Niente Pinocchio a scuola
Nei programmi scolastici italiani continua a non trovar posto la lettura del testo più tradotto dopo la Bibbia: una scelta incomprensibile
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Nei programmi scolastici italiani continua a non trovar posto la lettura del testo più tradotto dopo la Bibbia: una scelta incomprensibile
• – Paolo Di Stefano
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• – Redazione
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• – Martino Rossi
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• – Redazione
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• – Franco Cavani
Lo storico locarnese Giorgio Cheda torna con un nuovo saggio su un argomento che studia da quasi mezzo secolo e nel quale anche suo padre, partito nel 1920, era stato coinvolto in prima persona
• – Michele Ferrario
Il cristianesimo ci ripropone ogni anno, nell’incanto della memoria storica, religiosa e della festa comunitaria, familiare, il richiamo alla nascita, il tempo della natalità
• – Silvano Toppi
In occasione delle festività natalizie riproponiamo un racconto dello scrittore ticinese Sandro Beretta
• – Redazione
Una canzone per una pace che sembra irraggiungibile, anche a Natale
• – Redazione
La nuova legge del presidente, che inasprisce la politica di immigrazione in Francia, viene votata in parlamento anche dalla leader dell’estrema destra, ora in testa nei sondaggi per le prossime europee
• – Aldo Sofia
Nei programmi scolastici italiani continua a non trovar posto la lettura del testo più tradotto dopo la Bibbia: una scelta incomprensibile
“La Lettura” [il settimanale letterario e culturale del “Corriere della sera”, ndr] ha dedicato l’apertura di un suo numero recente ai 140 anni di Pinocchio. E quando si ritorna sullo scandalo di non vedere il burattino neppure citato nei programmi scolastici, qualcuno echianamente tira fuori il Manzoni: meglio così, si finirebbe per odiarlo.
Se fosse vero che la scuola finisce per guastare tutto ciò che sfiora, sarebbe legittimo eliminare dai programmi, per salvarli dalla tomba didattica, anche Dante Petrarca Boccaccio Ariosto Tasso Montale Calvino eccetera. E anzi, si farebbe prima a eliminare l’insegnamento della letteratura, cosa di cui alcuni «utilitaristi» sarebbero sicuramente lieti (in fondo a che serve la letteratura? Risposta: a niente).
Detto ciò, finché la letteratura resiste, rimane incomprensibile il tabù ostinato imposto al romanzo di Collodi. È considerato troppo infantile? Troppo perturbante? Troppo facile? Troppo difficile? Troppo toscano? Troppo italiano? Edificante? Vizioso? Indecifrabile? Fatto sta che per la scuola italiana un capolavoro come Pinocchio, il libro più tradotto al mondo dopo la Bibbia, semplicemente non esiste.
Ed è inutile fare l’elenco infinito dei suoi estimatori, inutile ricordare che per Raffaele La Capria il burattino di legno è il nostro alter ego, il tipico italiano irresponsabile che dà sempre la colpa agli altri delle sue malefatte. Inutile dire che per Edoardo Sanguineti è un romanzo di formazione universale. Inutile citare Croce, Prezzolini e Tabucchi, Manganelli e Asor Rosa e Calvino.
Inutile elencare i cento e più illustratori che si sono scatenati sul personaggio di Collodi (un «Atlante» di Santo Alligo, edito da Little Nemo, ne fa una rassegna). Inutile ricordare i film di Disney, di Comencini, di Benigni, di Garrone, di Guillermo del Toro, inutile ricordare le letture di Carmelo Bene e Paolo Poli. La scuola non ne vuol sapere.
Testo pubblicato dal Corriere della sera
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