1° Maggio con l’intelligenza artificiale
E con la speranza di saper conservare, fra tutto quanto cediamo o ci viene sottratto, almeno un pensiero che sia nostro
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E con la speranza di saper conservare, fra tutto quanto cediamo o ci viene sottratto, almeno un pensiero che sia nostro
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E con la speranza di saper conservare, fra tutto quanto cediamo o ci viene sottratto, almeno un pensiero che sia nostro
Cosa c’entra ChatGpt – cioè l’ultima intelligenza artificiale arrivata tra noi – con il 1° Maggio, Festa del Lavoro, che si celebra oggi? C’entra, eccome se c’entra. Perché grazie alla i.a. ci riposeremo e la vita sarà tutto tempo libero e aboliremo la Festa del Lavoro? Falso, come erano false le promesse del tecno-capitalismo degli anni ’90, che promettevano appunto meno lavoro, meno fatica e più tempo libero; e invece, e ancora una volta , come dopo di allora, saremo messi a produrre sempre più dati e le macchine ci imporranno i loro tempi ciclo di lavoro per aumentare ancora la nostra produttività per il profitto di pochi, ovvero la promessa si rovescerà nel suo contrario – perché questa è l’essenza e la tendenza del tecno-capitalismo.
E l’intelligenza artificiale violerà ancora di più la nostra privacy (che era, come il lavoro, un diritto fondamentale e inalienabile dell’uomo e del cittadino, ma lo abbiamo anche questo dimenticato), perché ChatGpt è vorace dei dati della nostra vita e l’i.a. ne vorrà sempre di più e con ogni mezzo, legale e illegale fino a quando (stiamo usando Max Weber e la sua definizione del capitalismo come gabbia d’acciaio…) non avrà consumato e sfruttato l’ultimo uomo e il suo ultimo dato, mentre sta già portandoci a una società totalmente automatizzata e amministrata da algoritmi. Sì perché questa automatizzazione della vita, questo nostro delegare alle macchine e agli algoritmi/i.a. si fa ogni giorno più potente e pervasivo e insieme impercettibile proprio in conseguenza del fatto che più l’uomo conta sempre meno nel mondo che era suo (perché le macchine contano sempre di più) – e quindi minore è la sua consapevolezza dei processi che lo coinvolgono e che sempre più ne organizzano, comandano e sorvegliano la vita – tanto più la tecnologia destruttura i corpi intermedi e la società civile (come partiti e sindacati), insieme espropriando l’uomo di ragione, di autonomia, di intelligenza e di conoscenza, impedendo ogni forma di pensiero critico e di capacità di opposizione.
Eppure – chissà – verrà forse un giorno in cui alle celebrazioni del 1° Maggio parteciperanno anche i robot, magari in prima fila e con uno striscione stampato in 3D e che, stanchi di essere sfruttati anche loro dai padroni, reclameranno riduzioni di orario, il pagamento di un giusto salario e rivendicheranno l’abolizione del capitalismo e del neoliberalismo cinico e sfruttatore, anch’essi associandosi in una nuova e comune lotta di classe che unirà uomini e intelligenza artificiale (in una nuova e inedita classe in sé ma soprattutto per sé). E forse verrà anche un tempo, in questa giornata in cui si celebra(va) nel mondo il lavoro come diritto, i lavoratori e le lavoratrici si ribelleranno all’essere considerati da capitale e politica come un mero fattore di produzione, come utilitaristico capitale umano, come risorsa umana da sfruttare e come merci tendenzialmente low cost – e torneranno a pretendere di essere considerati/e come persone/esseri umani. Sarebbe una autentica rivoluzione culturale e antropologica…
E verrà quindi finalmente – immaginare non è ancora vietato – il tempo in cui la guerra di classe del capitale contro il lavoro (e contro la biosfera) – iniziata alla fine degli anni ’70 del secolo scorso con la vittoria dei neoliberisti Margaret Thatcher e Ronald Reagan e poi tracimata nel mondo intero, con la complicità di troppe sinistre – si rovescerà nel suo opposto. E verrà quindi il tempo in cui le persone che lavorano e consumano troveranno la forza per cercare di riportare sulla terra qualcosa che oggi sembra evaporata, la giustizia sociale, a cui oggi dobbiamo aggiungere la giustizia ambientale, climatica e intergenerazionale.
Forse verrà questo tempo. Perché il paradosso di questi ultimi quarant’anni è invece dato dal fatto che quella che un tempo era la classe operaia e che era la sinistra – che inizialmente volevano un mondo diverso e migliore – si sono fatte sussumere dalla forma/norma di vita (dis)umana del tecno-capitale e hanno così peggiorato la loro condizione di ex-classe operaia (e di partiti di sinistra) con molti dei componenti di questa ex-classe operaia che oggi votano per partiti di centro se non di destra, per sovranisti e populisti se non per post-fascisti, che tuttavia non sono altro che la continuazione del neoliberalismo/capitalismo e della guerra del capitale contro il lavoro e contro le persone (e contro la biosfera e le future generazioni), con altri mezzi. Tutti illusi di poter diventare, da operai sfruttati, liberi imprenditori di se stessi.
Intanto, ChatGpt è tornata ad essere disponibile per gli utenti italiani. Il Garante della Privacy – che l’aveva bloccata per violazione della privacy – ha riconosciuto i passi in avanti fatti da OpenAI, la società californiana che sta dietro a questo chatbot e che avrebbe introdotto misure per rispettare la normativa europea sulla privacy. Normativa che quindi prima deliberatamente non rispettava, a dimostrazione di come il conflitto tra capitale e diritti dell’uomo sia cronico, strutturale e ormai tri-secolare. Sempre sperando che le promesse di OpenAI non siano come quelle di Mark Zuckerberg, noto per il suo giurare “non lo faccio più!” ogni volta che viene scoperto con le mani nella marmellata, quando cioè svita il coperchio del barattolo della nostra privacy e si appropria dei nostri dati personali per venderli al miglior offerente, perché possa inondarci di messaggi pubblicitari o alterare i risultati elettorali anche delle democrazie (caso Cambridge-Analytica).
E tutto questo senza dimenticare che quello che doveva essere il nuovo capitalismo ipertecnologico della Silicon Valley – magnificato dai suoi retori/intellettuali organici in servizio permanente effettivo come caratterizzato da nuovi lavori, da conoscenza, intelligenza creativa e intelligenza artificiale, digitalizzazione, crescita economica infinita, innovazione che non si deve e non si può fermare, eccetera eccetera – si dimostra essere come o peggio del vecchio capitalismo (che almeno non si vantava di essere intelligente), licenziando migliaia di lavoratori nelle ultime settimane, nel silenzio quasi generale dei mass media e della politica, come se fosse un fatto ineluttabile e normale e non il perverso esito di un capitalismo di mera pirateria e di spiriti peggio che animali (e stiamo pensando anche al Credit Suisse).
Dovremmo dirgli di smettere. E dovremmo ripensare a un grande imprenditore come Adriano Olivetti, umanista e innovatore che aveva fatto suo l’imperativo del padre Camillo, per cui: “Tu puoi fare qualunque cosa tranne licenziare qualcuno per motivo dell’introduzione di nuovi metodi, perché la disoccupazione involontaria è il male più terribile che affligge la classe operaia”. E si domandava: “si trovano, i fini dell’industria, solo nell’indice dei profitti?” E la sua risposta era un secco e convintissimo no. Lezione da meditare…
E allora, in questo 1° Maggio 2023, ancora più necessario diventa il ruolo del sindacato, cioè l’unione/associazione di molti deboli (sempre più deboli quanto più sono divisi e isolati e destrutturati dal capitale e dalle nuove tecnologie), per contrastare il potere non solo delle imprese (e non solo di quelle troppo grandi per fallire), ma anche di tecnologie come ChatGpt, che ci alienano non solo dalla proprietà dei mezzi di produzione e connessione e dal prodotto del nostro lavoro, ma anche da noi stessi – perché se abbiamo bisogno dell’i.a. per scrivere un testo, allora siamo messi davvero molto male, cioè tanto ignoranti e tanto alienati da non sapere più formulare un pensiero che sia nostro.
Nell’immagine: un fotogramma dal film “L’uomo bicentenario”, tratto dall’omonimo racconto di Isaac Asimov. Andrew : “Come robot avrei potuto vivere per sempre, ma dico a tutti voi oggi, che preferisco morire come uomo, che vivere per tutta l’eternità come macchina.”
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