Donazione degli organi quasi in porto, anche se…
Un atto di banale civiltà tra un florilegio di cavolate
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Un atto di banale civiltà tra un florilegio di cavolate
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Un atto di banale civiltà tra un florilegio di cavolate
Il Nazionale approva il principio del consenso presunto alla donazione di organi; ma non rallegriamoci prima del tempo per questa decisione ovvia, oltre che di banale civiltà, la questione dovendo passare ancora sotto le forche caudine dei senatori.
Il tema ha dato origine negli anni a un dibattito non solo surreale, ma francamente allucinante. Alcuni, tra i quali addirittura qualche cerusico nostrano, si erano detti contrari al meccanismo di silenzio-assenso, che in caso di decesso darebbe automaticamente la possibilità di espianto degli organi in assenza di preventiva e contraria espressa dichiarazione del defunto.
Il desiderio di tenere per sé i propri organi anche dopo la morte, magari per portarseli dritti dritti al crematorio, ha un che di scandaloso. Per tentare di giustificare questa idea peregrina si sono scomodate l’etica o la morale, la sensibilità religiosa, la cultura e altri superiori concetti; addirittura, senza osare pronunciarla, taluni democristiani (che ormai si acquattano, per sopravvivere, tra le capaci ed ecumeniche pieghe del Centro) si preoccupano per gli effetti dell’espianto sulla biblica resurrezione dei corpi e dei morti, corollario dell’opposizione alla cremazione che fino a poco tempo fa (e, in certe cerchie, anche ora) era vista come atto del demonio o poco meno. Come al solito, questi signori vogliono che le regole e i miti della loro credenza diventino regola generale, applicata anche a noi laici; per il nostro bene e per la salvezza della nostra anima, immagino.
Al di là della prevedibile e poco argomentata opposizione degli ex-agrari, segnalo che il tema ha fatto risorgere il gollum leghista dalla sua ben remunerata e pervicace narcolessia parlamentare: si è riscosso dal suo sonno per non privarci della solita cavolata doc, parlando di “obbligo di donazione” e di “corpo ceduto allo Stato”, espressa dalla tribuna con la solita piega amara e schifatissima a prescindere.
A fronte dell’affastellarsi di queste plateali sciocchezze, vi è un interesse molto prosaico ma autentico, cioè quello dei malati di ricevere organi che permetterebbero loro di (continuare a) vivere. Tre soli commenti: (i) la volontà di tenersi gli organi anche quando all’evidenza non ci servono più, privandone in tal modo altri che ne hanno invece obiettivo ed evidente bisogno, è un atto di tremendo – e peraltro anticristiano, per chi crede a queste cose – egoismo; (ii) se qualcuno tiene tanto a tenersi dentro gli organi anche dopo morto può anche fare la infima fatica di dichiararlo preventivamente; e (iii) in linea generale, e considerato il livello del dibattito e delle argomentazioni sciorinate da taluni, nessuno si gioverebbe della donazione di certe code di cavallo e di certi cervelli bacati, che quindi faranno un piacere a tutti se rimarranno ben avvitate sulle teste e chiusi nelle scatole craniche d’origine.
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