Un anglicismo inutile
Quello che mancava agli over fifty: il job mentor
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Quello che mancava agli over fifty: il job mentor
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L’infernale circolo vizioso fra vittima e carnefice
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• – Riccardo Fanciola
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Dovessimo prendere la denominazione alla lettera, significherebbe che dovremmo assumere degli ottantenni per prendersi cura dei cinquantenni; più realisticamente, avremo dei trentenni che proveranno a insegnare a dei cinquantenni come trovare un mestiere che loro, i trentenni beninteso, non hanno mai praticato e di cui ovviamente conoscono poco o nulla (vero che recentemente abbiamo letto un capitano di industria discettare sul modo di fare informazione, per cui non dobbiamo stupirci più di nulla). Oppure a reinventarsi in una nuova professione, magari smart, perché l’inglese fa sempre figo e quindi non può mancare mai.
Più realisticamente, se va bene, insegneranno ad alcuni a fare dei curriculum decenti, curriculum che verranno immediatamente cestinati dagli uffici del personale appena vedranno la data di nascita, e ai più alcuni trucchetti per riuscire a fare una migliore impressione durante i colloqui di lavoro, che tuttavia mai avverranno per il motivo esposto prima.
Credo sia ora di affrontare la realtà: i cinquantenni, per lo meno la maggior parte di loro, vengono licenziati perché costano troppo, e sostituiti con manodopera che costa meno. Punto. Non certo per questione di formazione o di qualità, che anzi spesso è piuttosto alta, visto l’esperienza cumulata. È questione, per il datore di lavoro, di comprimere le spese e ridurre la massa salariale (magari avrà anche i suoi buoni motivi, ma questo è); il resto, per dirla alla romanesca, sono fregnacce.
Forse, se davvero il DFE volesse provare a reinserire nel mondo di lavoro i cinquantenni (pardon, gli over 50), più che creare un dispendioso “job mentor” – perché uno stipendio a questi poverini, malgrado la loro più che probabile inutilità, bisogna pur darglielo – farebbe meglio a imporre per lo meno alle risorse umane degli enti pubblici e parapubblici di analizzare con attenzione i curriculum indipendentemente dall’età, e di iniziare a chiamare ai colloqui chi davvero ha credenziali, esperienza e qualità per occupare il posto messo a concorso. Costa meno, e probabilmente rende di più.
Si chiama equità, ossia dare a tutti le stesse possibilità (com’è che si traduce in inglese?).
La maggior parte delle diocesi svizzere non applica più, o solo parzialmente, le disposizioni sulla soppressione dei documenti relativi agli abusi. Il vescovo Felix Gmür, ha...
Il commento di Daniel Ritzer sui fatti di Mendrisio, per gentile concessione de laRegione