, deciderà di confrontarsi con la situazione cristallizzata da un voto che la vede in ogni caso sconfitta, e di cui dovrebbe assumere le sue responsabilità. Partito di governo e di opposizione, con complicità anche in seno all’esecutivo federale (vedi Ueli Maurer), ha incoraggiato con parole irresponsabili e gesti deprecabili lo scomposto e variegato fronte del dissenso. E questo non era affatto un suo diritto, ma una ulteriore scelta di rottura anti-istituzionale, dettata anche da una mal-calcolata e malcelata speculazione elettoralistica. Si vedrà, ora che bisogna passare all’elaborazione del piano attuativo in sede parlamentare, si vedrà il grado di maturità politica del partito. Si vedrà se e come l’UDC vorrà o no continuare nella sua strategia delle lacerazioni perseguita ad ogni costo. E le prime dichiarazioni di Marco Chiesa di certo non fanno ben sperare.
Grafico: swissinfo.ch
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