Un anno fa un litro di benzina costava ancora 1 franco e 64, oggi, anche a causa dell’invasione dell’Ucraina, il suo prezzo supera oramai i 2 franchi e 20: un fortissimo rincaro che ha un grande impatto sulle economie domestiche delle fasce più fragili della popolazione ticinese.
Al più tardi dall’autunno del 1973, quando durante della guerra dello Yom Kippur gli Stati petroliferi arabi imposero un embargo sull’esportazione di greggio agli Stati Uniti, facendo quadruplicare il prezzo del greggio sui mercati internazionali, sappiamo che il petrolio è anche un’arma politica ed economica. La storia si ripete in questi mesi con l’aggressione della Russia all’Ucraina. Non a caso recentemente il ministro delle finanze russo Anton Siluanov s’è vantato del fatto che, grazie al massiccio aumento del prezzo di petrolio e gas, la Russia incasserà 14.5 miliardi di franchi in più da queste esportazioni: di che continuare a finanziare l’invasione dell’Ucraina.
Abbassare le tasse sui carburanti equivale a sovvenzionare chi guida una Porsche Cayenne
Nella crisi petrolifera del 1973, che segnò la fine del grande boom economico del dopoguerra, l’Occidente e anche la Svizzera reagirono con tutta una serie di misure volte a limitare il consumo di petrolio, fra queste si ricorderanno divieti di circolazione, come le domeniche senz’auto, e i limiti di velocità. Oggi, per compensare il rincaro dei prezzi della benzina e del diesel, l’UDC, sostenuta in questo anche da molti esponenti del PLR e del Centro, non chiede di limitare il consumo di carburanti e combustibili fossili, bensì di dimezzarne l’imposizione fiscale. Facendo ciò, non faremmo tuttavia nulla per limitare la nostra dipendenza in campo energetico da paesi dittatoriali, ma sottrarremmo pure allo stato cospicue somme necessarie in particolare per finanziare la transizione energetica e continueremmo a contribuire al finanziamento della guerra di Putin. Infine, fatto non meno grave, continueremmo a danneggiare il clima, perché ad approfittarne di più sarebbero i conducenti dei SUV, ossia dei veicoli più assetati di benzina e diesel.
A pensarla così è anche Economiesuisse, secondo cui abbassare le tasse sui carburanti equivarrebbe a “sovvenzionare chi è alla guida di una Porsche Cayenne o il proprietario di una casa che finora è rimasto fedele al riscaldamento a gasolio per motivi di costo”. Anche la Handelszeitung fa notare che “se aiutassimo i pendolari dell’auto, dovrebbero essere aiutati anche gli inquilini che vivono in un appartamento con riscaldamento a gasolio o a gas e che non hanno alcuna influenza diretta sulla scelta del combustibile per il riscaldamento”. Mentre la NZZ ha titolato: “Sgravi per chi consuma molta benzina: le ricette dell’UDC mandano un segnale sbagliato”.
A soffrire del caro petrolio è ¼ dei ticinesi
Non sono infatti aumentati solo i prezzi di benzina e diesel: quelli dell’olio da riscaldamento e del gas sono aumentati in modo anche maggiore, come sono pure aumentati i prezzi di molti generi di prima necessità. Piuttosto che entrare dunque nel coro di coloro che chiedono una riduzione generalizzata del prezzo della benzina a vantaggio dei più abbienti, ci siamo chiesti quale potesse essere la misura alternativa più efficace, intelligente e mirata per aiutare chi deve affrontare la vita quotidiana con un reddito basso. Ciò è tanto più importante in quanto in Ticino il reddito mensile medio è di ben 1’158.- franchi inferiore alla media nazionale e le persone a salario basso rappresentano il 25% della forza lavoro, contro la media nazionale del 10%. È nata così l’dea di intervenire in modo mirato sul prezzo dei trasporti pubblici. Per risparmiare, molti cittadini, in particolare i pendolari, potrebbero infatti usufruire di questi mezzi di trasporto. Un altro paese, la Germania, lo sta già facendo e ha appena introdotto un abbonamento generale per tutti i mezzi di trasporto regionali per la modica somma di 9 euro mensili, di che incitare l’automobilista a lasciare la sua auto in garage.
Abbassare il costo del trasporto pubblico serve anche al clima
Abbassare in modo massiccio il prezzo dei trasporti pubblici avrebbe il vantaggio di fornire un’alternativa valida a chi soffre maggiormente dell’aumento del prezzo dei carburanti. Chi per contro può permetterselo non lascerà certamente il suo SUV nel garage e continuerà dunque a pagare le accise sul carburante. Tale misura avrebbe inoltre il vantaggio di incidere direttamente sulle importazioni di idrocarburi, di non favorire il protrarsi della guerra in Ucraina e sarebbe anche un contributo alla lotta contro il surriscaldamento del clima. Ecco perché merita attenzione l’iniziativa rivolta al Consiglio di Stato di introdurre a partire da subito e fino alla fine del conflitto abbonamenti Arcobaleno a prezzi mensili agevolati: 10.- franchi per quelli per 1-2 zone, 20.- franchi per 3-4 zone e 30.- per 5 e più zone.
Per affrontare le crisi che colpiscono la nostra società oramai a ripetizione, non servono cerotti, bensì misure efficaci sul lungo termine, quali incrementare il trasporto pubblico, l’elettromobilità e la produzione domestica di energia rinnovabile.