La democrazia certo, ma dopo le elezioni
Per votare bene non è necessario capire. Basta lasciar fare a chi ha le mani in pasta
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Per votare bene non è necessario capire. Basta lasciar fare a chi ha le mani in pasta
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Per votare bene non è necessario capire. Basta lasciar fare a chi ha le mani in pasta
Infatti, nel nostro microcosmo cantonale, ci si prepara alle votazioni (elezioni) comunali, il momento forse culminante in cui si realizza la nostra democrazia.
Il popolo sceglie, decide, elegge i propri rappresentanti sulla base della fiducia, della considerazione, dell’autorevolezza, che i candidati a “rappresentare la comunità” hanno saputo mostrare nella loro azione o nella loro personale “campagna”.
Il risultato sarà dunque, ancora una volta, il trionfo della democrazia. Già ti immagini la domenica in cabina, fra chi controlla e chi ti saluta, come tutto trasuderà di democrazia.
Appare però curioso e un po’ inquietante, che in queste settimane che precedono l’appuntamento elettorale, emergano a getto continuo, un po’ ovunque, questioni irrisolte, problemi sul tavolo da anni, da decenni, progetti controversi che giacciono inerti da tempo immemore e che, guarda caso, in queste settimane, si ripropongono in tutta la loro imprescindibile urgenza e importanza.
Buttiamo là qualche esempio luganese, fra i più recenti? L’aeroporto di Agno del futuro, oppure il destino del “comparto del Macello”, il Polo Sportivo e degli Eventi.
Tu, semplice cittadino, scopri un po’ stordito e un po’ sorpreso, che in ballo ci sono tante e tali questioni intricate, tante e tali prese di posizione, polemiche, designazioni di commissioni e gruppi di lavoro e di consulenza, tutto un procedurame vòlto alla chiarezza e alla trasparenza, di cui capisci poco o per nulla le dinamiche. Capisci, questo sì, che di mezzo ci sono grossi costi ed investimenti (e appalti, e commesse) che alla fin fine paghi tu.
Va bene, ma sarai tu a decidere, perché siamo in democrazia.
E allora provi a seguire l’ uno o l’altro dossier, ti arrabatti nel cercare di capire come faccia un imprenditore con un progetto scartato da una Gruppo di lavoro per l’aeroporto, a farlo riemergere improvvisamente e a farlo accreditare come valido dal Municipio di Lugano; ti chiedi come a distanza di 25 anni dalla nascita “ufficiale” della questione dei Centri autogestiti, basti una manifestazione dei giovani del Molino, per evocare le magnifiche sorti e progressive di un’area cittadina protetta quanto abbandonata: da decenni (concessa) nelle mani di quelli che poi diventano un manipolo di “facinorosi” che vanno espulsi, non solo dall’ex-Macello, ma anche da Lugano (e se possibile, già che ci siamo, dal Ticino, verrebbe da aggiungere, se si dà retta a certe posizioni leghiste).
E cerchi di capire come e quanto funzioni la democrazia in queste ed altre faccende che dovrebbero orientare le tue scelte quella domenica mattina, dentro la cabina.
E alla fine ci pensa un prestigioso ex-sindaco a farti capire tutto, intervenendo sul tema del PSE: si sospenda ogni dibattito, perché siamo sotto elezioni, ovvero in un momento in cui il progetto potrebbe “venir massacrato, per dispute di carattere partitico e personalistico, senza che si badi ai contenuti” con il rischio che il risultato sia semplicemente il frutto “di compromessi e ricatti” (da CdT, 5.3.21)
Ah, ecco, nel momento clou dell’esercizio dei tuoi diritti democratici, ti si dice che magari anche no, non è il momento di dover provare a capire.
Ma quel momento quando arriverà?
Ma dopo le elezioni, naturalmente, quando tu, cittadino elettore avrai democraticamente contribuito ad esprimere un consesso di tuoi rappresentanti, una rispettabile congrega di gestori di questioni complicate, che non puoi capire, ma che penseranno loro a sistemare.
Quelli che, parafrasando Gaber, se li incontri per strada ti dicono “lei non sa chi sono io”. E infatti, non l’hai ancora capito.
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