Clima: la buona strada verso la catastrofe
Si apre domenica a Glasgow Cop26, ma lo stesso segretario generale ONU pronostica un fallimento del vertice mondiale sulla riduzione dei gas serra
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Si apre domenica a Glasgow Cop26, ma lo stesso segretario generale ONU pronostica un fallimento del vertice mondiale sulla riduzione dei gas serra
Di Luca Martinelli
“A meno di una settimana dalla Cop26 di Glasgow, siamo sulla buona strada… per la catastrofe climatica. Di quanti campanelli d’allarme abbiamo bisogno?”. Lo ha chiesto il segretario generale delle Nazioni Unite, Antonio Guterres, i cui commenti assumono un tono via via più drammatico man mano che si avvicina la conferenza ONU sul clima. Guterres è intervenuto alla conferenza stampa di presentazione del nuovo “Emissions Gap Report 2021”, diffuso dal Programma per l’ambiente (Unep). A pochi giorni dal “Productions Gap Report”, che evidenziava come i governi stiano pianificando di produrre entro il 2030 il 110% in più di combustibili fossili rispetto a quanto sarebbe coerente con la limitazione del riscaldamento globale a 1,5 gradi, il nuovo documento spiega che allo stato attuale gli sforzi dei singoli paesi porterebbero a una riduzione soltanto del 7,5% delle produzioni annue di gas serra entro il 2030, un impegno insufficiente secondo le Nazioni Unite: il mondo, infatti, ha bisogno di una riduzione del 55% delle emissioni per limitare l’aumento della temperatura globale sotto il grado e mezzo, cioè quel livello indicato dagli scienziati per uno scenario meno rischioso per il nostro pianeta e per il futuro dell’umanità.
Come dice il titolo del rapporto di quest’anno “Il riscaldamento è acceso, mentre, come mostrano i contenuti del documento, la leadership di cui abbiamo bisogno è spenta, lontana”, ha avvertito Guterres. Le promesse di riduzione delle emissioni sono “vaghe” e incoerenti con la maggior parte degli impegni nazionali per il 2020, avverte il rapporto. Eppure, secondo l’ “Emissions Gap Report”, la buona strada sarebbe una e una sola: “Per mantenere il riscaldamento globale al di sotto di 1,5 gradi in questo secolo, l’obiettivo ambizioso dell’Accordo di Parigi, il mondo ha bisogno di dimezzare le emissioni attuali di gas serra nei prossimi otto anni”. Ripetiamolo: dimezzare le emissioni entro il 2030. È questo il traguardo, indispensabile, che deve darsi la Cop26, che inizia domenica prossima e continuerà fino al 12 novembre in Scozia.
Il mondo ha appena otto anni per tagliare 28 gigatonnellate di CO2 equivalente. Per mettere questo numero in prospettiva, le emissioni di anidride carbonica da sole dovrebbero raggiungere 33 megatonnellate ancora quest’anno. Quando anche tutti gli altri gas serra sono presi in considerazione si nota che le emissioni annuali sono vicine a 60 gigatonnellate. Ha detto Inger Andersen, direttore esecutivo dell’UNEP: “Abbiamo quasi otto anni per dimezzare il gas serra: otto anni per fare i piani, varare le politiche adeguate, metterle in atto, e infine realizzare i tagli. L’orologio sta ticchettando forte”.
Se non cambierà niente, la direzione è segnata: gli impegni sul clima e le misure di mitigazione porteranno il pianeta, secondo le proiezioni dell’ONU, a un aumento della temperatura globale di 2,7 gradi entro la fine del secolo, ben lontano dagli Accordi di Parigi. È stato rilevato che la pandemia da Covid-19 ha portato nel 2020 un calo senza precedenti delle emissioni globali, ma non è tato comunque sufficiente a invertire la rotta, come ha spiegato pochi giorni fa anche il report della “World Meteorological Organization”: con il rilancio economico, la concentrazione di gas climalteranti nell’atmosfera continua a crescere.
In relazione all’emergenza sanitaria e alla ripresa, il rapporto segnala un ulteriore rischio: “Nella maggior parte delle nazioni è stata persa l’opportunità di utilizzare il salvataggio fiscale e la spesa per stimolare l’economia favorendo l’azione per il clima. È probabile infatti che soltanto il 25% circa degli investimenti totali per la ripresa fino a maggio 2021 sia servito a ridurre le emissioni di gas serra”. Il test di Glasgow sarà decisivo. Ma ad ascoltare Guterres, la bocciatura è vicina.
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