Tra la civica e il civismo c’è di mezzo un miliardario
Nessuno avrà dimenticato quei titoli: “È un italiano che vuole l’educazione civica nelle scuole del Canton Ticino”; “Un italiano impone educazione civica ai ticinesi” (Corriere...
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Nessuno avrà dimenticato quei titoli: “È un italiano che vuole l’educazione civica nelle scuole del Canton Ticino”; “Un italiano impone educazione civica ai ticinesi” (Corriere della Sera, 25 settembre 2017). Che suonavano inorgogliti e trionfanti nella vicina Repubblica, felici di cantarla all’orgogliosa Elvezia. Tanto che lo stesso Grillo, comico-politico del momento, giubilava con tutte le sue stelle. Diciamolo secco secco, tra di noi: non è che ticinesi o Scuola (con la S maiuscola) facessimo bella figura, ne uscissimo bene in quel settembre di quattro anni fa. Fino a quel momento chi eravamo e dov’eravamo, civicamente? Similburundi? Quell’italiano era Alberto Siccardi, imprenditore nel settore delle protesi, miliardario. Chi ha fatto un’operazione all’anca o al ginocchio, forse ha un po’ di Siccardi in corpo. E poiché Siccardi, primo firmatario e primo sostenitore finanziario di quell’iniziativa popolare, approvata dal popolo, ebbe a dichiarare subito dopo: “è stata una vittoria contro tutto l’establishment”, conclusione vuole che in quell’establishment c’era anche tutta la destra e connessi partiti o movimenti, pure analfabeti civici senza saperlo (per colpa della Scuola, ovviamente) che l’avevano sostenuto e avevano convinto la “gente” a dargli ragione (contro i sempre sinistrorsi docenti della Scuola pubblica, ovviamente). Benché, è singolare rilevarlo, è proprio quella “gente, in buona parte pure essa oriunda, che considera gli italiani, soprattutto se frontalieri, come il latte cagliato, che fa male allo stomaco se lo bevi, però può darti formaggio se sai sfruttarlo. E non è un caso, ma contorta logica, che quello stesso Siccardi imprenditore con frontalieri fu tra i promotori e sostenitori finanziari de “prima i nostri”. Ticino da gibigianna.
Tra civica, diligentemente insegnata nelle scuole ticinesi, e civismo qualcosa deve però correre, se la prima ti fa capire, ad esempio, che cosa sono le istituzioni, la loro meccanica e il loro rispetto, e le leggi e se il secondo è appunto l’assieme delle virtù che dovrebbero derivarne e che formano il buon cittadino.
Ci sarebbe già da discutere se civica ben insegnata e civismo che fa il buon cittadino possono accettare che un miliardario possa acquistarsi pagine “redazionali” (non pubblicitarie) dei due quotidiani ticinesi rimasti per vendere il proprio unico superlativo pensiero. Forse, in questo caso, più che il miliardario qualche vergognetta etica, civica o deontologica (chiamatela come volete) dovrebbero averla loro, quei quotidiani, anche se diranno che tutto è dichiarato (come le imposte), tutto separato anche se appare redazionale e quasi condiviso (e chi se ne accorge?), che non si tratta comunque della “linea”, anche se accalappiatutto, del giornale.
Ma capita dell’altro, ancora più interessante. Un articolo di Tio/20 minuti, di Davide Illarietti, ci informa, anche se non osa farne il nome, che “un imprenditore capo di una multinazionale con sede nel Ticino meridionale” (ci vuole poco a saperlo, anche se l’operazione – dice – “è promossa da uno dei miei figli”, che ha preferito non commentare “per ragione di privacy”) ha acquistato tutta la cima della collina del Perato di Breganzona, vista a 360 gradi su tutto il luganese, per 12 milioni di franchi, con una villa che sarà tutta da demolire per costruirne un’altra, da nove milioni, a quanto pare hollywoodiana (piscina esterna e interna), con dépendance per il custode, nove posti auto ecc. Per farlo – ciò che indispettisce i vicini sottostanti – bisognerà innalzare “ancora” il sedime. Ancora, perché era già stato aumentato abusivamente di oltre tre metri negli anni ’60 dal precedente proprietario e nonostante un ordine di abbattimento del Comune di Lugano che mai venne eseguito… per ovvia indolenza o interessenza di chi allora amministrava. È comunque chiaro che le modifiche previste non rispettano le linee guida della Commissione cantonale delle bellezze naturali e del paesaggio. C’è anche da aggiungere che la strada di accesso al futuro cantiere, in parte proprietà dei vicini, è assolutamente inadeguata al traffico imponente di camion per lo sgombero del materiale e l’apporto di quello per la nuova costruzione.
Ecco che cos’è la civica, che non sembra quella che voleva imporci il Siccardi: prima, il rispetto delle leggi e l’esclusione assoluta del potere danaroso tutto-mi-è-possibile; secondo, il rispetto del territorio che è bene comune prima ancora di essere proprietà privata; terzo, la commensurabilità razionale e ambientale tra investimento e tutto il nocumento che comporta, prevalendo l’interesse della comunità e la sua salute, e non quello del singolo, anche se potente politicamente o finanziariamente. Proprio a differenza di quell’Italia così criticata da Siccardi in un’intervista in cui si promuoveva svizzero-italiano. Forse con la sua iniziativa aveva un filo di ragione, che oggi gli torna a dimostrazione: i ticinesi, intesi come amministrazione pubblica comunale e cantonale conoscono poco la civica o perlomeno non la applicano. Tanto più il civismo. Se tra l’una e l’altro può mettersi anche un Siccardi, promotore della civica nel cantone.
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