Quale fiducia nello Stato?
La vicenda giuridica finisce, ma le risposte sulle responsabilità del Municipio di Lugano per l’abbattimento di una parte dell’ex Macello restano inevase
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La vicenda giuridica finisce, ma le risposte sulle responsabilità del Municipio di Lugano per l’abbattimento di una parte dell’ex Macello restano inevase
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Nell'immagine: Cornaredo, dicembre 2020
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La vicenda giuridica finisce, ma le risposte sulle responsabilità del Municipio di Lugano per l’abbattimento di una parte dell’ex Macello restano inevase
Il ministero pubblico prospetta dunque l’emanazione di un decreto di abbandono per le vicende legate all’abbattimento, la notte del sabato 29 maggio scorso, dell’ex macello a Lugano. In verità la notizia era già stata fatta trapelare da un portale d’informazione online due settimane fa, forse per tastare terreno su possibili reazioni prima di decidere in via definitiva? Già, perché la decisione ha tutto il sapore di essere influenzata politicamente, il Municipio di Lugano è semplicemente troppo grande per essere fallibile, la narrativa del malinteso, che in pochi giorni è passata dall’”abbiamo ordinato la demolizione” al “non abbiamo ordinato un bel niente” alla fine è riuscita. In modo un po’ beffardo, si mantiene una proroga fino al 5 novembre per produrre ulteriori prove. Quali prove? Ingenuamente avevamo creduto che l’amianto e gli idrocarburi policiclici aromatici nelle macerie fossero prove fisiche sufficienti, prove salvaguardate solo grazie alla nostra tempestiva denuncia per violazione delle regole dell’arte edilizia e della legge sulla protezione dell’ambiente, visto che i camion per portare le macerie in discarica erano al lavoro già il giorno seguente.
La vicenda giudiziaria finisce qui, a meno che chi ha visto distrutti i propri effetti personali non la porti avanti. I Verdi, ai quali era stato negato di costituirsi quali accusatori privati, non hanno più voce in capitolo.
Il problema di fondo però, quello della credibilità dell’Esecutivo, che si defila vergognosamente dalle proprie responsabilità, resta. E pesa come un macigno. Le domande, numerosissime, alle quali né il Municipio né il Consiglio di Stato hanno voluto o potuto sinora rispondere sono ancora tutte lì. È necessario ora che arrivino anche le risposte. Risposte indispensabili per chi è rimasto profondamente turbato e disorientato sia per la violenza distruttiva dimostrata quella notte dall’autorità, sia per la comunicazione pasticciata del Municipio nei giorni seguenti. In molti hanno perso la fiducia nelle istituzioni poiché l’interpretazione immediata della vicenda ha portato a credere che lo Stato si ponesse al di sopra delle leggi e cominciasse a commettere atti illegali, giustificandoli con azioni illegali da parte degli autogestiti, incurante della differenza sostanziale fra istituzioni statali e realtà giovanili dissidenti.
Vai dunque a spiegare al cittadino comune che un cantiere, con relativo abbattimento, il sabato notte non lo si può fare; che se si vuole abbattere uno stabile ci vuole una licenza edilizia e una perizia sull’amianto, e che se poi l’amianto c’è, non importa in quale quantità, è necessario prendere delle misure per lo smaltimento in sicurezza. Come mai lo Stato può infischiarsi delle regole e uscirne pulito? Non si demolisce il problema della fiducia nello Stato di diritto, ormai compromessa, con un decreto di abbandono.
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