Ma sono solo dei palestinesi
Ai 4,6 milioni di abitanti dei territori occupati Israele ha consegnato appena 5 mila dosi di vaccino. Per il resto che si arrangino
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Ai 4,6 milioni di abitanti dei territori occupati Israele ha consegnato appena 5 mila dosi di vaccino. Per il resto che si arrangino
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Ai 4,6 milioni di abitanti dei territori occupati Israele ha consegnato appena 5 mila dosi di vaccino. Per il resto che si arrangino
Qualche dubbio sul rispetto della privacy rimane, visto che Pfizer si é impegnato a stralciare dalle liste dati personali che dovessero emergere inavvertitamente (“chi possiede i dati, possiede il potere”, ha ricordato Bloomberg). E ancora: Israele accetta per ogni vaccinato un costo tra i 30 e i 47 dollari, nettamente superiore a quello sottoscritto dagli Stati Uniti, e addirittura il doppio di quello pagato dall’ Unione Europea. Ma che importa di fronte alla prospettiva di liberarsi al più presto dal virus, e per Netanyahu di garantirsi una carta formidabile per la riconferma a premier nelle imminenti elezioni (la quarta in soli due anni!)? Ma “Bibi”(così lo chiamano in Israele) é “Bibi”, e, come fanno Cina e Russia, ha puntato anche sulla “diplomazia del vaccino”, promettendo, senza consultare nemmeno la task force anti-Corona, le dosi in eccesso ai paesi amici (l’Honduras per esempio, che ha annunciato di voler trasferire la propria ambasciata a Gerusalemme).
La… generosità del premier è stata però bloccata dal procuratore generale di Israele. E i palestinesi? Beh, lì la generosità si ferma. Ai 4,6 milioni di abitanti dei territori occupati (Cisgiordania e Gaza) Israele ha consegnato appena 5 mila dosi, per il resto che si arrangino, visto che gli accordi di Oslo prevedono che la sanità sia gestita dall’ANP (Autorità Nazionale Palestinese). In realtà, quegli accordi di oltre 25 anni fa sono stati in gran parte disattesi da Israele (annessione di vaste aree palestinesi, estensione delle colonie, annessione del Golan, eccetera). Quindi, a prevalere dovrebbe essere l’articolo 56 della Quarta Convenzione di Ginevra, secondo cui la forza occupante “ha il dover di assicurare l’adozione e l’applicazione delle misure profilattiche e protettive necessarie per combattere la diffusione di malattie contagiose ed epidemiche”. Ma figurarsi se Israele, che delle convenzioni ONU se ne fa spesso un baffo (prima fra tutte quella che chiede di porre fine alla stessa occupazione) applicherà una precisa regola internazionale. Anche se non manca nel Paese chi ricorda al trionfante Bibi che con centinaia di migliaia di arabi che ogni giorno entrano per lavoro nello Stato ebraico, e tenuto conto che l’intera regione costituisce un ‘ecosistema’, la garanzia dell’immunità totale rischia di diventare vana se non si garantisce il siero anche agli ‘occupati’. Che invece dovranno mettersi in fila per aspettare (fino a quando?) di essere aiutati da Covax, l’organizzazione internazionale messa in piedi dall’OMS per i paesi più fragili economicamente.
E bravo Benjamin. Del resto, qualcuno si occupa anche dei palestinesi, stritolati dagli accordi di Israele con diversi Stati del Golfo (sotto regia saudita) e dalle feroci divisioni all’interno della loro incapace e corrotta leadership?
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