Di editori, libri e… contrabbandieri risorgimentali
La storica Tipografia Elvetica di Capolago risorge per la terza volta grazie a una coraggiosa iniziativa privata e rivive in un romanzo storico appena pubblicato
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La storica Tipografia Elvetica di Capolago risorge per la terza volta grazie a una coraggiosa iniziativa privata e rivive in un romanzo storico appena pubblicato
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La storica Tipografia Elvetica di Capolago risorge per la terza volta grazie a una coraggiosa iniziativa privata e rivive in un romanzo storico appena pubblicato
È Milo Miler. Dopo avere accolto per anni, insieme a sua mamma, gli appassionati d’arte nel centro di Lugano, prima in Galleria, poi in via Stauffacher, Milo mette gli occhi sull’edificio secentesco (1670) di Capolago che è stato, nel corso dei secoli, dimora della famiglia Maderno; residenza estiva della Diocesi di Como; cuore pulsante della Tipografia Elvetica (tra il 1830 e il 1851); albergo e, nei primi anni del nuovo millennio, centro d’accoglienza per rifugiati gestito dalla Croce Rossa Svizzera. Tutti questi passaggi hanno lasciato tracce profonde sull’elegante edificio tra la cantonale e la ferrovia, ma – deve aver pensato Milo – quella casa ha una storia e un’anima fatte di princìpi e valori che non devono spegnersi.
Affiancato – in un’impresa che rasenta a prima vista la follia – dalla moglie Julia Kessler, Milo acquista per pochi soldi l’edificio. Insieme, sporcandosi le mani in prima persona, affrontano un restauro lungo e oneroso. Ne nasce la Casa d’arte Miler: andate, Naufraghi, a visitare questo esempio virtuoso, vorrei dire prodigioso, di resistenza e di impegno, ben descritto dai suoi artefici nel propro sito online.
All’interno troverete opere d’arte e oggetti d’arredamento di epoche e provenienze diverse, con un occhio di riguardo per il designer ante litteram di mobili Gustave Serrurier-Bovy (1858-1910) e per opere Art Nouveau-Liberty-Jugendstil. Colpiscono i singoli pezzi, ma incanta l’insieme, la convivenza stimolante dei pezzi esposti con l’edificio che li ospita, le sue pareti bianche frutto di un lungo lavoro di sottrazione, lo scalone, gli spazi esterni conchiusi da un muro in cemento armato che separa ma non segrega, oltrepassato il quale si raggiunge il portale della villa. Uno spettacolo, insomma. Una rassegna di opere e manufatti raccolti non in base alle firme, alle tendenze del mercato, alla volontà del mercante di muoversi lungo vie sicure, ma alla qualità-originalità e, certo, al gran gusto di Julia e Milo. “L’intemporalità è il nostro scopo”, si legge sul sito della casa d’arte.
Da qualche anno, ricollegandosi al fulgido passato della tipografia risorgimentale ospitata tra quelle antiche mura, a Capolago è ripresa, a piccoli passi ben misurati, anche un’attività editoriale. Dapprima, nel 2015, con la rivista tipografiaHelvetica (Helvetica è anche il carattere tipografico adottato), che porta il segno forte del suo direttore editoriale Tommaso Labranca (deceduto il 29 agosto 2016). Poi si è iniziato a pubblicare libri, 8 sino ad oggi. Tra gli autori, oltre allo stesso Labranca, Mattia Cavadini, Paolo Di Stefano, Oliver Scharpf, Sergio Roic e… Pietro Berra, del quale vorrei parlare, in forma forzatamente sommaria, più avanti.
Incrociando nomi e titoli, come non identificare una forte affinità tra i singoli autori, il luogo che li ha accolti e il ricordo-consapevolezza del passato di quelle stanze? Quasi una Comunità elettiva che dà coerenza al catalogo e si ritrova in quanto Milo Miler ha recentemente espresso in un’intervista alla Domenica del Corriere del Ticino (4 dicembre 2022): «Fino a 30 anni fa nessuno avrebbe collegato l’arte al guadagno. Oggi si. Ogni cittadino, prima, aveva un rapporto diverso con l’arte. I guadagni di un tempo – in questo campo – erano inferiori rispetto a quelli di oggi. Ma soprattutto, all’epoca non c’era questa smania dell’investimento». Tra gli autori citati, lo stesso Scharpf (1977) ha dedicato alla Tipografia uno dei suoi imperdibili articoli pubblicati su Azione (rubrica A due passi). Anche il libro di Di Stefano è una scelta dei suoi articoli usciti su Azione, sempre accompagnati (come faceva Gianni Mura nella sua rubrica domenicale Sette giorni di cattivi pensieri su Repubblica) da una nota al protagonista da 0 a 6.
È il titolo del libro più recente (novembre 2022) pubblicato da tipografiaHelvetica, autore il giornalista Pietro Berra (1975), responsabile dell’inserto culturale L’Ordine del quotidiano La Provincia. Protagonista delle circa 360 pagine, il patriota comasco Luigi Dottesio (1814-1851), figura non ignota, ma neppure di primissimo piano, del Risorgimento, il cui ricordo è legato proprio al ruolo di “importatore” clandestino dalla Svizzera – e dunque dalla stamperia di Capolago – di volumi che, nell’Italia occupata, gli Austriaci avevano messo all’indice. Dottesio fece capo a una rete di spalloni che operavano sulle montagne tra il Ticino e il Comasco e contribuì così a far arrivare in tutto il Lombardo-Veneto autori quali Carlo Cattaneo (curatore di due collane), Massimo d’Azeglio, Vincenzo Gioberti, Giuseppe Mazzini, Niccolò Tommaseo.
Romanzo viene definita la pubblicazione, ma di finzione ce n’è ben poca: poggia infatti su solide ricerche d’archivio tra carteggi, articoli di giornale, verbali d’interrogatorio. Romanzesca potrebbe apparire, semmai, la complicata storia d’amore tra Dottesio e Giuseppina Bonizzoni, di 6 anni più vecchia di lui, già vedova e madre di 6 figli, con la quale Luigi conviveva in una relazione osteggiata. Involontariamente, quando stavano per sposarsi a Campione d’Italia, la donna portò alla cattura del contrabbandiere di libri, alla sua carcerazione a Venezia, al processo e alla successiva impiccagione. Era l’11 ottobre del 1851: Dottesio non aveva ancora 38 anni. Fu proprio la sua condanna a morte a rendere sempre più difficili le attività pubblicistiche della Tipografia Helvetica, guardate a vista dalle Autorità confederate e ticinesi, ma anche meno indispensabili con il progressivo allentamento della censura in Italia. Solo due anni più tardi sarebbero infatti cessate definitivamente.
Per saperne di più si veda lo studio di Fiorenzo Bernasconi su “Il Risorgimento italiano nelle edizioni ticinesi”. Il volume “Il contrabbandiere di libri” verrà presentato dal suo autore sabato 26 agosto 2023 alle ore 10.15 al Boschetto del Parco Ciani di Lugano.
Nell’immagine: un ritratto di Luigi Dottesio
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