Pensioni e società, quale nesso?
Una importante manifestazione oggi a Bellinzona per protestare contro i tagli della pensione dei dipendenti statali e parastatali - Di Michel Petrocchi, educatore e membro della commissione del personale dell’Osc
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Una importante manifestazione oggi a Bellinzona per protestare contro i tagli della pensione dei dipendenti statali e parastatali - Di Michel Petrocchi, educatore e membro della commissione del personale dell’Osc
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Una importante manifestazione oggi a Bellinzona per protestare contro i tagli della pensione dei dipendenti statali e parastatali - Di Michel Petrocchi, educatore e membro della commissione del personale dell’Osc
È prevista per oggi alle 17.30 a Bellinzona, con partenza da Piazza Stazione, la manifestazione organizzata dalla rete ErreDiPi (la rete per la difesa delle pensioni dei dipendenti statali e parastatali) in difesa delle attuali prestazioni dell’Istituto di previdenza del Canton Ticino (IPCT). Tali prestazioni coinvolgono circa 16’000 persone che, come noto, hanno già subìto una riduzione del 20% nel 2013, per cui un ventilato e programmato ulteriore taglio di un altro 20% a partire dal gennaio 2024 comporterebbe una riduzione della pensione del 40% in poco più di 10 anni.
Al centro della manifestazione, la richiesta di bloccare il tasso di conversione e di cercare strumenti alternativi al taglio delle pensioni degli affiliati per sanare le casse dell’Istituto. La riduzione, infatti, è stata decisa recentemente dal Consiglio di amministrazione dell’IPCT per porre rimedio all’insufficiente grado di copertura della cassa, senza alcun coinvolgimento degli stessi affiliati.
Fra i relatori della manifestazione, che coinvolge docenti, personale medico e paramedico, agenti di polizia, pompieri, funzionari del Cantone di vario genere e livello (compresi gli addetti delle pulizie), vi è anche Michel Petrocchi, educatore e membro della commissione del personale dell’Osc, che spiega e riassume i motivi di fondo che lo hanno spinto ad aderire alla protesta.(red)
La rete ErreDiPi, come noto, è democratica, aperta a tutti e sta favorendo un dialogo tra le varie professioni che lavorano per il Cantone. Le riflessioni emerse nelle assemblee e nei comitati di questi ultimi tre mesi hanno riguardato diverse tematiche che a mio avviso meriterebbero delle riflessioni ampie e che mettono in relazione la difesa delle pensioni con l’interrogativo circa quale società desideriamo. Possiamo immaginare che tutti vogliano il bene della società in generale, tuttavia, se guardiamo ai modi utilizzati dalla politica per ottenere tale scopo, possiamo legittimamente avanzare non pochi dubbi.
A mio modesto parere il taglio alle pensioni si inscrive in un contesto che limita la funzione dello Stato ad una pura e semplice attività contabile, concentrandosi sulle modalità con cui si possa intervenire sul bilancio di una famiglia senza considerare, invece, che dovrebbe assumere ben altri compiti e responsabilità, a cominciare da quello di promuovere il benessere della popolazione. I tagli in generale vanno inoltre a colpire molto spesso quei settori che offrono servizi di base fondamentali per la popolazione (scuola, sanità, ecc).
Cambiando solo apparentemente i termini del discorso, potremmo chiederci quanto la politica di oggi è disposta a considerare prioritaria una sua specifica attenzione per un’equa distribuzione della ricchezza che tutti concorriamo a produrre e a domandarsi, dunque, in che misura sia capace e voglia rappresentare realmente tutti i cittadini. Possiamo chiederci se è veramente giusto che il personale dello Stato, che concorre a mantenere in funzione servizi fondamentali per l’intera popolazione, venga continuamente indicato come “costo” e come “privilegiato” e per questo debba subire in continuazione dei tagli, come avvenuto negli ultimi trent’anni.
Allo stesso tempo abbiamo una politica che continua a perseguire tagli alle tasse di cui beneficiano in particolare gli alti redditi e una parte dell’economia (non certo quella delle Pmi!). Ci si attenderebbe dall’economia quindi un contributo al benessere generale; certamente in parte svolgerà anche questo ruolo, ma basta aprire gli occhi sui livelli salariali, sulla diminuzione dei diritti del lavoro, sulla precarietà dei contratti, sulla continua richiesta di liberalizzazione che si traduce in mancanza di controlli, sul continuo chiedere aiuto allo Stato quando arrivano le crisi, e ci si accorge che le cose non vanno sempre nella direzione degli interessi generali.
Qualcuno deve garantire le regole del gioco in modo da limitare gli squilibri e questo qualcuno è lo Stato. Ora, con il taglio alle pensioni, quest’ultimo si sta muovendo come un’azienda privata, con la stessa logica; diminuire le “spese” (quelle a favore della collettività) per sgravare fiscalmente chi non ne ha bisogno (una minoranza). Il mio parere è che una società può progredire solo laddove vi sia una sufficiente solidarietà tra chi ha e chi non ha, altrimenti il rischio di produrre maggiori disparità e serie tensioni sociali aumenterà insieme alla sfiducia nel futuro e nelle istituzioni.
Tagliare sulla cassa pensione significa aumentare il numero di chi in futuro non se la vedrà riconoscere; la politica si sta muovendo quindi nella direzione sbagliata colpendo e demotivando 16’000 persone che non portano alcuna responsabilità per la situazione finanziaria dell’IPCT.
Questa responsabilità è dello Stato e dell’autorità politica, a cui spetta interamente l’assunzione dell’onere di risanamento della cassa, così come è stato fatto in altri Cantoni che si sono trovati nella medesima situazione.
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