Sulle tracce dei grandi interpreti della musica africana -5
Mahmoud Ahmed e quei suoni folgoranti che vengono dall’Etiopia
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Mahmoud Ahmed e quei suoni folgoranti che vengono dall’Etiopia
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Mahmoud Ahmed e quei suoni folgoranti che vengono dall’Etiopia
Ere Mela Mela, il brano che ha dato il titolo all’album dell’86 di Mahmoud Ahmed
Alla fine degli anni Ottanta escono un paio di pionieristici libri di autori britannici che cominciano a proporre una mappa della musica africana moderna: una mappa che però non copre tutta l’estensione del continente nero. All’epoca anche per degli specialisti che hanno guardato con passione alla nuova musica africana e che su questo argomento si sentono in grado di mettere insieme dei libri è obiettivamente ancora molto arduo avere un quadro complessivo dell’evoluzione moderna della musica africana.
Negli anni Ottanta la nuova musica africana è venuta alla ribalta con il Senegal, il Mali, il Congo, la Nigeria, il Ghana, e, complice anche la mobilitazione internazionale contro l’apartheid, il Sudafrica… Ma è un po’ come se sulla mappa della musica africana moderna che si è delineata nel corso del decennio in diversi punti si leggesse ancora la formula latina “hic sunt leones”, con cui si indicava che lì cominciavano territori inesplorati. Alla fine degli anni Ottanta molte parti della musica moderna del continente sono letteralmente ancora da scoprire. Il Corno d’Africa è per esempio quasi del tutto assente.
Nel 1985 si tiene Live Aid, il megaconcerto per la carestia in Etiopia. Evento con una enorme ripercussione mediatica, Live Aid contribuisce ad amplificare in maniera gigantesca un’immagine univoca sull’Etiopia: quella di una landa desolata e affamata. Cominciata negli anni precedenti, la carestia, beninteso, c’è davvero, e non è l’unico flagello dell’Etiopia degli anni Ottanta: c’è la dittatura militare del Derg (che negli anni settanta ha messo fine al regno di Haile Selassie, ormai inadeguato rispetto alle esigenze del paese), c’è la guerra con l’Eritrea che reclama la propria indipendenza, ci sono conflitti interetnici. Non c’è quindi da stupirsi che quasi nessuno vada in Etiopia: e nessuno sa niente della sua musica moderna. Tra i pochi che partono per l’Etiopia, nell’84 c’è Francis Falceto, un attivista francese che collabora con le radio libere. Falceto realizza che l’Etiopia non è un deserto, che due terzi del suo territorio sono a 2000 metri o oltre, come la capitale Addis Abeba, che l’Etiopia, paradossalmente, ha una grande cultura culinaria, e in particolare della carne, e si rende conto che nei decenni precedenti in Etiopia si è fatta della musica straordinaria. Per Falceto è amore a prima vista.
Nel 1986 l’etichetta belga Crammed pubblica Ere Mela Mela, un Lp prodotto da Falceto contenente registrazioni degli anni Settanta, effettuate ad Addis Abeba, di uno dei grandi protagonisti della musica etiopica moderna, il cantante Mahmoud Ahmed: lo ascolta solo una nicchia di appassionati di musica africana e world music, ma per molti di loro Ere Mela Mela è una folgorazione, e segna l’inizio di una passione duratura per la musica etiopica.
Negli anni successivi non succede molto, ma Falceto, instancabile agit-prop, riesce a pubblicare qualche altro album. Fino a quando sottopone ad alcune etichette, fra cui la stessa Crammed, il progetto di una intera collana dedicata alla musica etiopica, con particolare riguardo per la musica moderna: la francese Buda Musique ha l’intelligenza di accettare e di dargli carta bianca.
Quando nel ’97 Buda e Falceto varano éthiopiques, l’immagine dell’Etiopia è ancora ferma a quella veicolata da Live Aid: e col suo successo sarà proprio una collana discografica come éthiopiques a svolgere una funzione fondamentale nel liberare questa immagine dai cliché da cui era afflitta.
I Cd di éthiopiques svelano via via ad un pubblico internazionale un incredibile patrimonio di affascinanti melodie, di straordinarie orchestre, di fantastici cantanti, di meraviglioso equilibrio tra modernità, influenze dall’esterno (soul, rhythm’n’blues, beat) e identità etiopica: la musica degli anni d’oro – i sessanta e la prima metà dei settanta – della “swingin’ Addis”. Una musica africana diversissima da quella ascoltata fino a quel momento.
Nel giro di pochi anni éthiopiques – in cui Falceto ripubblica anche Ere Mela Mela – diventa una collana di culto. Nel 2005 nella colonna sonora di Broken Flowers di Jim Jarmusch compaiono alcuni brani di Mulatu Astatke a cui éthiopiques ha dedicato il suo quarto volume; Jarmush è un appassionato di éthiopiques e per giustificare l’inserimento della musica etiopica nel suo film decide di creare come vicino di casa del protagonista un personaggio di origine etiopica: la musica di Astatke fa sensazione, rivela la musica etiopica ad un pubblico che ne ignorava l’esistenza e contribuisce notevolmente ad amplificare ulteriormente il fenomeno éthiopiques.
Nel 2017, lo stesso anno in cui festeggiava il ventennale della pubblicazione del primo album della serie, éthiopiques ha raggiunto i trenta volumi: nessuno all’inizio avrebbe potuto immaginarlo. Da allora la collana è ferma, ma c’è da augurarsi che Falceto ci regali ancora delle uscite, alcune delle quali sono del resto già da anni ad un avanzato stadio di preparazione. Modello di passione e di cura filologica, éthiopiques col suo successo ha dimostrato che esisteva un pubblico e un mercato per il modernariato della musica africana, aprendo così la strada a parecchie etichette specializzate che nel nuovo millennio si sono dedicate alla musica africana vintage.
Ma la misura forse più significativa dell’effetto prodotto da éthiopiques va cercata nella quantità di gruppi che in giro per il mondo hanno tratto ispirazione dai Cd della collana per far vivere la musica etiopica fuori dall’Etiopia e nelle più diverse declinazioni, ibridandola per esempio col jazz, con la musica improvvisata, col punk. Gruppi che sono nati negli Stati Uniti, in Brasile, in Australia, in Giappone, e naturalmente in Europa: uno dei migliori al mondo in assoluto è una eccellente formazione svizzera, la Imperial Tiger Orchestra, che ha avuto molto successo anche esibendosi ad Addis Abeba.
Imperial Tiger Orchestra “Live”
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