El Salvador, la moderna autocrazia del politico twittero elevata a modello
Il presidente salvadoregno Nayib Bukele dal Frente Farabundo Martì ai Bitcoin. Con un consenso al 70% e l’entuasiastico apprezzamento anche del leader populista argentino Javier Milei
E dire che veniva proprio dalle fila della ex guerriglia del Frente Farabundo Martì (FMLN). Suo padre aveva avuto persino un ottimo rapporto col leader del Partito Comunista Salvadoregno, comandante Schafik Handal. Forse anche perché erano tutti di origine palestinese, di Betlemme, da dove la famiglia Bukele emigrò un secolo fa. Sta di fatto che Nayib, 41 anni, ha iniziato la sua carriera politica nel 2012 come sindaco del municipio di Nueva Cuscatlán; per essere eletto nel 2016 primo cittadino di San Salvador. In pratica l’unico giovane brillante sul quale il Frente aveva investito. Ma rivelatosi ben presto riottoso alle rigide e talvolta settarie dinamiche interne. Tanto da finire con l’essere espulso per una battuta non più che impertinente nei confronti di una sua consigliera comunale.
Paradosso vuole che Nayib Bukele nel 2019 sia stato eletto già al primo turno alla massima carica dello stato subentrando a due mandati presidenziali di fila del Frente (con entrambi i relativi ex capi di stato rifugiatisi nel frattempo nel Nicaragua orteguista) riducendolo elettoralmente ai minimi termini già al primo tentativo. Per poi due anni dopo, stravincere anche le elezioni parlamentari col suo partito Nuevas Ideas, che, ottenendo la maggioranza assoluta dei seggi, lo ha indotto un mese dopo ad operare un “mini” golpe istituzionale per assoggettare anche il potere giudiziario. Di qui la deroga incostituzionale che gli permetterà di ricandidarsi il prossimo anno.
Ma come spiegare un successo così fulminante e incontrastato? Il twittero Nayib maneggia i social come nessun altro. Entusiasma da subito le disperate giovani generazioni che sono la stragrande maggioranza della popolazione e che, come ad altre latitudini, non credono più negli antichi bipartitismi. Col suo spigliato spirito imprenditoriale da millennial si avventura a legalizzare (primo paese al mondo) la circolazione del bitcoin. Gli va parecchio male visto che la criptomoneta non è decollata, con investimenti di soldi pubblici andati in fumo; e nonostante il gemellaggio con la piazza finanziaria di Lugano. Subito sterza allora sull’azzeramento delle maras, le bande giovanili importate dagli Usa (che facevano di El Salvador uno dei paesi più violenti al mondo). Con loro tenta in un primo momento invano un patto di non belligeranza. Decreta allora lo stato di emergenza (tuttora vigente) ficcando dentro in un anno e mezzo (nell’entusiasmo di polizia ed esercito) 73mila giovani pandilleros (o presunti tali); violando ogni garanzia del diritto. Sta di fatto che il numero degli assassinii nelle zone sotto il controllo delle bande è precipitato. E gli abitanti di quei quartieri marginali, sollevati pure dalle pratiche quotidiane delle estorsioni, respirano. Il consenso di Bukelesupera così il 70%. Anche se al problema originario delle disuguaglianze sociali non ha pressoché messo mano.
In politica estera Bukele aveva buoni rapporti con Trump; mentre ora con Biden cicaleggia con la Cina. Insomma un’autocrazia moderna assurta a modello in tutto il subcontinente latinoamericano.
Lo avevamo conosciuto da sindaco capitalino in occasione del processo di canonizzazione di Oscar Romero, l’arcivescovo di San Salvador assassinato dagli squadroni della morte nel 1980. Chissà cosa penserà oggi di San Romero de America, la cui figura si staglia dietro di lui ogni volta negli incontri nel Salone di Protocollo del palazzo presidenziale. E che è stato “elevado a los altares” da papa Francesco, che Bukele da presidente non ha ancora incontrato.
Articolo scritto per il manifesto
Nell’immagine: protesta contro l’adozione del bitcoin come moneta a corso legale nel Salvador
In un audiodocumentario diffuso in varie piattaforme e disponibile anche sulla nostra zattera una vicenda sconosciuta e terribile della vita sociale e politica colombiana