Un flauto da mille e una notte
Il Teatro Sociale di Como inaugura la stagione 2023/24 con "Die Zauberflöte" di Mozart
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Il Teatro Sociale di Como inaugura la stagione 2023/24 con "Die Zauberflöte" di Mozart
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Il Teatro Sociale di Como inaugura la stagione 2023/24 con "Die Zauberflöte" di Mozart
Mentre nei grandi teatri imperversano dibattiti sui temi che dividono gli amanti dell’opera a sud delle Alpi (discussioni ormai di retroguardia, come l’annoso tema della regia, se debba essere innovativa o di stampo tradizionale), nei teatri più piccoli si lavora per mettere oggi in scena l’opera con i mezzi disponibili e un pubblico per fortuna ancora interessato a riempire la sala, anche con lustrini, papillon e paillettes, come ai bei tempi. È successo giovedì sera all’inaugurazione della stagione 2023/24 nel bellissimo Teatro Sociale di Como, non a caso detto ‘piccola Scala’. E quando si entra in un teatro così – tutto rosso, oro e stucchi – per una serata importante, è normale infilarsi in un vero abito da sera, magari lungo e addirittura con lo strascico. In realtà questo pubblico, di cui fanno parte anche tanti ticinesi, non è interessato per caso all’opera. Lo è perché da decenni il teatro persegue una politica di avvicinamento e di educazione al dramma in musica, che comincia da quando si è praticamente in fasce, coinvolgendo bambini e scuole di ogni ordine e grado con progetti ad hoc e imbastendo eventi che fanno sì che la cittadinanza – compreso chi vive nelle carceri – percepisca quel teatro come suo. Senza dimenticare il concorso Aslico, che tanti nuovi cantanti ha fornito al melodramma.
Questa volta troviamo un titolo tedesco in cartellone, appunto Die Zauberflöte, immortale Singspiel composto da Mozart per quello straordinario impresario che fu Emanuel Shikaneder, autore del libretto e interprete del ruolo di Papageno, oltre che direttore del Theater auf der Wieden dove il lavoro fu rappresentato per la prima volta il 30 settembre 1791 con un successo che crebbe con le repliche.
Il nuovo allestimento è una coproduzione con i Teatri di OperaLombardia, Fondazione Teatro Verdi di Trieste e Opera Carolina, compagnia d’opera che ha sede a Charlotte nella Carolina del Nord (USA) e che ha come direttore principale colui che dirige quest’opera a Como, James Meena, alla testa dunque dell’Orchestra I Pomeriggi Musicali. Non c’è da meravigliarsi: il Teatro Sociale di Como esporta il proprio metodo educativo nel mondo semplicemente perché è un’eccellenza in tale ambito, è dunque normale che intessa relazioni e coproduzioni con il mondo intero. E proprio Il flauto Magico era stato nella stagione precedente il titolo scelto da Opera Education per essere declinato nei vari progetti che hanno coinvolto bambini e ragazzi di tutte le età, in coproduzione con partner europei. Die Zauberflöte va in scena con un cast giovane, di cui fanno parte vincitori e finalisti delle ultime edizioni del Concorso Aslico, come i vincitori del 2023, Pasquale Greco nel ruolo di Papageno, e la svizzera Nicole Wacker –nata a Zurigo e già a sei anni nel coro dei bambini dell’Opernhaus – come Regina della Notte.
Si è scelto di proporre i dialoghi in italiano per favorire la comprensione di quanto accade in scena, mentre le parti cantate sono in originale tedesco. In realtà per i cantanti il vero scoglio non è il trascorrere dall’una all’altra lingua, bensì il fatto che nel Singspiel si ha a che fare con dialoghi che non sono i recitativi dell’opera, ma recitati, in sostanza come nel teatro di prosa. Ciò mette a dura prova le capacità degli interpreti perché di solito, tranne rare eccezioni (penso a Luca Micheletti che in pochi giorni a Firenze è passato da Mozart a Molière), chi canta sa recitare da cantante e non da attore. La cura della voce in ogni suo aspetto anche nel parlato, e non solo nel canto, risulta fondamentale, tanto più che i dialoghi (a cura di Stefano Simone Pintor) sono parte non indifferente del dramma e risultano il più delle volte freschi, frizzanti, piacevoli per il pubblico.
Nell’insieme il giovane cast se l’è cavata abbastanza bene, anche se la dizione risultava meno intellegibile quando l’interprete si volgeva verso il proprio interlocutore invece che verso il pubblico, situazione quest’ultima, in tali frangenti, da prediligere senza parvenza di dubbio e abbastanza facilmente attuabile. L’allestimento di Ivan Stefanutti – sue sono la regia, le scene e i costumi – ci trasporta in un Oriente fiabesco, ispirato al mondo delle Mille e una notte, che mischia Arabia, India e Cina in uno sfolgorio scintillante e colorato fatto di mostri, serpenti, divinità esoteriche, riferimenti fiabeschi come ad Aladino e alla sua lampada.
Dice il regista di avere volutamente evitato di puntare sui riferimenti massonici di cui l’opera è comunque veicolo e che traspaiono dal libretto, ma in realtà anche dalle stesse scene: la caverna-occhio che vediamo all’inizio dello spettacolo, le tre rocce, forse simbolo delle prove da superare per i nostri due eroi, Tamino e Papageno, che pendono dall’alto sul fondale blu notte, il gran sole che cala in scena nel finale. Non è però solo una fiaba divertente e consolatoria che racconta della conquista delle amate spose da parte dei nostri eroi, è anche una lotta tra bene e male, tra notte e giorno, tra vita e morte, tra morte e rinascita, fra luce e tenebre. E ciò è evidenziato e reso più acuto, ad esempio, dalla presenza in scena fin dal primo momento di tre enormi uccelli dal becco ricurvo, presenze ricorrenti e inquietanti, come del resto non manca di inquietare Papagena (Chiara Fiorani) travestita più da strega che da vecchietta, quando incalza ossessivamente il suo futuro sposo, chiamandolo ‘angelo mio’. E quando si trasforma in fiorente fanciulla, Papagena è più una bella statuina che una donna reale.
Imperiale nello statuario incedere è invece Elisa Verzier, una Pamina principessa, voce carezzevole, accorata ed espressiva. E simpatica quando esclama (nei dialoghi recitati) “Mamma!”. Nicole Wacker lotta con l’impervio ruolo della Regina della Notte, tenendoci sempre con il fiato sospeso, mentre Francesco Lucii e Pasquale Greco disegnano i rispettivi ruoli di Tamino e Papageno con freschezza e convinzione. Infine Renzo Ran è un Sarastro autorevole e Lorenzo Martelli un Monostatos giusto giusto per il suo personaggio. E’ Massimo Fiocchi Malaspina a dirigere il Coro di OperaLombardia e il coro di Voci Bianche del Teatro Sociale. Vitale nelle sue imperfezioni e debolezze, sospinto da giovanile baldanza, questo allestimento di Die Zauberflöte approderà nei teatri del circuito lombardo, a Trieste e negli Stati Uniti.
Nell’immagine: una scena del Zauberflöte di Como
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