Sott’acqua e “sottotraccia”
La bomba ambientale della diga distrutta sul fiume Dnepr: responsabilità e conseguenze sulle trattative segrete sino-americane per la tregua in Ucraina
Filtra per rubrica
Filtra per autore/trice
La bomba ambientale della diga distrutta sul fiume Dnepr: responsabilità e conseguenze sulle trattative segrete sino-americane per la tregua in Ucraina
• – Aldo Sofia
A proposito di una pratica invalsa, ma non virtuosa, sfociata nella nomina dei direttori dell’OSI - Di Massimo Danzi
• – Redazione
Le reazioni delle associazioni che si sono costituite parte civile e della politica alla condanna dell’imprenditore svizzero Stephan Schmidheiny
• – Redazione
L’Italia è l’unico Paese al mondo in cui si fanno cause come queste. Sicurezza sul lavoro, siamo indietro ma qualcosa finalmente si muove
• – Redazione
La lotta infinita della "vedova dell'amianto" Nove anni fa la testimonianza in un reportage di ‘tvsvizzera.it’ dopo la controversa sentenza che respingeva l’accusa di “disastro ambientale”
• – Aldo Sofia
È il “terrorismo climatico” con cui le destre etichettano le istanze ambientaliste, accusate di distruggere il benessere e la sovranità nazionale
• – Redazione
L’uso improprio del digitale, che porta all’isolamento, non è solo un problema di salute mentale per i giovani: è un problema di salute fisica per tutti
• – Redazione
Un corteo popolare previsto sabato pomeriggio per tornare ad affermare la necessità di luoghi d’incontro autogestiti a Lugano
• – Redazione
Con il reclutamento della natura in una guerra ecocida, le “linee rosse” del possibile vengono spostate a un nuovo livello di orrore
• – Redazione
La spettacolarizzazione del dolore su TikTok per un terribile femminicidio di cui parla chiunque, nei media italiani, da giorni
• – Redazione
La bomba ambientale della diga distrutta sul fiume Dnepr: responsabilità e conseguenze sulle trattative segrete sino-americane per la tregua in Ucraina
“Cui prodest”, è di nuovo la domanda, nell’incrociarsi delle accuse reciproche di responsabilità fra Mosca e Kiev. Le quali, chi molto di più e chi assai meno, hanno entrambe qualche (ir)ragionevole motivo per innescare la miccia del disastro. Da parte ucraina: interrompere a lungo il flusso indispensabile d’acqua dolce verso la penisola di Crimea occupata e annessa dai russi, e che Zelensky assicura di poter riconquistare. Da parte russa (che controlla la struttura): creare un immenso acquitrino nell’Oblast di Kherson per rendere, nell’ampia area a sud, assai più problematica la controffensiva militare volta a riconquistare il 30 per cento del Donbass occupato.
Non c’è risposta sicura. C’è invece una domanda in più: se e come possa proseguire il già fragile lavorio diplomatico segreto per testare la possibilità di un’“exit strategy” della guerra. Protagonisti principali, Cina e Stati Uniti. Con la speranza, in molti, di rivedere quella partita di ping pong che precedette la svolta preparata da Kissinger e la stretta di mano Mao-Nixon a Pechino, premessa per porre fine (in verità assai poco gloriosa per gli USA) della guerra indocinese. È per impulso di Pechino, e del suo “piano di pace” in 12 punti, che si è riallacciato l’odierno dialogo. In pubblico polemiche infuocate, ma “sottotraccia” il confronto può trasformarsi in realpolitik. Così, gli Stati Uniti (insieme all’Europa) che subito avevano liquidato come semplice “bluff” il documento dell’“alleato senza limiti” di Vladimir Putin, probabilmente ha deciso, come nel gioco del poker, di andare a “vedere”. Verificare cioè fin dove arriva la disponibilità di Pechino sul terreno concreto e soprattutto immediato, visto che il piano cinese, proprio per sottolinearne l’imprescindibilità, si apre con l’esplicita richiesta di “riconoscimento di indipendenza e integrità territoriale per tutti i paesi sulla base del diritto internazionale”.
Intendiamoci Xi Jinping,” imperatore” del Regno di Mezzo, gran interprete delle ambiguità del “teatro delle ombre”, non è certo un mediatore equidistante. Lo conferma rifiutandosi sempre di sottoscrivere deliberazioni ONU sulle responsabilità politico-militari russe, e legando la sua offerta a un progetto condiviso e generale di riequilibri geo-strategici per contrastare il gioco egemonico euro-americano. Ma andare a “vedere” rimane pur sempre il miglior modo per scoprire ed eventualmente denunciare il grande bluff.
Scritto per “la Regione”
Nell’immagine: bluff o mano vincente?
Con nocchieri paranoici e ciurma imbriacata si naviga a vista fra contraddizioni e paradossi, guardando a terra, sul filo dell’attualità
Abbandonare le zone di montagna al loro destino o trovare il modo di salvaguardarle e ripopolarle?