Come può cambiare la politica ambientale
È dal basso che deve esprimersi la decisa volontà di un mutamento di paradigma. E diversi concreti risultati ci dovrebbero incoraggiare - Di Ivo Durisch
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È dal basso che deve esprimersi la decisa volontà di un mutamento di paradigma. E diversi concreti risultati ci dovrebbero incoraggiare - Di Ivo Durisch
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Si cavalca ancora l’idea di progresso come un bene in sé stesso senza considerare il fatto che questa locomotiva si sta schiantando contro un muro. E i governi, ammesso che lo vogliano, non fanno nulla, o quasi nulla, per cambiare questa situazione. Lobby del petrolio e sponsor della crescita continuano a comportarsi come se nulla fosse, influenzando con successo le discussioni parlamentari.
Le possibili carenze di gas e di energia elettrica invece di accelerare la svolta energetica verso energie rinnovabili hanno addirittura ridato lustro alle energie fossili, carbone compreso, e al nucleare nonostante la chiara opposizione espressa alla stessa in votazione popolare.
Anche il movimento di sciopero per il clima ha perso il suo slancio, e la COP27 ha prodotto risultati ben al di sotto delle aspettative e delle necessità, mentre le giovani attiviste che gettano zuppa contro i girasoli di Van Gogh, peraltro illesi perché ben protetti da una lastra di vetro, vengono condannate sia dalle autorità che dall’opinione pubblica.
Per cambiare l’atteggiamento della politica penso sia necessario un movimento dal basso, un’indicazione chiara verso chi siede nelle stanze dei bottoni. L’esperienza di quello che abbiamo vissuto negli scorsi anni come Cittadini per il territorio è esemplificativa di quello che si potrebbe fare.
Era il 2009 quando abbiamo iniziato a pensare ad un’associazione di cittadini e cittadine con lo scopo di tutelare il territorio dell’alto Mendrisiotto, cercando di contrastare uno sviluppo territoriale disordinato che aveva cancellato ampie aree agricole della pianura di San Martino e della Campagnadorna. Era il periodo dei parcheggi abusivi e delle interminabili code in entrata alla zona Fox Town.
Abbiamo iniziato opponendoci all’apparentemente ineluttabile, anche se devastante, costruzione di un bacino di laminazione in una zona protetta del Laveggio. L’aver portato il progetto all’attenzione pubblica informandola ha scongiurato la distruzione delle paludi protette.
Il lavoro è continuato combattendo l’idea di trasformare l’ex zona di depositi petroliferi di Valera in una nuova zona industriale nel bel mezzo di una campagna agricola. L’autorità politica allora era completamente schierata dalla parte del cemento.
Coinvolgendo le associazioni ambientaliste, lavorando fianco a fianco con gli agricoltori, avvicinando le cittadine e i cittadini al fiume, portando un’alternativa alla nuova zona industriale, ossia l’idea di un Parco del Laveggio, le autorità cantonali e comunali hanno cambiato opinione sostenendo attivamente il progetto.
Oggi ad essere a rischio sono i boschi bruciati dall’arsura, i pesci costretti in fiumi diventati rigagnoli, i raccolti compromessi dalla siccità, i nostri ghiacciai e la stabilità delle nostre montagne, nonché l’approvvigionamento idrico garantito per tutti.
Prendendosi a cuore la bellezza della natura e del paesaggio, la qualità di vita di persone, animali e vegetali dei luoghi in cui viviamo si possono cambiare le cose. Unendosi per difenderle si può imboccare la strada giusta. Ma c’è bisogno di tutti, cittadine e cittadini, giovani per il clima, pescatori, agricoltori, ambientalisti, imprenditori responsabili, istituzioni consapevoli e pronte ad assumersi la responsabilità dei cambiamenti necessari.
Perché non c’è vera libertà senza giustizia climatica e sociale.
Ivo Durisch è candidato al Gran Consiglio per il Partito Socialista
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