Teatro delle ombre e ambiguità cinesi
Come mai un importante ambasciatore di Pechino dichiara “non è vero che la Cina stia dalla parte della Russia” sulla guerra in Ucraina
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Come mai un importante ambasciatore di Pechino dichiara “non è vero che la Cina stia dalla parte della Russia” sulla guerra in Ucraina
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Come mai un importante ambasciatore di Pechino dichiara “non è vero che la Cina stia dalla parte della Russia” sulla guerra in Ucraina
Arte carica di suspence e mistero che può forse aiutarci a intuire l’odierna politica internazionale di Pechino, che si snoda in una fitta penombra in cui non è semplice distinguere fra sostanza e tatticismi. Vale anche per la guerra in Ucraina. Sarebbe altrimenti arduo capire la recente e sorprendente intervista rilasciata al “New York Times” da Fu Cong, ambasciatore di Pechino presso l’Unione Europea. L’alleanza ‘senza limiti’ con Putin? “Il no-limits è soltanto un’espressione retorica, e non significa che la Cina stia dalla parte della Russia sulla questione ucraina”. Ma allora dove sta la Cina? Oppure il signor Fu…è già un “fu” ambasciatore, fulminato dalle saette dell’onnipotente Xi Jinping? No, non risulta epurato, le inattese affermazioni sono state di certo concordate col vertice, e nel “teatro delle ombre” segnalano anche dubbi e difficoltà di uno Xi alle prese non con un dilemma, bensì con un “trilemma”. Inevitabilmente non privo di ambiguità.
Primo, il dilemma interno. Cioè fin dove spingere, in tempi di rallentamento produttivo e dopo le proteste popolari per la politica anti-Covid, la decisione di procedere a… gambero: allontanarsi dal ‘denghismo’ (modello imposto da Deng Tsiao Ping per lanciare il galoppante “capitalismo comunista”) per imboccare la strada di una sorta di “neo-maoismo” (ridimensionando la relativa libertà degli imprenditori privati, che garantiscono il 70 per cento della produzione nazionale).
Secondo, il dilemma russo: a quale ritmo realizzare con Vladimir Putin il progetto di creare un blocco di contro-potere rispetto a quello delle “democrazie” a traino, influenza e imposizione statunitensi. La Cina non rinuncerà mai al recupero di Taiwan in nome della sua antica integrità territoriale. Oggi a XI fa gioco che la guerra in Europa assorba le energie americane distraendolo dall’Indo-Pacifico, ma non può sottovalutare le debolezze mostrate dall’alleato russo, di cui per potenza e forza finanziaria Pechino è ineludibile “senior partner”. Terzo: i rapporti economici con l’Occidente. Che, rispetto a Mosca, rimane di gran lunga primo nell’interscambio commerciale con la Cina. Pechino può permettersi di indebolirli ulteriormente?
Ci vorrà tempo per capire se, quando e come l’ “imperatore rosso” dipanerà la matassa. Dipenderà dalle sorti della guerra in Ucraina; dalla tenuta occidentale; e anche dai tentativi dell’Europa (semplice velleità?) di rendersi più autonoma rispetto a Washington nel rapporto con Pechino.
Scritto per la Regione
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