Una prima assoluta: il TPF condanna una banca svizzera

Una prima assoluta: il TPF condanna una banca svizzera

Sentenza senza precedenti del Tribunale penale federale: sanzionata la Falcon Private Bank per mancata vigilanza in un affare di riciclaggio


Federico Franchini
Federico Franchini
Una prima assoluta: il TPF condanna una...

Alla presenza di pochissimi giornalisti, questa settimana è andata in scena una prima nella storia giudiziaria elvetica: la condanna, da parte del Tribunale penale federale (TPF) di Bellinzona, di una banca. Il poco lusinghiero primato tocca alla zurighese Falcon Private Bank, riconosciuta colpevole di aver violato l’articolo 102 del codice penale. Ossia quella norma che permette di condannare un’impresa che non abbia saputo impedire reati quali il riciclaggio o la corruzione. La notizia della condanna di Falcon è stata sì data dalle agenzie e da alcuni organi di informazione, ma è passata in sordina al punto che non ha trovato spazio né sull’edizione cartacea del Corriere del Ticino né in quella de laRegione.

Eppure si tratta di un fatto che potremmo definire storico. Sono infatti passati 18 anni da quando, nel 2003, è stato introdotto nel codice penale l’articolo 102. A parte un caso marginale che riguardava Postfinance a Soletta, nessuna impresa era finora finita sul banco degli imputati in quanto persona giuridica. Attenzione: questo non vuol dire che l’articolo 102 non sia mai stato applicato. Negli ultimi anni, il Ministero pubblico della Confederazione (MPC) ha deciso di fare leva su questa norma, dotandosi addirittura di un’apposita struttura interna – il gruppo 102 – con lo scopo di coordinare le procedure contro le imprese. Qualche risultato è arrivato con la condanna di alcune multinazionali tra cui Alstom, Odebrecht, Gunvor e, proprio di recente, SBM Offshore. Tutte queste condanne sono state emesse tramite un decreto d’accusa, uno strumento pensato per risolvere casi minori e che, in queste vicende, è stato una sorta di accordo tra la Procura federale e l’impresa, con quest’ultima che ammette i fatti e accetta la sanzione evitando, al contempo, i rischi di un processo e un’eccessiva esposizione mediatica.

Il caso Falcon è quindi speciale. Per due ragioni. La prima perché, dopo imprese di ogni tipo, è il turno di una banca; la seconda perché per la prima volta l’accusa di violazione dell’articolo 102 ha dovuto passare lo scoglio del TPF. Dopo il processo tenutosi lo scorso mese di settembre vi era quindi grande attesa per la comunicazione della sentenza.

Riassumendo, Falcon era finita sul banco degli imputati nell’ambito di un’inchiesta che ha portato in tribunale anche l’ex Ceo, Eduardo Leemann. Quest’ultimo era accusato di aver trasferito 133 milioni di euro su conti svizzeri e esteri allo scopo di nasconderne la provenienza. Fondi che erano di proprietà di Khadem al-Qubaisi, il rappresentante del proprietario della banca, cioè Aabar Luxembourg, la filiale lussemburghese del fondo sovrano dell’Emirato di Abu Dhabi. Per l’MPC questi soldi erano d’origine illecita perché originati da un’amministrazione infedele commessa da al-Qubaisi in relazione a delle transazioni sui titoli della banca italiana Unicredit. Falcon, il cui cda è stato presieduto proprio da al-Qubaisi, era quindi accusata di non avere garantito un’adeguata separazione delle funzioni, di non avere una compliance indipendente ed efficace nel monitorare delle relazioni ad alto rischio. Una carente organizzazione d’impresa, insomma, che ha reso possibile il riciclaggio di denaro.

I giudici hanno accolto a metà le accuse della Procura federale. Da un lato, l’ex CEO è stato assolto in quanto non si è potuto dimostrare che avesse conoscenza dell’amministrazione infedele commessa da al-Qubaisi; dall’altro l’accusa nei confronti della banca è stata totalmente confermata. I giudici hanno convalidato il reato di riciclaggio commesso nell’impresa, in questo caso da al-Qubaisi che occupava una posizione di organo nella banca. Per questo Falcon è stata condannata ad una multa di 3,5 milioni di franchi (il massimo è di 5 milioni) e ad un risarcimento di 7 milioni.

Tralasciando l’assoluzione di Eduardo Leemann, per l’MPC la decisione di ieri è senza dubbio positiva. L’articolo 102 del codice penale sul quale ha fondato la propria strategia nel perseguimento delle imprese sospettate di riciclaggio e corruzione ha retto allo scoglio dei giudici. Una buona notizia anche perché sono diverse le inchieste tuttora in corso contro delle banche svizzere a riprova che il settore in questi anni non ha certo brillato a livello reputazionale. BSI, PKB, J. Safra Sarasin, Lombard Odier & Cie, Cramer e Pictet: questi sono i nomi degli istituti attualmente sotto indagine. Un altro, Credit Suisse, sarà il prossimo a misurarsi in tribunale: la seconda banca svizzera è attesa a Bellinzona il prossimo febbraio per il suo coinvolgimento nel caso del re bulgaro della cocaina Evelin Banev.

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