Un americano nella Città proibita
Vertice Xi – Blinken a Pechino: forse gli Stati Uniti cambiano passo
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Vertice Xi – Blinken a Pechino: forse gli Stati Uniti cambiano passo
• – Aldo Sofia
Se fossero uno stato sarebbe uno dei più popolati al mondo. Lo “stato” dei migranti e rifugiati, con una crescente presenza dei più deboli ed indifesi, i bambini
• – Redazione
Il New York Times svela l’accordo da 25 milioni come testimonial: include social e vacanze
• – Redazione
I criteri di valutazione di alcuni funzionari dell’Ufficio della migrazione
• – Alberto Cotti
La Cina si profila sempre più come mediatrice delle questioni geopolitiche più scottanti promuovendosi come artefice di un nuovo equilibrio multipolare
• – Redazione
Gli Emirati Arabi ospiteranno la prossima conferenza sul clima delle Nazioni Unite, senza però stabilire obiettivi chiari. Cina e India accusano l'Ue: "Inquinate tanto ma non spendete abbastanza"
• – Redazione
L’esito della votazione sull’imposizione minima delle multinazionali mette in rilievo, in modo inesorabile, la notevole difficoltà del PS a rendere chiare verso gli elettori le proprie posizioni
• – Rocco Bianchi
Approvata la “Legge sul clima”: battuta l’UDC grazie alla politica di compromesso e al rispetto della collegialità in consiglio federale
• – Aldo Sofia
Un saggio di Micol Flammini ripercorre la storia della “Nuova Europa”: Ucraina, Polonia, Paesi Baltici, Balcani. Lì ci sono le ragioni della guerra di Putin
• – Redazione
Il docufilm di Silvio Soldini e Cristiana Mainardi è un’indagine rigorosa sulla violenza nelle relazioni affettive, ricostruita dando parola a chi la violenza la subisce, ma anche agli uomini che la perpetrano
• – Redazione
Vertice Xi – Blinken a Pechino: forse gli Stati Uniti cambiano passo
Ma la Cina non ha dovuto aspettare tanto. Le sono bastati cinque decenni per affermarsi economicamente e politicamente sul palcoscenico mondiale. E Taiwan è ormai definita una “priorità” da Xi Jinping, che ieri lo ha ripetuto ad Anthony Blinken, ministro degli esteri di Biden, primo titolare della politica estera americana ad essere ricevuto nella Cina popolare dopo cinque anni. Dall’inviato statunitense non ci si aspettava certo l’impossibile missione di porre fine alla “guerra fredda” Washington-Pechino. Si trattava di riavviare il dialogo, e individuare gli strumenti per evitare un pericoloso deragliamento di rapporti così fragilizzati: non poco in tempi di guerra ucraina e di “amicizia senza limiti” fra Pechino e Mosca.
Gli Anni Settanta sono lontani, e Blinken non è Kissinger, ma il fatto è che a Washington aumentano le voci che reputano necessario rivedere, o quantomeno attenuare (anche su timida sollecitazione europea), la dottrina del contrasto alla Cina come “sfidante sistemico dell’Occidente”. Pensando non solo al ruolo che l’Impero di Mezzo può avere nella ricerca di un compromesso per porre fine al conflitto nel cuore dell’Europa. Ma anche, e forse di più, immaginando l’assetto mondiale dell’incerto dopoguerra.
Così, l’autorevole Charles Kupchan, della George Town University, ammonisce che fu relativamente facile vincere la guerra fredda contro l’Urss, implosa per debolezza propria; ma con la Cina sarebbe decisamente più difficile e rischioso. Conclusione: “Gli americani dovranno fare un salto di immaginazione politica per poter coesistere con una grande potenza ritenuta minacciosa e in contrasto con l’impegno messianico a diffondere la democrazia; ma l’alternativa è una inesauribile frattura geo-politica e un disordine globale sempre più profondo”. E ci saremmo dentro proprio tutti.
Scritto per laRegione
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