Abbandonati da un decreto
L’esito dell’inchiesta della Procura sui fatti dell’ex-Macello lascia la cittadinanza in balìa delle tre scimmiette
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L’esito dell’inchiesta della Procura sui fatti dell’ex-Macello lascia la cittadinanza in balìa delle tre scimmiette
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L’esito dell’inchiesta della Procura sui fatti dell’ex-Macello lascia la cittadinanza in balìa delle tre scimmiette
Tutto come previsto: sotto le macerie dell’ex-Macello sembrano finire, un’altra volta, sepolte e abbandonate, anche le speranze di chi credeva si potesse trovare un po’ di giustizia nella fitta nebbia del polverone sollevato non solo dai calcinacci ma anche, e molto di più, da un incrociarsi di dichiarazioni e smentite da parte dell’autorità che hanno davvero lasciato tutti sconcertati.
Siamo al “Decreto di abbandono” annunciato dal Procuratore Generale Andrea Pagani: c’è da immaginare, insomma, che di fronte a una pluralità di possibili colpevoli e nell’impossibilità di identificarne uno o più sulla base di fatti precisi, i magistrati non abbiano potuto che abbandonare il procedimento contro tutti gli indagati. Insomma, sforzandoci di capire, vien da pensare che il principio in dubio pro reo obbliga all’abbandono. Resta naturalmente aperta la questione della correità o della complicità, ma inutile aspettarsi sorprese.
Certo, possiamo ritenere che l’attività degli inquirenti non sia stata facilitata dalle persone che sono state sentite, che hanno verosimilmente creato una cortina di nebbia fitta, e fatta di “io non ho visto, io non ho detto, io non ho sentito”: una nebbia che la magistratura non ha potuto (o voluto) dissipare.
Naturalmente l’esito (un po’ scontato, in verità) della procedura non sposta di un millimetro il giudizio politico su un ente pubblico che ha violato un principio fondamentale come quello della legalità: quale sia stato il responsabile (polizia, Municipio, funzionari comunali), si tratta pur sempre di organi dello Stato.
Ma anche qui, una volta di più, pare di continuare a vivere di illusioni: basta leggere le prime dichiarazioni a caldo del Municipio. (vedi CdT online):
“Sono contento della comunicazione del Ministero pubblico – dice Lombardi, da noi raggiunto – che corrisponde a quanto in cuor nostro percepivamo, perché anche al di là dei momenti difficili e di incomprensione non abbiamo mai avuto l’impressione di aver compiuto atti penalmente rilevanti. “
Ah, beh, c’è stata solo qualche incomprensione, ma non hanno mai avuto questa “impressione”: parole solide e scolpite nella pietra, che ci dicono che in Municipio, fra un’incomprensione e l’altra, ci si basa e si lavora su “impressioni”! Davvero impressionante.
E il sindaco Foletti? «Abbiamo sempre sostenuto che non avevamo responsabilità nei fatti del 29 maggio e la decisione del procuratore generale lo dimostra. La parte di politica che ci accusava di mentire sapendo di mentire probabilmente sbagliava: le cose che abbiamo detto pubblicamente sono le stesse che abbiamo detto agli inquirenti. Spiace che da parte della sinistra non ci sia stata data la presunzione di innocenza. Come tutti – continua il sindaco – non sappiamo ancora cosa sia realmente successo quella sera”.
Ma come, ora ci sarebbe da mettere sotto accusa chi ha chiesto di capire? È vietato? Da quando? E di capire, al Municipio, non interessa?
Da responsabili rappresentanti politici della città, dal suo primo cittadino, si può tranquillamente accettare che le conclusioni siano: non sappiamo nulla del crollo sotto l’azione delle ruspe di un edificio pubblico? Tutto lì?
Ed ora cosa accadrà? Si parla di un’ indagine amministrativa per far luce su eventuali manchevolezze non penalmente perseguibili: ma quale risultato potrà mai dare se si tratta di un’indagine condotta sulla base delle testimonianze di chi non sa nulla? Sarà così stravagante immaginare che alla fine, certamente colpevoli saranno solo i “Molinari”?
Ah no, ci sono quelle fastidiose e ingombranti macerie: ma un anonimo funzionario distratto da accusare e “sospendere” salterà ben fuori, prima o poi, no? Quanto al prossimo “dialogo sull’autogestione” come si saprà profilare un interlocutore politico, rappresentante dell’autorità, così poco capace di capire cosa succede in città? Ci penserà la “tranquillissima” e tranquillizzatrice Karin Valenzano Rossi?
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