Salvaguardare e promuovere la diversità dei media svizzeri
Votazione del 13 febbraio: il vero pericolo non è affatto l’interferenza dello Stato, bensì la scomparsa delle piccole testate
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Votazione del 13 febbraio: il vero pericolo non è affatto l’interferenza dello Stato, bensì la scomparsa delle piccole testate
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Votazione del 13 febbraio: il vero pericolo non è affatto l’interferenza dello Stato, bensì la scomparsa delle piccole testate
Di Boas Erez, rettore dell’Università della Svizzera Italiana
Il libretto che accompagna i testi in votazione il 13 febbraio, contiene una lunga ed esaustiva presentazione del pacchetto di misure a sostegno dei media. Il testo è relativamente complesso, ma l’idea di base di questa proposta di legge è semplice: si tratta di contribuire a salvaguardare e promuovere la diversità dei media svizzeri. I potenziali inconvenienti delle misure previste non sono sufficienti a giustificare un voto contrario alla legge.
Di fatto, perché la nostra democrazia svizzera resti vitale è necessario che la popolazione disponga di fonti di informazione di qualità, che rappresentino punti di vista diversi. La popolazione svizzera ha accesso a molti media, in particolare numerici, di cui molti gratuiti o esteri, la cui qualità non è però garantita. Il rischio di manipolazione è grande, e il ruolo che svolgono media svizzeri più seri è quindi ancora più fondamentale di qualche tempo fa. In Svizzera, i professionisti dei media fanno il loro lavoro con indipendenza e senso critico (sempre valutato bene nei ranking internazionali per la libertà di stampa). In coscienza non possiamo lasciare la formazione delle opinioni dei cittadini ai social media che, come noto, rafforzano la polarizzazione delle posizioni. Gli algoritmi favoriscono infatti delle “bolle ideologiche” mostrando agli utenti solo le notizie aderenti alla propria visione del mondo e con la propria percezione, ignorando le informazioni contrastanti.
Una misura dell’affidabilità di un media è il numero dei suoi abbonati, e avere abbonati è una delle condizioni per poter beneficiare dei sostegni previsti dalla legge. Dimostrazione che la legge è ragionevole e che i sostegni non saranno distribuiti arbitrariamente.
Il settore dei media attraversa una fase di mutamento strutturale, ma gli effetti sono particolarmente evidenti in un paese piccolo come il nostro, composto da una confederazione di piccoli stati e, per di più, suddiviso in quattro regioni linguistiche con mercati distinti. In Svizzera, i media regionali sono fondamentali. La legge permetterà a questi media di operare più facilmente. Bisogna qui ricordare il recente aumento dei costi di produzione (prezzo della carta) e di spedizione. La legge prevede poi per la prima volta, e a titolo sperimentale, un sostegno ai generalmente giovani e piccoli media digitali svizzeri. Questi arricchiscono il panorama mediatico, proponendo spesso lavori di approfondimento, che non è sempre possibile effettuare nel quadro dei media più classici. Vi sono altre misure previste, che per esempio permetteranno a riviste pubblicate da associazioni come Pro Natura, di beneficiare di un sostegno.
L’argomento degli oppositori alla legge che insiste sul fatto che saranno soprattutto i grandi gruppi a beneficiare dei sostegni, dimentica che sono quelli con il lettorato più numeroso. L’argomento che insinua che un maggiore sostegno ai media minacci la loro autonomia è fallace. La Costituzione svizzera nei suoi art. 16 e 17 ne garantisce la libertà e l’indipendenza, e se nel 2021 la Svizzera ha perso qualche posizione nella classifica stilata da Reporters sans frontières, questo è proprio perché la diversità dei media in Svizzera è considerata a rischio a causa della digitalizzazione. Il maggiore pericolo non è quindi un’interferenza dello Stato, ma la perdita, per dinamiche prettamente economiche, delle piccole testate che contribuiscono alla pluralità delle opinioni.
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