Non c’è solo Miami – Messi vende all’Arabia il silenzio sul regime
Il New York Times svela l’accordo da 25 milioni come testimonial: include social e vacanze
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Il New York Times svela l’accordo da 25 milioni come testimonial: include social e vacanze
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Il New York Times svela l’accordo da 25 milioni come testimonial: include social e vacanze
Andarci a lavorare, e dunque a vivere no, per nessuna ragione (e cifra) al mondo, ma una vacanzina l’anno, qualche foto e un po’ di post sui social sono un sacrificio accettabile e difatti Messi lo ha accettato, quando è diventato testimonial del turismo in Arabia Saudita. Il sacrificio è ben remunerato e può fargli guadagnare fino a 25 milioni di dollari in un triennio. Per intascarli, gli basterà far visita al regno una volta l’anno, scrivere qualcosa sui social e soprattutto non aprire mai bocca sulla sistematica violazione dei diritti umani in quell’angolo di mondo. Anche il silenzio è in vendita.
Il New York Times ha rivelato i dettagli dell’accordo tra Messi e i sauditi: i giornalisti del quotidiano americano hanno visionato un documento, datato 1° gennaio 2021 e firmato da Leo e da suo fratello Rodrigo (il suo direttore commerciale), ma non dai funzionari sauditi. Si tratta probabilmente di una bozza, molto vicina però al contratto definitivo, visto che in seguito Messi ha agito in linea con quando scritto su quei fogli.
Nel dettaglio, il fenomeno argentino guadagnerà 2 milioni di dollari per una vacanza in Arabia l’anno della durata di cinque giorni o, in alternativa, per due vacanze annuali di tre giorni ciascuna (le spese di viaggio e l’alloggio a cinque stelle per un gruppo fino a venti persone sono a carico del governo saudita), altri 2 milioni per promuovere l’Arabia Saudita sui social media 10 volte l’anno, e non quando è in vacanza da quelle parti (Messi ha 470 milioni di follower su Instagram), e ulteriori 2 milioni per partecipare a una campagna turistica annuale, tipo il video nel deserto girato nel novembre scorso.
Da un certo punto di vista, Messi si è accontentato delle briciole. Di una mancetta, rispetto ai 400 milioni (l’anno) che avrebbe preso se avesse accettato di chiudere la carriera nel campionato arabo, come hanno fatto Ronaldo e Benzema e come sta per fare Koulibaly. Lui invece ha preferito tirare gli ultimi calci a Miami, stesso sole ma altra qualità della vita. Altra libertà. Agli arabi ha concesso qualche giorno l’anno e qualche ora di lavoro dei suoi social media manager, oltre al silenzio su un regime tra i più reazionari al mondo.
L’ultima volta Messi è stato in Arabia a inizio maggio e per svolgere il suo lavoro di testimonial ha trascurato quello di calciatore: per farsi fotografare assieme a moglie e figli mentre accarezzava cavalli, o osservava estasiato un artigiano che intrecciava cappelli di paglia [nell’immagine], ha marinato un paio di allenamenti del Psg, beccandosi due settimane di sospensione (anche dallo stipendio), poi ridotte a una. Per giustificarsi, non ha raccontato frottole: «Non potevo non andarci». E se ogni tanto sui suoi social compare una foto della meravigliosa Arabia Saudita, non certo il posto migliore al mondo per fare turismo, adesso conosciamo il perché. E il tariffario a sei zeri.
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