Squadristi a Roma, nessuna sorpresa
Da decenni neo-fascisti attivi e impuniti in Italia: in violazione della Costituzione
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Da decenni neo-fascisti attivi e impuniti in Italia: in violazione della Costituzione
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Da decenni neo-fascisti attivi e impuniti in Italia: in violazione della Costituzione
Del resto, anche la politica governativa del dopoguerra dovrebbe rispondere di una tolleranza, che sfiora l’illegalità, nei confronti di gruppi e gruppuscoli dell’estrema destra. È vero che negli Anni Settanta vi fu lo scioglimento di Ordine nuovo e Avanguardia nazionale, grazie alle indagini e alle denunce di un magistrato finito nel comodo dimenticatoio degli ultimi decenni nel quale sono finite anche le connivenze stragiste fra ‘servizi deviati’ e terrorismo nero. Quel magistrato coraggioso si chiamava Vittorio Occorsio, e pagò con la vita (giugno del 1976) il suo pressoché solitario impegno. Ma da allora, fra CasaPound, Nar, Forza Nuova ed altri, nuovi agglomerati ‘neri’ si sono raggrumati e hanno agito in barba ad una Costituzione che espressamente vieta la ricostituzione del partito fascista, con la successiva aggiunta di un altro paio di leggi praticamente rimaste lettera morta. Da molti anni, Il ‘Pantheon’ dei ducetti che li guidano è ben noto alle questure e alla politica italiane. Qualche leggera condanna, ma senza la mannaia che da tempo lo Stato di diritto avrebbe dovuto usare per colpire e disattivarne strutture e funzionamento.
Gli episodi della loro impunità sono del resto noti e frequenti, dagli attacchi a centri per l’accoglienza dei migranti, all’infiltrazione nelle proteste delle periferie contro i rom, fin dentro gli stadi, dove vi sono curve (la più nota e sfacciata quella di Verona) che non si pongono limiti nei loro slogan e negli insulti razzisti, arrivando al punto che per insultare l’avversario li si definisce ‘ebrei’ con relativa esibizione della foto di Anna Frank (è successo nella curva laziale). Tutti considerati fatti marginali, espressione di piccole frange ininfluenti, che tanto “è impossibile un ritorno del fascismo in Italia”. Per poi scoprire, grazie a inchieste giornalistiche, che comunque vi sono partiti, per non fare nomi Fratelli d’Italia e Lega, che ne cercano attivamente voti e consenso. Giorgia Meloni, dopo le devastazioni di Roma, se ne esce con un incredibile ‘dei responsabili non si conosce la matrice politica’, e con Salvini invoca le dimissioni della ministra degli interni Lamorgese per non aver saputo ‘gestire’ l’ordine nella piazza.
La stessa Meloni post-fascista che non si decide a pronunciare le parole ‘violenza neo-fascista’, e col capo leghista (caldamente ri-consigliata la lettura del libro-inchiesta ‘I demoni di Salvini’) che nella redazione della Padania non aveva nulla da dire al suo collaboratore Gianluca Savoini (quello degli accordi per un finanziamento russo al partito) che dietro la sua scrivania aveva messo in bella mostra la foto di Hitler. Per non parlare del disquisire di non pochi storici e intellettuali che, pur senza nulla sdoganare, ritengono sbagliato che si parli di ritorno del fascismo. L’abbiamo capito, ma la sostanza non cambia in fatto di atteggiamenti e ideologia. Tutto si può dunque dire, ma non si può certo affermare che quella che il ‘manifesto’ ha definito “marci su Roma” (invece che “marcia su Roma”) sia stata un’assoluta sorpresa. E se la Costituzione – tanto invocata e tanto inapplicata – ha ancora un senso, ciò che va fatto è fuori dubbio.
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