PSE: il partenariato che non c’è
Benché all'ultimo minuto, ritengo interessante sottolineare alcuni fatti strani emersi durante il dibattito pro e conto il PSE
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Benché all'ultimo minuto, ritengo interessante sottolineare alcuni fatti strani emersi durante il dibattito pro e conto il PSE
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I rappresentanti del Municipio di Lugano hanno brillato per imprecisione nei loro propositi. Cito due casi.
Il primo caso: il sindaco Michele Foletti a Falò ha affermato che il voluminoso contratto non ha validità assoluta, perché il Municipio si è riservato fino al 2025 per cercare eventuali nuove forme di finanziamento. Mi chiedo, pertanto, su che cosa sono chiamati a votare i cittadini di Lugano. Durante tutta la campagna referendaria si è fatto strada l’abbaglio che in votazione sia il progetto come tale, mentre, in realtà, l’oggetto è l’accordo tra il Comune di Lugano e la cordata Credit Suisse-HRS. Ho capito che il costo pattuito potrebbe essere ridotto rispetto a quanto finora scritto sui documenti. L’esperienza insegna, però che i lavori pubblici che costano meno del preventivo sono come le mosche bianche, per cui è aperta anche la possibilità, mai invocata, che il PSE costi di più dei 167 milioni finora annunciati. Le conseguenze di tale ipotesi, purtroppo, non sono state valutate.
Tutto sommato votando sì si voterà su nulla di certo, ma si consegnerà al Municipio una cambiale in bianco. Esprimo seri dubbi sulla democraticità di questo modo di procedere.
La seconda grave imprecisione l’ha pronunciata Filippo Lombardi domenica scorsa. Parlando di Piano di quartiere, ha bluffato dicendo a Fulvio Pelli che entrambi, l’uno agli Stati e il secondo al Nazionale avrebbero votato un inasprimento della legge. In realtà Lombardi ha dimostrato di non conoscere né la Legge federale sulla pianificazione del territorio, né la Legge cantonale sullo sviluppo territoriale. La prima, infatti, non menziona l’istituto del Piano di quartiere e, quindi, né lui né Pelli l’hanno votato. È infatti la Legge cantonale che con gli articoli 54 e 55 regola la materia, e non vi si trova l’obbligo di realizzare l’interezza del Piano. Semmai questo potrebbe essere iscritto nel Regolamento edilizio, di competenza comunale.
Da ultimo mi sia permesso affermare che in questo specifico caso non è legittimo parlare di partenariato pubblico-privato, perché tale non è. Questa formula viene sbandierata per dare un tono di modernità al progetto. Il partenariato, ossia la ricerca della collaborazione tra iniziativa pubblica e iniziativa privata, poggia su principi ben diversi, come quelli negoziati, ad esempio, a Lucerna, o a Neuchâtel, principi che nel caso luganese non sono presenti. A ben guardare, il tipo di accordo raggiunto dal Municipio con i privati ha la configurazione di un classico mandato ad un’impresa generale, se non che il privato ha ottenuto, oltre al mandato di realizzazione, l’uso di un’area pubblica pregiata mediante un diritto di superficie che costa meno della metà del valore commerciale. Il canone pattuito corrisponde ad un valore del terreno di circa 500 Fr. il mq. Valuti il contribuente luganese se si tratta di un buon affare, visto che qualche centinaio di metri più a Nord i terreni sono stati trattati recentemente a 4’000 Fr il mq. Per di più, il partner privato attenua massicciamente i propri rischi chiedendo al Comune di fornirgli anche gli inquilini.
Spero che chi non avesse ancora votato rifletta su queste mie considerazioni.
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