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Al bivio tra riformismo e sovranismo, Meloni ha scelto in fondo a destra


Redazione
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«Soy patriota»
• 14 Ottobre 2021 – Redazione

Di Mario Lavia, Linkiesta

La leader di Fratelli d’Italia poteva accreditarsi come una leader europea di governo e invece ha deciso di infilarsi nel gorgo nero dell’estremismo partecipando all’evento del partito franchista spagnolo Vox. La situazione rischia di sfuggirle di mano

Ogni tanto in politica si para uno bivio. E si deve scegliere da che parte stare. Così, mentre in Europa si riapre il conflitto politico fra europeisti e sovranisti e più in generale tra democratici e illiberali, Giorgia Meloni fiuta il vento cattivo e si sposta ancora più a destra. E compie un errore tragico.

Viene da pensare che nei mesi scorsi, quando il sovranismo era stato rimesso a posto e perdeva voti – almeno nell’Europa occidentale – Giorgia si fosse acquattata in attesa di tempi migliori che evidentemente secondo lei sono adesso arrivati con la dichiarazione di guerra della Polonia ai Trattati europei.

Poteva lavorare per accreditarsi come una leader di governo ma al dunque al bivio lei ha scelto di fare la patriota, con un ritorno indietro di trent’anni.

Partecipando, peraltro in modo tra il pittoresco e il grottesco, alla manifestazione dei franchisti di Vox a Madrid, Meloni ha voluto dare  il segnale di essere una patriota (traduzione moderna di camerata), la leader della sezione italiana del neofascismo europeo, il quale – cogliendo di sorpresa gli osservatori – sta rialzando la testa, dalla Francia appunto alla Spagna.

Il comizio di Madrid, con tanto di penosa ripresa in lingua spagnola del tormentone «sono Giorgia, sono una donna…» è dunque una chiara risposta ai fatti di Roma: gli autentici politici neri siamo noi.

Il momento è diventato improvvisamente grave, drammatico. L’Italia è turbata, come ha osservato Sergio Mattarella, mentre Mario Draghi andava a portare la sua solidarietà a Maurizio Landini e la Cgil. Lo Stato reagisce, preoccupato, sabato ha subito uno sfregio che non vuole che si ripeta.

L’incrocio temporale tra la ripresa dell’offensiva sovranista in Europa e l’attacco di Forza Nuova e compagnia bella alle istituzioni e al sindacato deve aver attizzato gli umori profondi della leader di Fratelli d’Italia alimentando il rigurgito oscuro della sua biografia cristallizzando il suo anti-antifascismo: è una scelta precisa, un po’ umorale e un po’ tattica, comunque di forte caratterizzazione proprio mentre – e non è un caso – illanguidisce la figura del concorrente Matteo Salvini.

Però l’ulteriore e probabilmente definitivo spostamento a destra colloca fatalmente FdI ai margini del gioco politico, il che è contraddittorio con la velleità della leader di puntare nientemeno che al primato elettorale con conseguente affidamento dell’incarico per formare il governo, quando sarà. Non è difficile capire insomma che se FdI si riduce a fare la parte che in Spagna recita Vox tutti gli spazi si chiudono: e questo forse voleva dire ieri Peppe Provenzano quando ha detto che il partito della Meloni «è fuori dall’arco repubblicano», un’espressione un po’ forte che infatti egli stesso, dopo l’inevitabile polemica di Giorgia («Vogliono sciogliere noi») ha precisato che «nessuno si sogna di dire che FdI è fuori dall’arco parlamentare o che vada sciolta, ma che l’ambuiguità nel condannare la matrice fascista li sottrae all’unità necessaria delle forze democratiche».

L’opzione estremista della Meloni di certo è la causa della radicalizzazione dello scontro politico. Con quali conseguenze non si sa.

A partire dal clima che si respirerà dal 15 ottobre, giorno dell’obbligatorietà del green pass, un clima che potrebbe ispessirsi nella sua durezza anche nelle piazze (specie se non ci sarà una svolta nella gestione dell’ordine pubblico), mentre già si fanno sentire gli studenti e i Cobas senza contare che i No vax si apprestano a diventare come i No Tav e via dicendo.

Insomma, un autunno caldo ma disordinato e violento può essere una prospettiva realistica: se poi impartiti di destra soffieranno sul fuoco allora sì che la situazione potrebbe scappare di mano proprio nel momento in cui si sta producendo un ultimo sforzo per vaccinare gli italiani e avviare le premesse per la ripresa economica.

Il governo Draghi si troverebbe così ad avere un altro compito, pur avendo dentro la sua maggioranza un partito potenzialmente sfascista come la Lega: quello di stabilire l’ordine democratico applicando le leggi in vigore a cominciare da quelle che vietano la tentata ricostituzione del partito fascista e l’apologia del fascismo.

Se la vicenda davvero impone una scelta o di qua o di là, per collocarsi dalla parte della democrazia e dei valori europei per Giorgia Meloni sembra che il tempo sia scaduto. Non è una buona notizia per il sistema politico democratico. E nemmeno per lei, che va a infilarsi nel gorgo nero dell’estremismo.






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