A Faido va in scena il passato remoto
Cosa sarà mai il Covid di fronte ad una bella boccata di aria fresca?
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Cosa sarà mai il Covid di fronte ad una bella boccata di aria fresca?
Il popolo che possiamo genericamente chiamare no-vax fa fatica a digerire la netta sconfitta nella votazione di fine novembre sulla cosiddetta Legge Covid. È di questi giorni la notizia che alcuni di loro stanno pensando a una specie di rifiuto o sciopero fiscale, se non addirittura alla creazione di una specie di società parallela non solo in opposizione alle nostre istituzioni, ma pure aliena dai valori fondanti della democrazia liberale.
Per carità, ognuno è libero di fare quello che meglio crede, purché se ne assuma poi responsabilità e conseguenze, che nel caso di un mancato pagamento di tasse e imposte varie sappiamo essere pecuniariamente assai pesanti.
La notizia che invece ci preoccupa di più è quella che arriva da Faido, dove un gruppo di genitori ha deciso di non inviare a scuola i propri figli. Maestri maneschi e/o impreparati? Piano di studi inadeguato? Struttura fatiscente? Macché! La questione non è didattico-pedagogico-educativa, come dovrebbe essere quando si protesta a scuola: il problema è l’obbligo della mascherina in classe.
E vuoi mettere l’importanza di una cosa del genere – portare qualcosa sul viso per qualche ora al giorno – per la salute fisica (“per diverse ore al giorno respirano la stessa aria”, ha dichiarato una mamma, manco la mascherina fosse diventata una maschera antigas) e mentale (“non conoscono neanche più il valore di un sorriso. Siamo preoccupati per i danni psicologici”, ha continuato) dei nostri piccoli virgulti rispetto ad ammalarsi o più probabilmente, vista l’età, magari infettarsi in modo asintomatico e quindi trasmettere il virus ad altre persone, magari più fragili? Ma sia ben chiaro, ha aggiunto un papà, l’azione è “pacifica” (e ci mancherebbe altro) e ha solo lo scopo di “sensibilizzare il sistema” dando uno “spunto di riflessione” in modo da “aprire una discussione” – e pensare che ero convinto che per discutere bisognasse essere almeno in due, magari confrontandosi (affrontandosi?) di persona.
Così come di persona dovrebbero essere portate aventi le proteste, assumendosene responsabilità, rischi e conseguenze. A Faido invece a “scioperare” non sono stati i genitori, bensì i figli, ben contenti immaginiamo di godere di una settimana improvvisa e imprevista di vacanza ma su cui appunto ricadranno le eventuali conseguenze negative dell’azione, sia da un punto di vista educativo, per il discorso appena fatto, e scolastico (che una settimana di assenza dalle lezioni, soprattutto a quell’età, la si recuperi in fretta è un altro discorso).
Perché la nostra scuola forse non sarà la più bella e la migliore al mondo, ma da sempre la Scuola (sì, proprio con la “s” maiuscola) è il luogo in cui si comincia a preparare e formare il futuro dei nostri figli. Perché loro sono il futuro, loro e nostro; i genitori sono solo al massimo il presente. Che purtroppo comprende anche genitori come quelli di Faido, parte di un passato che pensavamo ormai morto e sepolto ma, ahimè, improvvisamente risorto.
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Una replica di Manuele Bertoli, Direttore del Dipartimento Educazione, Cultura e Sport