Aprire un’altra porta ancora
foto © Marco D’Anna – Entra pure, vieni avanti. – Quella voce aveva qualcosa di familiare. – Ma, su quel tavolo c’è il primo libro che ho letto. Sento il profumo...
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foto © Marco D’Anna – Entra pure, vieni avanti. – Quella voce aveva qualcosa di familiare. – Ma, su quel tavolo c’è il primo libro che ho letto. Sento il profumo...
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foto © Marco D’Anna
– Entra pure, vieni avanti. – Quella voce aveva qualcosa di familiare.
– Ma, su quel tavolo c’è il primo libro che ho letto. Sento il profumo del mare, dell’avventura.
– Continua ad avanzare.
– Questo è il salotto dove l’ho incontrata la prima volta. Albicocca, ciliegia, lei era l’estate, sento sulla pelle il calore dello scirocco, delle sue labbra.
– Vieni pure.
– Ma non è possibile! Questo è lo scompartimento del treno sul quale viaggiavo in Birmania, ci cono le stesse poltrone verdi, le stesse tende grigie smosse dal vento, gli stessi i fiori gialli che sbattono sui finestrini, il profumo dei petali, delle zuppe al curry.
– Dai, vieni ancora avanti.
– Ma che succede? Questa fotografia, dove l’ho vista? Non ricordo, eppure riconosco il luogo, era un ambiente elegante, velluti, cristalli, bollicine, sorrisi distanti.
– Forse è un riflesso fra gli specchi del Caffè Florian a Venezia?
– Forse, ma com’è possibile, tu che ne sai? Sento perfino l’aroma del caffè. Chi sei? Il mago della lampada? Perché non ti fai vedere? Sei un sogno oppure un ricordo?
– Continua, sei quasi arrivato all’inizio del viaggio.
– All’inizio? Dopo tutti questi passaggi, incontri, memorie, visioni?
– Ancora un po’ più in là.
– Ma qui non c’è più niente, solo vuoto, silenzio. È tutto bianco.
– Non ti piace il vuoto? Lo spazio libero? Un nuovo libro? Un altrove da inventare? Un’altra giornata per fermarti, per non fare niente, per guardare il cielo mentre cambia colore? Hai sempre bisogno di vedere? Non ti basta sentire la vita che scorre?
Quando riaprii gli occhi, mi guardai intorno incredulo, l’orologio segnava le 6, la luce del mattino rigava il letto di strisce dorate. Mi capitava spesso al rientro da un viaggio, non sapevo dove fossi. Per svegliarmi serviva un caffè e una lunga passeggiata al fresco, dovevo ritrovare la strada, ma forse viaggiavo per perderla, per aprire un’altra porta ancora.
Dopo tanti anni di viaggi, Marco & Marco non potevano fermarsi. Abbiamo deciso di ripartire attraverso l’Immaginario, del resto lo diceva Saramago, “Il viaggio non finisce mai. Solo i viaggiatori finiscono. E anche loro possono prolungarsi in memoria, in ricordo, in narrazione…” Ecco quello che faremo, torneremo per vedere con altri occhi… se volete potrete partire con noi.