Il “caso” Enzo Tortora
La storia del noto personaggio televisivo raccontata dalla figlia in un libro appena pubblicato
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La storia del noto personaggio televisivo raccontata dalla figlia in un libro appena pubblicato
Nel 1983 Enzo Tortora si trovava a Roma. Stava registrando un programma politico con Pippo Baudo e aveva appena sottoscritto il contratto per la settima edizione del suo notissimo “Portobello”. La mattina del 17 giugno, prima dell’alba, fu arrestato nella sua stanza d’albergo. L’accusa: associazione per delinquere di stampo camorristico finalizzata al traffico di droga e armi (art.416 bis).
L’arresto era stato eseguito nell’ambito di un maxi-blitz con 856 mandati di cattura e 412 arresti. Il tutto si basava sulle dichiarazioni di due pentiti, entrambi ex affiliati della Nuova Camorra Organizzata (NCO) guidata da Raffaele Cutolo. Secondo i “pentiti”, Tortora avrebbe spacciato droga nel mondo dello spettacolo. Una calunnia che gli valse quattro anni di calvario giudiziario e mille giorni agli arresti: sette mesi in carcere e quattordici mesi ai domiciliari.
Il caso giudiziario destò un tale clamore che Tortora divenne il simbolo della lotta contro la malagiustizia, una causa sostenuta dal Partito Radicale. Nel 1984 Tortora accettò la proposta di Marco Pannella di candidarsi al Parlamento europeo, dove fu eletto con oltre mezzo milione di preferenze. Tortora annunciò che, quando fosse venuto il momento, avrebbe rinunciato all’immunità parlamentare e si sarebbe fatto processare da comune cittadino.
Il maxiprocesso prese avvio nel febbraio 1985. Dopo sette mesi, Enzo Tortora fu condannato a dieci anni e sei mesi di reclusione. Leggendo le 267 pagine della sentenza apprese di essere “socialmente pericoloso”, “un cinico mercante di morte”. Il 15 settembre del 1986 i giudici assolsero Tortora con formula piena, e con lui 113 dei 191 imputati, riconoscendo l’inattendibilità dei pentiti. Il 20 febbraio 1987 Tortora fece ritorno in tv con la famosa frase:” Dunque, dove eravamo rimasti?”. Negli ultimi mesi di vita, Tortora aveva citato per danni i magistrati napoletani. Non riceverà alcun risarcimento e i magistrati saranno tutti assolti dal Consiglio Superiore della Magistratura.
Siamo tornati sul ‘caso’ Tortora perché Gaia, una delle sue figlie, ha pubblicato un libro (“Testa alta, e avanti”) in cui racconta la sua storia, nella consapevolezza che ogni giorno almeno tre innocenti finiscono in carcere per errore, più di mille cittadini l’anno. E i media continuano a comportarsi come fecero con suo padre: titoloni e gogna mediatica per i presunti colpevoli e trafiletti nelle ultime pagine in caso di assoluzione.
La famiglia non aveva un attimo di tregua. I fotografi non si fermavano davanti a niente. Silvia, la sorella di Gaia, a poco più di vent’anni, diventa un personaggio pubblico: è lei che viene intervistata, che compare in tv, come avvocato difensore di suo padre. Muore, sfinita, a 59 anni, nel 2022.
Gaia era la più piccola, la più introversa: finisce in un istituto gestito da suore dal quale veniva gentilmente allontanata perché non era stata battezzata. Le feste di compleanno sono deserte, non si presenta nemmeno un bambino. Il dolore è continuo, ha problemi alimentari, paga per decenni le persecuzioni nei confronti del padre, semplicemente perché “figlia di”.
Nella sua prima apparizione televisiva una volta libero, Tortora spiega perché si era trovato coinvolto in quella vicenda: il ritrovamento, in un covo di malavitosi, dell’agendina di un uomo di Cutolo, Giuseppe Puca, su cui erano riportati due numeri di tale “Enzo Tortona”, che in Questura fu confuso per “Enzo Tortora”.
Enzo Tortora era sì uscito dal carcere, ma il carcere non usciva da lui. Soffriva d’insonnia, gli incubi lo svegliavano di soprassalto. Aveva paura degli spazi aperti, le gambe non lo reggevano a lungo. Dovette rimuovere una doppia ernia alla colonna vertebrale. Camminò poi sempre con un bastone, e per un periodo portò un busto. Mai domo, e sempre intento a esercitare la resistenza, morì il 18 maggio e non il 17, perché proprio in un giorno 17 era stato arrestato. Oggi Gaia Tortora ha deciso di scrivere per combattere la malagiustizia e il modo di fare informazione. La sua storia personale l’ha portata ad avere paura di chi non ha mai dubbi, di chi sbandiera le proprie certezze granitiche come un guanto di sfida. Il dubbio è salutare, in ogni occasione.
Gaia Tortora, giornalista televisiva, è vicedirettrice del TgLa7 e conduttrice di “Omnibus”. Ha due figlie.
Enzo Tortora ha anche collaborato con la TSI col gioco “L’altalena”, e coi programmi ‘Terzo grado’, ’Si rilassi’. Per la RAI è stato notissimo conduttore di numerosi programmi, compresa ‘La domenica sportiva’.
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