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Pro e contro dell’insegnamento precoce di una lingua a scuola
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Redazione
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• 11 Febbraio 2023 – Redazione

Nel periodo elettorale i contributi di candidate e candidati sono benvenuti sulla nostra zattera secondo queste regole

Di Sabine Christopher, Osservatorio linguistico della Svizzera italiana

Il dibattito attuale

La ricerca nell’ambito dell’appropriazione e dell’insegnamento delle lingue potrebbe dare un contributo costruttivo al dibattito in corso sull’insegnamento del tedesco nella scuola obbligatoria nel Canton Ticino. Dati empirici potrebbero per esempio aiutare a meglio definire gli obiettivi realisticamente raggiungibili che le politiche educative dovranno soppesare con il tempo e le risorse didattiche disponibili. 

È nella natura delle minoranze linguistiche che esse si devono adattare linguisticamente alla maggioranza. Per la comunità italofona è pertanto indispensabile rafforzare il plurilinguismo individuale per consolidare la propria posizione a livello nazionale. A questo scopo una buona qualità dell’insegnamento scolastico delle lingue è d’importanza primordiale. Qui sotto elenchiamo una serie di fattori legati al contesto di apprendimento e alle caratteristiche individuali degli apprendenti che influiscono sia sul ritmo sia sull’esito dell’apprendimento. Questi fattori sono concomitanti e spesso non separabili nettamente fra loro.

Fattori in gioco e risultati della ricerca
  1. L’età all’inizio dell’insegnamento: i principali studi in merito (raccolti in un ampio meta-studio realizzato dal Centro scientifico di competenza per il plurilinguismo del Università di Friborgo e dell’Alta scuola pedagogica di Friborgo) hanno mostrato che il fattore biologico della maturazione incide generalmente sull’appropriazione delle lingue, ma i vantaggi di un’acquisizione precoce riguardano principalmente il contesto naturale di acquisizione spontanea (non scolastico). Invece nell’insegnamento guidato (scolastico) il vantaggio di un inizio precoce (primo ciclo della scuola elementare) sta principalmente nel maggior numero totale di ore di insegnamento. Gli apprendenti precoci raggiungono risultati migliori soprattutto nella pronuncia. Gli apprendenti tardivi invece (età della scuola media) mostrano un ritmo iniziale di apprendimento molto più elevato rispetto agli apprendenti precoci. In termini di competenze raggiunte entro la fine della scolarità questa differenza però, di regola, non è compensata dal maggior numero di ore di insegnamento di cui beneficiano gli apprendenti precoci. 
  2. La dotazione oraria: il numero di ore di esposizione alla lingua obiettivo incide in modo importante sul successo di apprendimento. È insito al contesto scolastico che il numero di ore di esposizione è limitato. Quest’ultimo può essere aumentato senza intervenire sulla totalità delle ore d’insegnamento se alle lezioni di lingua si aggiunge un insegnamento immersivo p. es. con un approccio CLIL (content and language integrated learning), in cui anche le materie non linguistiche sono insegnate parzialmente o interamente nella lingua obiettivo. Ulteriori possibilità per aumentare il numero di ore di esposizione alla lingua sono p. es. soggiorni nella regione dove è parlata la lingua, scambi (di persona e virtuali) con parlanti nativi, lettura e utilizzo dei media.
  3. La modalità d’apprendimento esplicita vs. implicita: gli apprendenti precoci tendono a beneficiare particolarmente di contenuti impliciti, mentre gli apprendenti più tardivi si appoggiano in modo più proficuo su una modalità d’apprendimento in cui i contenuti linguistici sono presentati in modo esplicito. Va notato che un insegnamento basato su processi di acquisizione impliciti, particolarmente efficace negli apprendenti precoci, richiede un numero molto alto di ore di esposizione (p. es. con un approccio CLIL, dove fra l’altro i contenuti linguistici rimangono per lo più impliciti). Un insegnamento linguistico esplicito invece tende ad accelerare notevolmente il ritmo di apprendimento, particolarmente nelle fasi iniziali, ma questa modalità è più efficace negli apprendenti più tardivi. In ogni caso è fondamentale adattare la modalità d’apprendimento all’età degli apprendenti e alle loro capacità di elaborare contenuti impliciti e/o espliciti. 
  4. L’influenza della L1 sulla L2: l’ipotesi è che più è radicata la L1, maggiore è l’interazione fra L1 e le lingue apprese in seguito. L’influsso della lingua scolastica (o eventuali altre lingue nel repertorio) su quelle apprese successivamente dipende d’altronde anche dal grado di parentela fra le lingue.  L’influsso di una lingua già acquisita sulla nuova lingua può prendere la forma di un transfert positivo in quanto la somiglianza rafforza l’apprendimento, mentre le interferenze di caratteristiche per cui le lingue differiscono possono costituire un eventuale ostacolo.  
  5. La motivazione e gli atteggiamenti: gli apprendenti precoci tendono ad essere motivati intrinsecamente, mentre negli apprendenti più tardivi prevalgono i fattori motivazionali esterni. Nel contesto svizzero è stato mostrato che l’apprendimento di una prima lingua straniera non ha un influsso significativo sulla motivazione di apprenderne una seconda. Dall’altro canto, un calo della motivazione (p. es. dopo alcuni anni di insegnamento) può generare delle difficoltà aggiuntive nell’apprendimento. Gli atteggiamenti positivi verso la lingua (p. es. il prestigio percepito, fenomeno che si osserva peraltro per l’inglese) o negativi (p. es. la difficoltà percepita) possono avere un effetto sulla motivazione di apprendimento. 
Alcune valutazioni

L’inizio precoce dell’apprendimento scolastico di una lingua straniera/seconda è giustificabile soprattutto dal punto di vista dell’allungamento del totale dell’apprendimento (massimizzazione delle ore di esposizione), fattore che incide sul livello di competenza raggiunto. Dall’altra parte un inizio più tardivo dell’insegnamento permette di sfruttare maggiormente il vantaggio cognitivo degli apprendenti. Questo risulta nella velocità di apprendimento più elevata.

L’anticipo di un anno (in prima media) dell’insegnamento del tedesco aumenterebbe il numero di ore di esposizione alla lingua. Questo avverrebbe inoltre a un’età in cui gli allievi e le allieve sono in grado di elaborare contenuti espliciti, permettendo un ritmo più elevato di apprendimento rispetto a un inizio precoce a livello di scuola elementare. Un’anticipazione ai primi anni di scolarità invece imporrebbe inizialmente la prevalenza di un apprendimento implicito con un ritmo di apprendimento lento che potrebbe essere parzialmente compensato da una quantità molto maggiore di esposizione alla lingua (raggiungibile con un approccio immersivo).

Entrambe le proposte di anticipazione risultano in una maggiore esposizione alla lingua, ma richiedono importanti investimenti e sacrifici in termini di risorse didattiche e di tempo. È compito della politica decidere se investimenti e sacrifici (p. es. il maggior numero di docenti e la necessità di formarli, la rinuncia ad altre materie ecc.) sono in proporzione con il prospettivo guadagno in termini di competenze linguistiche. Un tale guadagno non è tuttavia quantificabile a priori, ma andrebbe misurato in una sperimentazione. 

Piste aggiuntive

Oltre all’intervento sui fattori del momento dell’inizio dell’insegnamento, sul fattore concomitante della modalità d’apprendimento prevalente e sul fattore della durata totale dell’insegnamento, sarebbe possibile intervenire a livello della motivazione delle allieve e degli allievi. Questo sarebbe pensabile anche come via aggiuntiva accanto all’insegnamento curriculare. Anche se un tale intervento potrebbe richiedere risorse supplementari, sarebbe più facilmente integrabile nelle strutture esistenti: p. es. con soggiorni che rendono possibili dei contatti con il territorio linguistico e con parlanti nativi. Tali attività, oltre ad agire sulla motivazione, permettono anche di aumentare il numero totale di ore di esposizione.

Una proposta già esistente a bassa soglia in termini di risorse e tempo, che permette di agire soprattutto a livello della motivazione, è stata elaborata dall’Osservatorio linguistico della Svizzera italiana, dalla Divisione Scuola del DECS e dal Dipartimento formazione e apprendimento della SUPSI: Mitenand. Si tratta di un mini-corso di due giornate e mezza di preparazione ludica e piacevole all’insegnamento curricolare del tedesco da proporre p. es. verso la fine della prima media con l’intento di predisporre le allieve e gli allievi a livello della motivazione e degli atteggiamenti verso il tedesco e di smontare eventuali ansie e stereotipi negativi. In questo corso propedeutico, il cui materiale è liberamente accessibile online, le allieve e gli allievi scoprono di conoscere già quasi mille parole di tedesco. Questa consapevolezza non solo favorisce un transfert positivo, ma facilita anche l’applicazione efficace di strategie di comprensione in situazioni comunicative autentiche. Entrambe le esperienze agiscono sulla percezione di autoefficacia degli allievi e delle allieve.  Inoltre il tedesco è associato a un’esperienza positiva poiché il corso prevede una visita al museo dei Trasporti di Lucerna. Oltre ad essere un’esperienza piacevole, l’opportunità di un contatto con il territorio germanofono, primi scambi comunicativi faccia a faccia e la fruizione di testi aumenta la percezione dell’utilità e della pertinenza della lingua.






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