Vero processo o farsa stucchevole?
Nuovi capitoli giudiziari nell'infinito caso dell'ex consigliere di Stato ginevrino Maudet, che aspira alla rivincita
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Nuovi capitoli giudiziari nell'infinito caso dell'ex consigliere di Stato ginevrino Maudet, che aspira alla rivincita
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Nuovi capitoli giudiziari nell'infinito caso dell'ex consigliere di Stato ginevrino Maudet, che aspira alla rivincita
Disteso, come sempre determinato, ai giornalisti che lo aspettano davanti al tribunale di giustizia ginevrino, Pierre Maudet si limita al minimo sindacale: “Buongiorno”. E basta.
Eppure qualcosa è cambiato da febbraio, da quando l’ex magistrato ginevrino è stato condannato per accettazione di vantaggi in relazione al viaggio fatto in famiglia ad Abu Dhabi nel 2015.
Ora, infatti, Pierre Maudet è un libero cittadino, nessuna carica pubblica. Nel corso del primo processo ricopriva la carica di consigliere di Stato dimissionario e candidato alla propria successione. Tuttavia, a lui, il popolo ginevrino ha preferito la verde Fabienne Fischer lo scorso marzo. E quindi ora Pierre Maudet è un semplice cittadino e lavora come responsabile in una societä di sicurezza informatica.
Una differenza che avrà influenza sul processo d’appello che si è aperto a Ginevra questo lunedì? In linea del tutto teorica, no, in linea pratica, forse. E non perché il ruolo di consigliere di Stato (dimissionario o in carica) potrebbe indurre i giudici a una particolare attenzione (non dovrebbe, ma chi siamo noi per credere a tali verità granitiche?), ma perché nel 2023 si terranno le prossime elezioni cantonali sulle rive del Lemano. E quello che si è aperto questa settimana – c’è da giurarci – è solo l’ennesimo capitolo del lungo feuilleton ginevrino.
Tre giudici, e non uno come nel primo processo, dovranno quindi riprendere in mano il dossier. Pierre Maudet e suoi avvocati chiedono l’assoluzione completa, mentre il ministero pubblico (anche lui ha ricorso in appello) vuole 14 mesi di prigione o almeno è quanto il primo procuratore ginevrino, Stéphane Grodecki, aveva chiesto a febbraio scorso.
Per il ministero pubblico la pena pecuniaria sospesa con la condizionale di 300 aliquote giornaliere da 400 franchi e la compensazione di 50mila franchi (il valore stimato del viaggio pagato dalla famiglia reale degli Emirati) non erano e non sono infatti adeguati. Quindi tutto da rifare.
A questo punto il verdetto potrebbe arrivare prima del previsto, ma la maggior parte degli osservatori parlano di alcune settimane. Vedremo. Quel che è certo è che comunque vada, c’è da crederci, quello del processo d’appello non sarà l’ultimo atto.
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